8 – IL VIAGGIO DI MARIA

15 Nov di editor

8 – IL VIAGGIO DI MARIA

“E se fosse tutto un gigantesco imbroglio?”

Le parole di suo fratello Josè le esplosero dentro.

Le lacrime iniziarono a scendere da sole.

La ragazza che la stava truccando si fermò infastidita.

“Non piangere cazzo, che ti cola tutto.”

Josè aveva pronunciato quelle parole fissandola dritto negli occhi e lei aveva pensato che la sua fosse solo invidia. Era un mese ormai che l’attenzione del suo piccolo villaggio era puntata su di lei. Aveva scritto un componimento sulle sorelle Mirabal talmente bello che la sua maestra lo aveva inviato ad un pezzo grosso a Santo Domingo. Lui ne era rimasto così colpito da invitarla nella capitale per consegnarle un premio.

Il giorno in cui era tornata al villaggio Tio Carlos le aveva presentato un giovane spagnolo venuto ad offrirle una borsa di studio in una delle più prestigiose scuole di Madrid.

I genitori di Maria si erano irrigiditi di fronte a quella proposta. Perché attraversare l’oceano per portare qualcuno a studiare in Europa? Non c’erano bambini in Spagna?

Il giovane spagnolo aveva replicato ai dubbi della famiglia affermando che gli europei erano pigri e non facevano più figli e che i bambini che c’erano erano stupidi e annoiati e preferivano giocare con la playstation piuttosto che studiare. Per questo l’istituto per cui lavorava lo aveva incaricato di cercare giovani talenti in giro per il mondo. A dare la spallata finale ad ogni resistenza contribuì la promessa che una parte della borsa di studio sarebbe stata mandata direttamente ai genitori.

Così Maria partì, tra mille festeggiamenti.

L’atteggiamento del giovane spagnolo cambiò di colpo appena saliti in aereo. Il suo sorriso era scomparso e rispondeva a monosillabi alle domande della ragazzina.

Maria era talmente entusiasta che non si accorse di nulla.

Fu solo quando, fuori dall’aeroporto, l’uomo la consegnò ad un’anziana donna in cambio di una mazzetta di euro che Maria iniziò ad avere paura.

La ragazza si allontanò per ammirare il suo lavoro. “Perfetto” sentenziò.

L’anziana che l’aveva prelevata all’aeroporto entrò nella stanza.

“Ma cos’hai combinato? Sembra una trentenne. È una ragazzina e mi serve così. Levagli quella merda dalla faccia. Sta per arrivare il giudice.”

La ragazza mise il broncio e fece cenno a Maria di lavarsi il viso.

“Ti prego,” sussurrò lei prendendole le mani “lasciami andare.”

Un ghigno comparve sul viso della ragazza. “Andare? Andare dove? Non hai ancora capito? Ti hanno mentito, ti hanno imbrogliata.”

Fece una pausa per aumentare l’effetto. “Ti hanno venduta.”

“Ma perché? Chi mi ha venduta? Cosa volete da me?”

La ragazza le accarezzò i capelli. “Vedrai” disse.

La vecchia entrò di nuovo nella stanza. “Ancora così siete? Muoviti il giudice è qui.”

“Stiamo facendo una cazzata” sussurrò la ragazza, avvicinandosi alla donna. “Questa ha una famiglia e se qualcuno venisse a cercarla?”

“E da dove?” rise la vecchia. “Da un villaggio disperso nella foresta amazzonica?”

La ragazza sbuffò. “Non capisco perché il giudice non può accontentarsi di quelle che gli procuriamo di solito. Corriamo meno rischi.”

“Quelle dell’Africa non gli piacciono, lo sai. Si lamenta che sono brutte e magre e che puzzano anche appena uscite dalla doccia. Adesso basta, portala di là.”

Maria si era lavata il viso, cercando di ascoltare la conversazione tra le due donne. Aveva sentito parlare di un giudice. Se gli avesse raccontato tutto forse lui l’avrebbe aiutata a tornare a casa.

La ragazza la prese per un braccio e la trascinò nell’altra stanza.

Un uomo grasso, con un sorriso viscido, era seduto su una poltrona.

Scambiò uno sguardo d’intesa con la vecchia e lanciò sul tavolo una mazzetta di soldi.

“Vai” ordinò la ragazza, spingendola verso l’uomo.

Maria salì le scale con lui. Non riusciva a smettere di tremare. Non era più sicura che quell’individuo potesse aiutarla.

“Non sono convinta” ripeté la ragazza. “E se la rompe come l’ultima?”

La vecchia alzò le spalle. “Il nostro amico ce ne procurerà un’altra.”




Un commento “8 – IL VIAGGIO DI MARIA

  1. Il pathos della narrazione fa leva sulle emozioni e l’alone di mistero preme sulla curiosità del lettore. Interessante la ‘curva’ della storia: come il testo, all’inizio con la semplicità di un racconto ordinario (la borsa di studio, la ragazzina che parte..), ceda poi il passo a un finale velato da un colpo di scena inatteso che spalanca al dubbio.

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