28 – L’ AMICO

16 Dic di editor

28 – L’ AMICO

“Ma dove scappi così di corsa, Giorgio? Aspettami, vengo con te”

Queste furono le ultime parole che gli rivolsi.

Giorgio. Un amico, un rispettabile cittadino, una persona incredibilmente generosa col prossimo.

Eppure, negli ultimi tempi, era molto strano. La persona solare e attiva che ero abituato a vedere, aveva lasciato spazio ad un uomo silenzioso e solitario.

Non ero certo il solo ad aver notato cambiamento, infatti l’ intera cittadina si interrogava su quale potesse essere la causa di quel declino.

Conoscevo Giorgio dal liceo e, nonostante ci fossero stati momenti duri, non si era mai perso d’animo, ne abbattuto. Aveva sempre avuto la forza di reagire ad ogni avversità a testa alta.

Così, dopo alcune settimane, trovai il coraggio di domandargli quale male lo affliggesse, senza tuttavia ottenere alcuna risposta, se non un “Non è nulla”

I mesi passavano, ma Giorgio ancora non mutava, anzi era sempre più abbattuto.

Tentai di chiedere a sua moglie, ma anche lei sembrava non avere alcuna idea di cosa fosse successo e, come tutti, era totalmente inerme davanti al quella drammatica trasformazione.

Ormai ci avevo perso il sonno, continuavo a pensare ad ogni possibile causa, ma scartai un’ ipotesi dopo l’ altra.

Il lavoro di Giorgio precedeva bene, la moglie pure stava bene, il figlio, il piccolo Luca, era il solito bimbo sorridente e giocherellone di sempre. Ma allora cosa? Forse qualche parente con problemi di salute? No, ne avrebbe parlato. Cosa era successo a Giorgio?

Era trascorso quasi un anno e Giorgio era ridotto all’ ombra di se stesso.

La situazione del mio amico era talmente disperata che ultimamente non usciva più di casa, nemmeno per recarsi al suo negozio.

Non accettava più inviti ad uscire ed evitava ogni contatto co chiunque. Persino la moglie aveva perso la speranza con Giorgio, visti i suoi continui rifiuti di parlare e di accettare l’ aiuto di familiari e amici.

Malgrado tutto, non volevo arrendermi ancora.

Fu un ultimo disperato tentativo: un invito a prendere un caffè al suo bar preferito.

Nessuna risposta.

Stavo gettando la spugna, quando dopo due giorni, Giorgio rispose. Accettava il mio invito.

Sorpreso ed euforico per quello spiraglio di luce, gli diedi subito appuntamento al bar.

Arrivato al locale, lo vidi seduto al tavolino esterno. Da lontano non si notava, ma avvicinandomi notai quanto fosse pallido ed emaciato.

Non feci in tempo a dire nulla che Giorgio iniziò a farfugliare qualcosa di incomprensibile, per poi scoppiare a piangere.

Non sapevo che fare, quel suo comportamento prese in contropiede il mio entusiasmo iniziale, lasciandomi interdetto e spiazzato.

Di colpo si alzò e mi disse “Scusami, Antonio. Devo andare”

Non feci in tempo a realizzare, che già stava correndo di gran fretta.

“Ma dove scappi così di corsa, Giorgio? Aspettami, vengo con te” urlai, tentando di inseguirlo.

Ma fu tutto inutile.

Il giorno dopo tutti noi capimmo infine cosa fosse accaduto.

Io lo appresi dal quotidiano locale.

Giorgio era stato arrestato per l’ omicidio del nostro parroco, a sua volta colpevole di abusi su bambini del catechismo.

Non potevo crederci, ma, più leggevo, più riunivo i tasselli di quel mistero.

Alcune vittime del parroco si erano confidate col piccolo Luca che, non capendo bene la situazione, aveva riferito al padre quei racconti. Giorgio era ateo e perciò Luca non aveva mai frequentato la parrocchia, salvandosi da quell’ inferno.

Il parroco gestiva ogni tipo di volontariato e i fondi per la beneficenza era tutti nelle sue mani, pertanto Giorgio esitò nel denunciarlo, decidendo poi di restarne estraneo. Ma questo suo silenzio, lo logorò sempre più, soprattutto visto che gli abusi proseguirono costantemente.

Alla fine, distrutto dalla vergogna e dai sensi di colpa, Giorgio aveva deciso di agire ed uccise il parroco, nel tentativo di rimediare al suo errore e alla sua vigliaccheria.

Il sangue mi si gelò in corpo e un brivido mi pervase.

Ora avevo capito.

Il giorno precedente si era scusato con me perché mio figlio ha sempre frequentato il catechismo.


Valutazioni Giuria

28 – L’ AMICO – Valutazione: 16

Gaia:
Una storia poco credibile, con un impianto narrativo che non aiuta. Il peso della descrizione del progressivo malessere di Giorgio è eccessivo, occupando buona parte del testo. La conclusione/spiegazione, di contro, è sbrigativa e poco coerente, oltre a non essere stata preparata da alcun indizio che avrebbe potuto stimolare la curiosità e il coinvolgimento del lettore. C’è un forte squilibrio fra le due parti che sembrano quasi disgiunte; il testo risulta così poco fluente e privo di armonia. La forma, anche se non particolarmente ricca, è corretta.

Matteo:
Il racconto costituisce in effetti un lungo preambolo, non molto coinvolgente, alla storia vera e propria. Questa a sua volta non riesce a essere molto credibile, almeno per come è strutturata. A mio parere il punto di vista esterno (quello di un amico) non funziona: la narrazione dovrebbe avvenire dal punto di vista di Giorgio. In questo modo il lettore riuscirebbe a capirne i dubbi, le ansie e le motivazioni. Nella parte finale la consecutio temporum è errata.

Paola:
La storia presenta alcune incongruenze tra cui la principale è l’epilogo: come può il protagonista non essere intervenuto per fermare una simile tragedia solo per il timore di far naufragare i conti della parrocchia per poi arrivare ad uccidere il parroco stesso? Non sarebbe stato molto più facile ricorrere alla polizia? E poi, di una cosa così grave, almeno alla moglie avrebbe potuto parlarne… Sul piano stilistico va posta attenzione all’uso della punteggiatura.

Pietro:
La storia è tutta negli ultimi paragrafi, col risultato che il lettore è disorientato.
Per buona parte del testo non capiamo perché Antonio sia ossessionato da Giorgio a tal punto da perderci il sonno, né abbiamo il minimo indizio sul malessere di Giorgio. Allo stesso modo, le informazioni del finale le apprendiamo senza averle mai desiderate, dunque non come rivelazioni ma come semplici dati di fatto. Mai avremmo potuto immaginare tutto l’affaire del catechismo, che Antonio avesse un figlio, o che Giorgio si fosse scusato con lui.