15 – “LA SAGGEZZA della VECCHIAIA”

8 Dic di editor

15 – “LA SAGGEZZA della VECCHIAIA”


Ora lo so: non è sempre vero che le scelte più sagge le compie chi ha i capelli bianchi…quella volta, Otello aveva agito male, spinto solo dal suo enorme ego e da una profonda solitudine.

Si era opposto con tutte le sue forze al fidanzamento della figlia Lucrezia con Giacomo, si era opposto, per i suoi principi tanto antichi quanto poco ortodossi, in realtà era così geloso di lei, che non sarebbe andato bene neanche il principe azzurro in persona, ammesso che poi, il principe, potesse realmente interessarsi a Lucrezia.

Lei era una ragazza di buona famiglia, questo si, aveva una buona condotta, un che di grazioso che la rendeva, in alcune circostanze, persino piacevole, ma non era sua sorella Beatrice. Beatrice era la grazia in persona, da ogni poro del suo corpo emanava eleganza e gentilezza, era intelligente, bella, spiritosa, affascinante, era tutto ciò che Lucrezia non sarebbe mai diventata, e quello che la rendeva ancora più interessante, era che non aveva la benchè minima consapevolezza di quanto fosse meravigliosa.

Lucrezia, no, nonostante le sue poche doti ed i suoi altrettanto miseri talenti, camminava per strada come fosse una principessa, non salutava nessuno, non si intratteneva a fare conversazione con alcuno e spesso, era arrabbiata e di cattivo umore.

Beatrice, invece, dedicava molto del suo tempo agli altri, aveva sempre una parola buona per tutti e illuminava le giornate della gente del paese con il suo sorriso.

Come fossero sorelle, se lo chiedevano tutti, senza darsi alcuna spiegazione. Probabilmente, il vecchio Otello non era riuscito a sostituire la sua povera moglie e qualche errore, nell’educazione di Lucrezia, di sicuro l’aveva fatto.

Dopo la morte della cara e amata consorte, aveva sviluppato un attaccamento morboso per la sua figlia minore e ne era diventato estremamente geloso.

Deve essere stato, sicuramente ,questo il motivo delle sue scelte scellerate riguardo alla possibilità di Lucrezia di prendere, finalmente, marito e di allontanarsi da quella vecchia casa e da un destino che lei stessa aveva più volte immaginato.

Quando Lucrezia presentò il povero Giacomo al suo adorato padre, Otello neanche lo degnò di una parola o di uno sguardo, fece proprio finta di non vederlo, non avrebbe mai accettato la sua presenza, fece come se lui non esistesse.

Lucrezia ne restò amareggiata, delusa, ma non diede tanto peso alla cosa, pensava che col tempo, il suo burbero padre, avrebbe provato affetto per il suo nuovo genero, lo avrebbe trattato come il figlio maschio che non aveva avuto.

Ma le cose non andarono così, colui che avrebbe dovuto mostrarsi saggio e lungimirante, colui che avrebbe dovuto sacrificare se stesso, per rendere gioioso il futuro della sua figlia prediletta, si comportò come un bambino capriccioso ed egoista, non avrebbe “regalato” sua figlia a nessuno, tanto meno ad un povero garzone di bottega, senza arte né parte, senza gli occhi per piangere, senza futuro.

E di lì a poco, iniziò una guerra a colpi di inganni e sotterfugi, di dispetti e maldicenze, tanto fece, che le disgrazie, una dopo l’altra, colpirono il povero Giacomo, che si arrese alla sua sorte e fu costretto, suo malgrado, a lasciare l’amata Lucrezia.

La lasciò in preda allo sconforto, a fiumi di lacrime ed urla contro l’amato padre, ma neanche la sofferenza della sua stessa carne, permise ad Otello di ritrovare la retta via e di fare ammenda delle sue colpe.

Pensava di essere nel giusto, credeva che la sua esperienza, i suoi capelli bianchi e tutta la vita che gli era passata davanti, fossero la bussola che gli indicava sempre la giusta direzione e neanche le parole di Beatrice, che era in realtà, l’unica saggia della famiglia, gli fecero cambiare idea.

Lucrezia doveva restare con lui, doveva sostituire l’amata madre, doveva.., il dovere prima di tutto, era questo che gli avevano insegnato tutta la vita ed era questo che avrebbe insegnato lui a quella che aveva “scelto”, per far si che il suo ultimo pezzetto di vita, non fosse solo pieno di rimpianto e di solitudine.

Quello che non sapeva, però, era che Lucrezia, in preda allo sconforto, delusa e arrabbiata, prese una decisione che nessuno, tanto meno Otello, avrebbe immaginato; non ritornò da Giacomo, rinunciò a quell’amore, ma non tornò neanche alla sua vecchia casa, abbandonò il suo vecchio padre e si mise in viaggio per cercare, finalmente, se stessa.


4 Commenti

  1. Il racconto ha un andamento e dei personaggi (nonché una voce narrante) da fiaba popolare. Non ne ha però la struttura. A mio avviso funzionerebbe meglio se le informazioni fossero riordinate secondo il più classico dei «C’era una volta»: una situazione iniziale chiara, la vicenda del tentato matrimonio di Lucrezia, il finale.

  2. Mi sembra del tutto incoerente che una figlia possa crescere con una personalità come quella di Lucrezia, avendo un padre simile. Faccio molta meno fatica a immaginarmela timida e introversa.
    In ogni caso, una persona come lei, descritta piena di sé e sdegnosa, difficilmente può innamorarsi di un uomo non alla sua altezza (anche se ciò dovesse accadere, dovrebbe essere presentato come una stranezza, qualcosa di fuori dall’ordinario). Sarebbe un comportamento più plausibile per la sorella Beatrice.
    In generale, i personaggi non mi sembrano molto a fuoco.

  3. C’era da aspettarsi che Otello, come nelle fiabe più tradizionali, costringesse a sè la figlia più bella e talentuosa, Beatrice che, invece, oltre ad aver avuto in sorte grande talento, gode anche della libertà. Lucrezia stringe il cuore ma la sua storia non convince del tutto

  4. Una vicenda decisamente poco realistica: le sorelle, così diverse, il padre così poco ragionevole, l’aspirante marito così arrendevole… La narrazione non ha ritmo, non ci sono particolari sorprese. L’unica svolta è nel finale, francamente e felicemente inatteso.
    La forma è corretta ed equilibrata.

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