7 – Spiccare il volo
Iniziavano i primi freddi, le temperature erano sempre più rigide, ma nonostante questo il cielo era limpido, azzurro. Puro.
Sveva non aveva mai amato le stagioni fredde in quanto le incutevano una sensazione di “bisogno” ingiustificato di casa…così come se avesse la necessità di individuare un luogo in cui sentirsi protetta, coccolata.
Oggi però le mura la opprimono creandole un senso di ansia, di soffocamento.
Ha bisogno di uscire. Di stare all’aria aperta, a stretto contatto con la natura, con la fisicità della terra.
Prende in mano il montgomery grigio e si butta addosso la sua sciarpona rossa.
Non si pone troppe domande. Ha bisogno di aria.
Esce.
Si dirige verso il parco, quel luogo ameno in cui soleva ritrovare l’interazione con la “materia”, con la concretezza.
Si siede sul prato. Sente freddo al contatto del terreno. Non le importa e si lascia andare. Si sdraia.
Persa nei suoi pensieri la sua attenzione viene incanalata su una solitaria farfalla che vola.
È libera. Sbatte con energia le sue ali che volteggiano freneticamente muovendo l’aria. Armonia e fatica sembrano condensarsi in quel piccolo meraviglioso insetto che lotta insaziabile contro il freddo, verso la sua meta.
Sveva osserva la farfalla bianca. La invidia in un modo talmente vivido al punto che risulta quasi innaturale.
Per quale motivo, lei, avrebbe dovuto provare questo sentimento verso quell’insetto, così fragile e vulnerabile, al punto che si trovava obbligato a concentrare tutte le sue energie per riuscire a compiere dei movimenti?
Lo scruta ancora con attenzione mentre questa strana sensazione accresce in lei.
È come se Sveva desiderasse essere quella piccola, innocua farfalla bianca perché vi riconosce quel coraggio a cui lei, come donna, timidamente ambisce. L’insetto si mostra nella sua fragilità, capace di agire concretamente, propenso a combattere per riuscire a superare i propri limiti.
Lei si osserva. Attentamente.
In quel preciso istante si guarda dentro e coglie la sua completa mancanza di coraggio nel prendere in mano la sua vita per seguire il suo grande amore, Jake.
L’uomo che ha amato dal primo minuto in cui l’ha visto, e con cui è stata coinvolta in un amore folle, passionale e travolgente. Lui deve traferirsi dall’altra parte del mondo, a New York, per poter concretizzare la sua carriera di fotografo.
Vuole accompagnarlo a Manhattan.
Vorrebbe, ma non sa prendere una decisione. Una scelta inattesa, dall’oggi al domani, che stravolgerebbe completamente la sua vita.
Sveva ama la c.d. city e la sua vita caotica, ma partire, proprio in questo momento significherebbe sconvolgere la sua quotidianità, la sua routine. Prendere quel volo l’avrebbe portata a lasciare Chanel, la sorella verso cui provava un sentimento materno da quando aveva dovuto fare le veci della loro madre, scomparsa precocemente.
Una vera sfida per lei, sapeva che Chanel non sarebbe partita per NY.
Respira, il suo sguardo segue la farfalla.
Riflette. È confusa.
Ascolta e assapora l’aria fredda alla ricerca della risposta che ha nel cuore e nel ventre. Sveva sta per diventare madre. Da pochi giorni ha saputo che un piccolo fagiolino, frutto dell’amore con Jake, sta crescendo nel suo utero. Un segreto che pensa di sapere solo lei.
Chiude gli occhi.
L’aria si muove. È Chanel.
Si sdraia accanto a lei, la abbraccia, come una figlia, come un’amica, come una confidente.
Il leggero vento alzatosi muove i loro biondi capelli in una danza dove i fili d’erba dettano il ritmo.
Chanel la guarda e afferma, “Diventerò zia”.
Sveva apre gli occhi. È sconvolta.
“Ho trovato le analisi. Sono felice. Non vedo l’ora di venire e trovarvi a New York.” continua Chanel. “Queste sono le carte per iscrivere il bimbo al nido, so che sembra presto, ma a NY la lista d’attesa è chilometrica”.
Sveva vorrebbe dirle che non è incinta. Non riesce. Non riesce a parlare.
Chanel è un fiume di gioia e di parole. I suoi occhi parlano.
Sveva la guarda e inizia a piangere. È felice.
Si guardano, si capiscono. Come non lo avevano mai fatto.
Dicono in coro “Andiamo a preparare la valigia”.
Arriva Jake.
Sveva lo guarda, con un filo di voce sussurra: “Il nostro fagiolino non vede l’ora di volare a New York.”
Valutazioni Giuria
7 – Spiccare il volo – Valutazione: 20 Gaia: Un racconto troppo confuso: tanti elementi accostati, ma non ugualmente utili alla narrazione. L’esordio (un po’ pesante) sull’apparente disagio esistenziale della protagonista, il lunghissimo (troppo!) excursus sulla natura della farfalla e poi,con un improvviso mutamento di registro, la vicenda “spiccia”: l’amore per il compagno, la difficoltà nel decidersi alla partenza per gli USA; e poi la sorella, la gravidanza….. , l’intesa con la sorella, l’arrivo del compagno: troppo! La narrazione non particolarmente scorrevole si sposa ad un linguaggio non sempre corretto. Matteo: Il cuore del racconto è sfuggente, a tratti inconsistente. Il pensiero fisso della protagonista dovrebbe essere il bambino che porta in grembo. Sembra invece che Jake venga prima di tutto. Quali sono veramente le sue priorità? Dovrebbe trovarsi in un momento di grande agitazione, a causa dell’indecisione sulla direzione da dare alla sua vita: di certo questo non riesce a essere trasmesso dall’immagine (troppo leggera) della farfalla. Come fanno Chanel e Jake a sapere dove trovarla? La loro comparsa è improvvisa e poco credibile. Paola: L’idea del racconto è bella ma ci sono alcuni elementi che ne inficiano la potenzialità: da aspetti più marginali (per tener viva l’immagine della farfalla era necessario ambientare la storia in primavera, il fatto che la sorella scopra il test e non, invece, intuisca la situazione perché conosce bene la sorella, l’iscrizione prematura al nido come nulla osta a partre) a elementi più strutturali (il fatto di attendere un bambino condiziona la scelta in maniera significativa, il ruolo marginale del fidanzato che appare solo alla fine). Attenzione all’uso della consecutio. Pietro: La storia è semplice ma ben concepita, il racconto ha problemi di varia natura. Il rilascio delle informazioni non è ottimale, e impedisce al lettore di seguire la vicenda con il giusto coinvolgimento: per la prima metà del testo Sveva non sembra essere alle prese con una decisione difficile, ma con un generico attacco di panico. Alcuni eventi poco plausibili, poi, spesso segnalano altrettante occasioni narrative mancate. Jake appare senza motivo quando, invece, sarebbe stato perfetto immaginare un appuntamento fissato da Sveva per comunicargli la propria decisione. Chanel prepara i moduli di iscrizione all’asilo di un bambino appena concepito quando piuttosto, essendo questa la scena madre, ci si aspetterebbe che si dilungasse sulle ragioni della sua decisione inaspettata. Anche la farfalla al presentarsi dei primi freddi, pur non essendo io un esperto, non mi convince. Infine, attenzione ai tempi verbali. Un’osservazione di ordine generale. La voce narrante è molto diretta, a volte quasi brutale e ai limiti del «dire» (opposto al «raccontare»); può a buon diritto essere uno stile, ma sarebbe meglio, dato che è molto evidente, che fosse altrettanto evidente il motivo per cui lo si adotta. |