6 – INCUBI
Finì per addormentarsi, sperando di cadere in un sonno profondo e senza incubi, ma non funzionò. Le urla perforavano il suo cervello. Si svegliò. Gli sembrò che il cuore stesse per uscirgli dal petto. Si mise seduto. Sul comodino c’erano ancora un paio di sonniferi. Li prese in mano e li osservò per alcuni secondi. Sospirò. Ne aveva inghiottite quasi tre scatole in una settimana. Prendeva il doppio della dose prescritta, ma non serviva a nulla. Le grida lo facevano impazzire. Doveva trovare un’altra soluzione. Soppesò le pillole che aveva in mano. Era troppo stanco per pensare. Le inghiottì e si addormentò di nuovo.
Si svegliò all’improvviso, era bagnato fradicio. Aprì gli occhi ansimando. Vide sua sorella in piedi accanto al letto, stringeva un bicchiere vuoto. Gli aveva buttato l’acqua in faccia.
“Sei impazzita?” gridò, alzandosi e levandosi la giacca del pigiama.
“Non ti svegliavi” piagnucolò lei. “Il blister dei sonniferi è vuoto. Li hai presi tutti? Ti dimenavi e parlavi e piangevi nel sonno. Chiedevi scusa a qualcuno. Dimmi la verità cosa volevi fare? Volevi ucciderti?”
Lui si sedette sul letto e si asciugò il viso con il lembo del lenzuolo. “Ma che dici? Volevo solo dormire.”
“Dormire? Ma se non fai altro da sei giorni, quanto vuoi dormire ancora? Siamo tutti preoccupati.”
“Davvero? Tutti chi?” chiese spostandosi in cucina. “Vuoi una tisana alla camomilla?”
“Tutti, io, mamma, papà.”
“Papà? Il generale, dici sul serio? O è solo seccato perché ho mollato l’esercito. Vuoi sta tisana o no?”
“Beh sarebbe meglio un caffè, ma se non hai altro vada per la tisana.”
Lei lo osservò in silenzio mentre lui tentava di prendere il barattolo dello zucchero. Gli tremavano le mani. Le spalle e la schiena rigide rivelavano il suo stato d’ansia.
“Senti, io capisco cosa hai passato” sussurrò.
“Capisci? Tu non capisci un cazzo” gridò lui sbattendo le tazze sul tavolo. “Nessuno di voi capisce. Avete visto un paio di film americani sulla guerra in Iraq e di colpo siete diventati tutti esperti.”
“Così mi offendi.”
“Hai deciso tu di venire qui. Io non ti ho chiesto niente.”
“Ok calmati però. Sono qui per aiutarti.”
“Non lo voglio il tuo aiuto” rispose, versando la tisana. “Voglio solo che mi lasciate dormire. Sono stanco.” Buttò giù la camomilla bollente tutta d’un fiato.
“Hai solo eseguito gli ordini.”
Lui annuì. Un sorriso teso gli tagliò il volto.
Lei tentò di prendergli la mano, ma lui la nascose sotto il tavolo. “Non è stata colpa tua.”
“Non fa differenza. Voglio solo dimenticare. Quando sono sveglio non riesco a pensare ad altro. Rivedo i loro volti spaventati e io che sparo. Sparo a tutti, uomini, donne, bambini. Il terrore nei loro occhi non mi abbandona mai. Mi sembra d’impazzire. Devo solo riuscire a dormire senza sogni, senza incubi e senza urla nella testa.”
“Voglio aiutarti. Dimmi cosa posso fare.”
“Vuoi aiutarmi? Vai a prendermi un paio di scatole di sonniferi e una bottiglia di rhum.”
“Devi parlare con un medico.”
“Con uno psichiatra intendi? Così Il generale potrà dire che suo figlio è pazzo. Per lui meglio pazzo che codardo.”
“Nessuno pensa che tu sia codardo.”
Lui sbadigliò. “Ora vattene, sono stanco di parlare con te. Voglio dormire.”
Lei sospirò. “Posso restare con te finché dormi?”
“Perché? Non voglio uccidermi se è quello che pensi.”
“Vorrei solo essere qui al tuo risveglio.”
Lui alzò le spalle. “Fai come credi.”
La prima cosa che vide appena chiuse gli occhi fu il volto insanguinato di un bambino. Lo conosceva bene. Lo vedeva più spesso degli altri, perfino ad occhi aperti. Lo aveva visto anche pochi minuti prima, mentre parlava con sua sorella. Tentò di toccarlo, ma il piccolo indietreggiò di un passo. Lui scoppiò a piangere. Nel sonno sentì una carezza che gli asciugava le lacrime. Cercò di svegliarsi, ma la mano del bambino prese la sua. Sentì le labbra di sua sorella appoggiarsi sulla sua fronte. Svegliati, svegliati, svegliati. Aprì gli occhi all’improvviso. Quanto tempo era passato? Fuori era già buio. Sua sorella era ancora lì, ai piedi del letto. Si mise seduto. Gli bruciavano gli occhi e gli sembrava che una lama gli stesse penetrando nella testa.
“Ok” sussurrò. “Forse ho bisogno di aiuto.”
Valutazioni Giuria
6 – INCUBI – Valutazione: 25 Giud.1: Narrazione nella quale prevalgono dialoghi brevi che caratterizzano tutto il racconto. La visione ossessiva del volto insanguinato di un bambino e l’incapacità di sottrarlo ad un destino avverso sono ben descritte e esprimono a pieno lo stato d’animo del protagonista. Giud.2: racconto scorrevole e lineare. Buon vocabolario e sintassi. Stati d’animo descritti in modo molto realistico. Giud.3: Tocca il tema tragico dello shock post traumatico e ne rende bene la drammaticità. Pur essendo la punteggiatura carente, i dialoghi suonano realistici e incisivi Giud.4: “funzionò, svegliò, sembrò, osservò, Sospirò” nelle prime 3 righe, è un po’ pesante. 3 scatole di sonniferi in una settimana… poco realistico. La narrazione è scorrevole e senza errori, ma allo stesso tempo il tema che si è deciso di affrontare, è trattato in modo sbrigativo e risulta banalizzato anche il passaggio dal rigido rifiuto, all’accettazione di aiuto. |