27 – LA FINE
Ricordo bene: quella giornata iniziò nel migliore dei modi…anzi, stranamente la notte era stata persino piacevole, senza incubi, ecco perché al mio risveglio pensai dovesse essere davvero una giornata speciale.
Malgrado questa sensazione, fu una mattinata ordinaria al lavoro, e ne ero quasi deluso.
All’improvviso mi vibrò il telefono, guardai chi mi scrivesse e fui sorpreso di leggere il nome di mio fratello.
A causa dei suoi brutti giri e pessime frequentazioni, non ci sentivamo da anni, cioè da quando, al funerale di nostro padre, invece di presentarsi, tentò di aprire la cassaforte di famiglia.
Aveva iniziato a drogarsi fin da ragazzo, e nel tempo, era la sua dipendenza era diventata sempre più forte, portandolo a rubare di tutto pur di acquistare una dose.
Rimasi di stucco nel vedere il suo nome, e ancora di più nel leggere ciò che scriveva.
Non fu una chat lunga, tuttavia ci rimuginai per tutto il pomeriggio.
A fine giornata, salii in macchina. Presi in mano il telefono. Aprii la chat e scrissi “Ok”.
Non ho mai creduto alle seconde possibilità, né che una persona possa cambiare dopo aver preso un percorso. Con mio fratello avevo perso la speranza davvero da tanto.
Troppe volte lo avevamo aiutato e, regolarmente, vanificava i nostri sforzi continuando a rubare e drogarsi.
Quindi smisi di aiutarlo, i nostri genitori no. Per loro non era mai detta l’ ultima parola.
Avevo sempre provato una gran pena per loro.
Ma allora perché? Perché acconsentii di rivederlo?
Forse per far onore alla memoria dei miei che fino alla fine hanno sperato, o perché malgrado tutto lui era mio fratello.
Pensai che molto semplicemente io fossi solo stupido. E quella bella giornata iniziò a farsi sempre più buia.
Arrivato a casa, lo vidi seduto davanti all’ ingresso.
Non lo salutai nemmeno ed entrammo in casa.
Iniziò a parlare e mi pentii subito di aver accettato di vederlo. Discorsi già sentiti, promesse già fatte e mille altre cose. Il tutto si riassunse in “Mi potresti prestare qualcosa?”
Il primo impulso fu di cacciarlo di casa. Ma sentii qualcosa, un’ ultima briciola d’ affetto. I ricordi di quando, prima della droga, giocavamo insieme e passavamo tanto tempo a divertirci; pallide memorie di quanto fossimo uniti un tempo.
“Va bene” risposi.
Andai in camera da letto e presi un po’ di contante dalla cassaforte.
Quando gli diedi il denaro, notai che gli brillarono gli occhi. Mi ringraziò e delle lacrime gli rigarono il viso.
Forse intendeva davvero voltare pagina dopotutto. Mi si scaldò il cuore e sorrisi.
In fin dei conti, quella giornata era davvero speciale.
“Mi dispiace” mormorò mio fratello.
Di colpo sentii un forte colpo alla testa. Subito caddi sulle ginocchia e la stanza iniziò a girare.
Era tutto confuso, ma distinsi due individui vicino a mio fratello.
Mi parlarono ma non capivo nulla, così mi colpirono di nuovo, facendomi cadere su un fianco.
Non sentii molto dolore e non ricordo molto, tranne che venni percosso per ore.
La mia mente si era come separata dal mio corpo, e riuscì a ricostruire gli eventi.
Mio fratello doveva dei soldi a qualche delinquente ed evidentemente li aveva condotti a casa mia, in modo da saldare il suo debito a mie spese.
Ora capivo la sua improvvisa richiesta di vederci, perché insistette ad incontrarci a casa mia e quel dannatissimo “Mi dispiace”. Supposi che volevano sapere la combinazione della cassaforte, ma, intontito dal colpo, non risposi e perciò cominciò il selvaggio pestaggio.
Sentii le ossa sbriciolarsi, i polmoni e la bocca riempirsi di sangue e la sensazione che ogni cosa all’interno del mio corpo non fosse più integra.
Uno degli ultimi ricordi furono delle luci lampeggianti, forse la polizia o l’ambulanza, forse entrambe.
Pensai che il mio stato dovesse essere proprio pietoso, eppure il solo dolore che sentivo era al cuore. Il dolore dell’ ennesimo tradimento.
Iniziai a piangere, anche se forse me lo immaginai soltanto.
Ero stufo di tutto il dolore che provavo.
Proprio per questo motivo, quando finalmente sentii che tutto si oscurava, l’ ultima cosa che pensai fu che quella giornata si era conclusa nel migliore dei modi.
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