7 – Un prestito incauto
“Ma dove scappi così di corsa Giorgio? Aspettami vengo con te” gli urlai mentre il suo ciuffo biondo scendeva precipitosamente le scale.
Ero appena uscito sul pianerottolo per bloccarlo e regolare un piccolo conto rimasto in sospeso.
Un mese fa gli avevo prestato 500 euro per pagare l’ultima rata del mutuo. Per un amico e per giunta vicino di casa mi sembrava il minimo. Lui avrebbe fatto lo stesso per me.
Da quando, però, una settimana fa avevo accennato alla restituzione del prestito, si era trasformato in un imprendibile fantasma. Entrava e usciva alle ore più impensate, mi evitava in tutti i modi. Non rispondeva più al telefono e al citofono.
Quella mattina lo aspettavo al varco e, appena ho sentito la chiave girare nella toppa, mi sono slanciato fuori sul pianerottolo ma lui stava già zompettando agilmente di gradino in gradino, incurante dei miei richiami. Non avevo nessuna intenzione di mollarlo. “Adesso basta con le prese in giro, doveva restituirmeli uno sull’altro, punto”- borbottavo con i pugni al petto, i denti stretti e il vento gelido del mattino che mi schiaffeggiava mentre lo rincorrevo. Provai a chiamarlo più volte. Non rispose e scomparve dietro l’angolo. Arrivai trafelato e con il fiato corto all’imboccatura di un vicolo cieco. Credevo di averlo in pugno, invece scavalcò un muretto a secco, attraversò un terreno incolto, in direzione del fiume che in quella zona attraversava la periferia Nord della città. Lo imitai in tutte le sue acrobazie, sconosciute per un animale da divano quale ero diventato. A un certo punto, alla distanza di ottocento metri lo vidi salire sul parapetto del ponte di pietra e lanciarsi nel vuoto. Un brivido gelido mi percosse la schiena, emisi un urlo strozzato che mi lacerò il petto. Non avrei mai immaginato un sì tragico epilogo. Ero estenuato, ma ebbi comunque la prontezza di chiamare il 118 e fornire tutte le indicazioni necessarie e successivamente il 112. “Signor Gilberto, subito saremo…” la chiamata venne interrotta dalla ben nota comunicazione di servizio della Tim che mi informava della necessità di una nuova ricarica. Senza la forza di maledire il giorno e l’ora corsi con tutta la forza dei miei trent’anni. Le rotule scricchiolavano paurosamente e le caviglie mi dolevano oltremisura. Giunto sul ponte mi sporsi prima da un parapetto e poi dall’ altro, ma di sotto l’acqua scorreva serena con un leggera increspatura. Il silenzio assordante era interrotto solo dal battito vorticoso del mio cuore e dall’urlo lugubre delle cornacchie. L’ambulanza e i Carabinieri arrivarono prontamente in contemporanea cinque minuti dopo. Due esponenti dell’arma si calarono con una fune lungo l’argine umido e viscido, fino a una striscia di greto sassoso.
Avrei rinunciato al debito pur di rivederlo vivo, promisi pregando in silenzio. Poi, sotto le poderose arcate del ponte si sentì un vociare allarmato, un certo trambusto. Temetti il peggio. “Grazie mio Dio!” sussurrai con gli occhi rivolti al cielo quando scorsi Giorgio zoppicante in mezzo ai due carabinieri, insieme ad un involucro di plastica nera. Aggrappati alla fune risalirono sul ponte. Il mio vicino dopo esser stato prontamente medicato, con mia enorme sorpresa, venne ammanettato e spinto dentro la camionetta. Attraverso il finestrino mi lanciò un’occhiata di disprezzo. Non capivo. Bel ringraziamento per chi gli aveva appena salvato la vita! Anch’io venni condotto in caserma, interrogato come persona informata e rilasciato.
Quella notte dormii malissimo, tormentato da strani incubi.
L’indomani sul giornale comparve la notizia rivelatrice:” Pericoloso corriere della droga catturato grazie alla prontezza di un valoroso cittadino”. Ero diventato un inconsapevole eroe ma dei miei cinquecento euro neppure l’ombra!
Valutazioni Giuria
7 – Un prestito incauto – Valutazione: 20 Gaia: Nel racconto domina una forte incongruenza fra la dimensione “domestica” del prestito al vicino di casa e lo scenario criminale del traffico di droga; i due piani si mischiano indebitamente, col cordiale vicino che diviene improvvisamente inseguitore di un “pericoloso correiere della droga”. Il tutto ha un che di surreale… Il passaggio fra i due piani di realtà doveva essere più velato per risultare convincente e interessante. Il ritmo narrativo è buono, nonostante qualche imprecisione linguistica. Matteo: Tutta la vicenda mi sembra poco credibile. Un corriere della droga che rischia di attirare inutilmente l’attenzione chiedendo un prestito al vicino di casa e non restituendoglielo in tempo. Un inseguimento da film d’azione che nasce da una motivazione poco concreta (in fondo abitano sullo stesso pianerottolo, il protagonista potrebbe semplicemente aspettare che l’altro torni a casa). Polizia e ambulanza dovrebbero arrivare a sirene spiegate, trattandosi di un’emergenza, quindi il corriere dovrebbe sentirli e scappare. Il protagonista sembra accettare che un suo amico sia un criminale senza battere ciglio (al contrario, questo mi sembra l’aspetto più interessante del racconto). Oltre a questo, nella prima frase del lungo paragrafo centrale la consecutio temporum è sbagliata. Paola: La vicenda narrata solleva dei dubbi: come poteva aspettarsi il corriere della droga di non essere nuovamente intercettato dall’amico nei giorni successivi? Perché scappare allora? Soprattutto avendo per le mani una verità ingombrante… La storia dell’inseguimento è piuttosto avvincente ma poco congruente. Pietro: Il racconto, ben concepito, perde molta della sua efficacia poiché gli snodi della trama non sono giustificati. Perché Giorgio scappa e si getta nel vuoto come fosse inseguito dalle forze dell’ordine? Perché Gilberto chiama il 112, quando è preoccupato solo della salute di Giorgio? Inoltre – ma qui sono più incerto – come può, Gilberto, interrogato in caserma, non farsi un’idea sul motivo dell’arresto di Giorgio? La prosa scorre, esclusi un cambio isolato di tempo verbale («ho sentito», «mi sono slanciato») e diverse espressioni un po’ abusate o stilisticamente inadeguate (ad esempio «animale da divano», il brivido lungo la schiena, l’urlo strozzato, l’urlo che lacera il petto, il «sì» tragico epilogo, il silenzio assordante interrotto solo dal battito del cuore…). |