23 – L’ANELLO
Ci fu un lungo silenzio rotto solo da un ticchettio nervoso e tremolante alla destra della scrivania dove il dott. Floris ogni mattina era solito leggere il suo quotidiano sorseggiando con avidità la sua tazza di caffè americano. Erano le sue dita che continuavano imperterrite il movimento verticale. Guardandosi l’anulare sinistro pensò – Non riesco a dormire, a mangiare, a lavorare. Quell’anello, quell’adorato maledetto anello lo devo ritrovare. Tutte le fortune della mia famiglia hanno dipeso per centinaia di anni da lui e ora non so che fine potremo mai fare senza -.
Aveva ripercorso in lungo e in largo i sentieri dove quella mattina aveva camminato con Elena, un’amica che da qualche giorno era solita andarlo a trovare più per parlare che per farsi visitare. Erano usciti un sabato lungo il fiume che costeggia la grande pianura dalla quale, spesso e volentieri, si potevano scorgere i cavalli della Contessa De Simone.
La Contessa se ne stava quasi sempre chiusa in casa ma quando passava il dott. Floris, si affacciava, lo salutava e rientrava come un’esecuzione mattutina affrontata nel migliore dei modi.
Due giorni prima la Contessa per la prima volta, lo aveva invitato nella sua immensa tenuta dove aveva sorseggiato un caffè. Dopo aver disinfettato le mani a causa dell’epidemia di Covid, il dottor Floris le si era avvicinato per la prima volta. La sua casa era perfettamente bianca senza alcuna traccia di colore. Il dottor Floris usava conoscere le donne attraverso le loro case e quella della Contessa rappresentava paura, angoscia e insicurezza. Era strano poi come una dimora storica fosse completamente priva di ricordi o di suppellettili atti a far riemergere ricordi di vita della famiglia. Dove conservava la sua storia? In quale altra parte della dimora era nascosto il suo passato?
Ora, però, non aveva tempo di pensare a lei, doveva ritrovare l’anello. Elena, che ormai era lì tutti i giorni, cercò di mettere a soqquadro il suo studio, ripercorsero il tragitto lungo il fiume fino ad arrivare alla casa della Contessa ma niente.
Era disperato e ormai le sorti della famiglia erano segnate. L’ultima mattina prima di ripartire per Roma, aveva ripercorso con la mente tutti i momenti di quel pomeriggio a casa della Contessa. Lo aveva fatto entrare nell’area bianca, accomodare nella sua sala da the’, fatto andare in bagno e usato il disinfettante. Le si era avvicinata per dargli l’asciugamano da bagno e in quel mentre, la mano bagnata con l’anello aveva incontrato la sua che l’aveva stretta tanto quanto basta per asciugarla bene. Sempre nello stesso istante aveva squillato il telefono. Era Elena che lo aveva avvertito che dei clienti lo stavano aspettando a studio.
– L’anello! – pensò. – La Contessa, ora ricordo quella stretta, quel momento in cui l’asciugamano ha coperto la mia mano, poi ha squillato il telefono e sono corso via – .
Il dottor Floris, nel primo pomeriggio, si diresse verso la dimora dove vide in lontananza Elena e la Contessa che stavano parlando. – Non sapevo si conoscessero – pensò. Con il binocolo vide che la stanza dove parlavano era ricca di quadri e di mobili, probabilmente la sua storia nascosta. Elena uscì dopo quindici minuti.
Si nascose dietro a un cespuglio mentre seguiva Elena che indossava una piccola borsa. Una volta giunta in città fece finta di incontrarla per caso e la invitò al suo studio, la fece sedere e le disse: – Elena, guarda dentro la tua borsa, sono disperato, magari è caduto lì e non ce ne siamo nemmeno resi conto -.
Elena gli disse che era una cosa assurda ma lui insistette. Iniziarono a litigare e nella confusione lui prese la piccola borsa, la rovesciò e uscì il suo anello.
– Che significa Elena? Stavo per morire dalla disperazione perché l’hai fatto? – chiese il dott. Floris ancora incredulo.
– Io non c’entro, me l’ha commissionato la Contessa De Simone, dice che alla sua collezione di anelli da uomo manca l’anello di un dottore, di un plebeo. In cambio mi avrebbe trovato un buon lavoro e sai quanto ne ho bisogno – rispose Elena piangendo.
– Potevi dirmelo, ti avrei aiutata io – disse il dottore sedendosi nel divano.
– Non avresti capito, poi non potevo sapere che un anello così avrebbe rappresentato molto per te.
– Va bene, non ti preoccupare, parlerò io con la Contessa e ti troverò un lavoro, d’altronde tutti i migliori sono matti e lei credo sia matta davvero – rispose il dottor Floris uscendo dallo studio.
Valutazioni Giuria
23 – L’ANELLO – Valutazione: 19 Giud.1: La mancanza dell’anello che suscita nel dott. Floris una perdita significativa, la descrizione particolareggiata della casa della contessa che danno al racconto la sensazione di un salto nel passato e la contemporaneità di un momento attuale rendono la storia affascinante. Il finale è meno appassionante. Giud.2: bello l’incipit. consiglio l’utilizzo di virgolette no barre per i pensieri del protagonista. molto attuale il rimando alle attenzioni causa covid. finale da rivedere. Giud.3: Assenza di virgole, termiti ripetuti a distanza di poche righe, “hanno dipeso” . Quanto alla sostanza… non ce n’è. Giud.4: Un contenuto davvero leggero leggero… consiglierei un po’ più di coraggio sia nell’esposizione, sia nella trama |