25 – Una nuova attesa
Iniziavano i primi freddi e il vento da est si faceva sentire fra le ciglia, mentre lei tentava di rimanere con lo sguardo fisso sull’orizzonte.
Il mare era agitato, forse per combattere o forse per lamentarsi dell’arrivo dell’inverno.
Nelle ultime settimane le spiagge si erano svuotate e tornando tutte le mattine aveva trovato sempre più solitudine ad attenderla.
Lui sarebbe arrivato, e su quella spiaggia finalmente il loro abbraccio avrebbe trovato la forma dei loro corpi e avrebbero camminato insieme.
Non aveva idea di come fosse, ma sapeva che lui l’avrebbe riconosciuta dagli occhi; gli occhi che guardavano l’inverno farsi strada fra le onde e che al mare facevano invidia. Non si era mai visto un azzurro così prima che il suo sguardo accarezzasse la spiaggia.
Un altro giorno era passato, il buio si era presentato e lei decise di ritirarsi. Tornando a casa sentiva sulla pelle l’aria più pungente e il rumore delle onde che aveva iniziato a far coppia con quello del vento, sempre più freddo, sempre più intenso. Era come se soffiasse da un luogo che si avvicinava ogni giorno di più.
La mattina uscì di casa, vestita di un inverno coloratissimo e tornò sulla spiaggia. La sabbia levigata dal vento stava perdendo le tracce di tutte le persone che l’avevano riempita. Lei era con loro d’estate, fra falò, canzoni e racconti di speranze. Giorni caldi pieni di risate e notti abbracciati intorno al fuoco acceso a illuminare progetti e ambizioni.
Poi le onde da invitanti compagne di giochi si erano fatte agitate e scostanti, le giornate si erano accorciate e lei aveva visto diradarsi la compagnia. Fu in quel periodo che aveva iniziato ad aspettarlo.
Non si erano mai incontrati, ma sapeva che lui c’era. Lo sapeva dai racconti di sua nonna e dalle chiacchierate con sua mamma. Così aveva iniziato a tornare da sola su quella spiaggia, usando i suoi occhi come faro, per farlo arrivare da lei, fissi su quel mare che in primavera le aveva insegnato a nuotare e d’estate l’aveva fatta giocare.
Il freddo divenne gelo, il vento si mosse a tempesta e il mare e le sue onde iniziarono a incombere sulla spiaggia, che nel frattempo, deserta, era diventata liscia e levigata. Lei seduta nei suoi abiti sgargianti, riusciva a vedere solo il mare e a sentire solo il vento.
All’improvviso qualcosa all’orizzonte. Una macchia nera che danzava in modo elegante, quasi innaturale in mezzo all’acqua.
Pensò a un ballerino o a un acrobata. Si avvicinò e a lei sembrò vestito in smoking, su una barca a remi. Che incontro meraviglioso sarebbe stato, proprio come nei suoi sogni di bambina! Ondeggiando la figura cambiò forma, mentre si faceva più grande. Ora sembrava avvolto in una muta da sub, come un grande avventuriero, che aveva nuotato dalle acque artiche fino a lei!
Si alzo e gli andò incontro ma come le sue caviglie entrarono in acqua questa si fece improvvisamente calma e il vento tacque. Il mare le restituì nient’altro che un tronco scuro, forse bruciato, che col suo galleggiare l’aveva ingannata.
Di nuovo guardò l’orizzonte. Il cielo era limpido, l’acqua uno specchio. Non si sentiva altro che silenzio.
E non era arrivato nessuno.
Con un buco nel petto voleva scappare, urlare e piangere incolpando il mare di averla ingannata. Ma come si voltò si accorse di lui. C’erano le sue orme sulla spiaggia, ma lui non c’era già più.
Mentre i suoi occhi erano fissi sul mare e le sue orecchie piene del rumore della tempesta, lui le era passato di fianco, ma non le aveva visto gli occhi, non l’aveva riconosciuta e aveva continuato nella sua ricerca.
Fu così che la giovinezza, distratta dal ricordo di sé stessa, mancò il primo incontro con il futuro.
Quando tornò la primavera la spiaggia si riempì di nuove persone e di nuove risate, racconti, ambizioni e impronte a coprire quelle che erano state.
Lei guardò la spiaggia, il mare e la direzione verso cui le orme di lui erano andate. In piedi nel tepore di una spiaggia di nuovo viva, doveva ora decidere se rimanere ad aspettare, rituffarsi nel mare, o iniziare a camminare e diventare lei stessa quello che qualcun altro sulla spiaggia stava aspettando.
Valutazioni Giuria
25 – Una nuova attesa – Valutazione: 25 Gaia: Un racconto intenso, avvolgente e ben scritto, ma non chiarissimo. Matteo: Il racconto è ben scritto, ma l’atmosfera surreale, pur essendo molto suggestiva, rende tutto piuttosto inconsistente. Il lettore rischia di essere sommerso dall’atmosfera e di smarrire il significato del racconto. Paola: Un racconto singolare, tutto fondato sull’attesa di una promessa che, arrivando alla fine, è più promessa di un futuro e di un amore che arriverà che non di una persona reale. L’atmosfera è quasi surreale, forse in maniera eccessiva. La prosa è efficace e il racconto ben scritto. Pietro: Il racconto funziona, l’atmosfera rarefatta dell’allegoria non impedisce al lettore di immedesimarsi. Alcune osservazioni di economia narrativa: non c’è bisogno di due scene molto simili, anzi il racconto procederebbe in maniera più lineare abolendo il paragrafo che inizia con: «Un altro giorno era passato…»; non serve nemmeno che il tempo del racconto si spinga fino all’estate successiva, perché il solo affacciarsi di questo pensiero alla mente della protagonista basterebbe a restituire il suo stato d’animo. Il «ricordo di se stessa» simboleggiato dal tronco potrebbe essere approfondito, data la sua importanza per la trama. |