8 – Appuntamento a sorpresa
Finì per addormentarsi, sfinito dal dolore. Ma fu un sonno frammentato e si risvegliò, madido di sudore, tra le lenzuola bagnate, in quel letto d’ospedale. La sua mente continuava a ritornare a quella mattina, a quando era arrivato davanti al teatro dove avrebbe lavorato per alcuni mesi. Si era guardato attorno ma non aveva visto nessuno. Allora era entrato nel piccolo foyer circolare, aveva acceso le luci ai vecchi lampadari e osservato quel luogo: la moquette rossa, lisa in ampie zone se non, addirittura, bucata, dimostrava tutti gli anni di utilizzo. Lo spazio al centro era occupato dal bancone della biglietteria, un cerchio di legno chiaro sbeccato in più punti e il cui ripiano, a forza di sfregamenti, aveva perso il suo originale colore per lasciar posto a grosse chiazze grigie. Sulla destra, accanto al malmesso guardaroba, si trovava l’unico elemento dignitoso di quel posto: la grande specchiera che ricopriva la parete della scala che portava ai palchi. Raggiunse in pochi passi quella superficie liscia per potersi rimirare, come faceva sempre: era alto, le spalle leggermente curve ma, nonostante avesse passato i 50 anni, il fisico reggeva ancora bene. I lunghi capelli erano ancora neri senza fili bianchi a cambiarne l’effetto corvino. Qualche ruga si era installata agli angoli di bocca e occhi ma il sorriso e lo sguardo ci avevano guadagnato in fascino. Si vestiva con eleganza, nonostante i bassi compensi. Il cigolio della porta d’ingresso lo ridestò dai suoi pensieri. La donna entrò silenziosa, non dava l’impressione di camminare, sembrava fluttuasse nell’aria. Le si fece incontro ma non riusciva a dire niente, il cervello girava a vuoto perso negli occhi bui e profondi della donna che, come un buco nero, sembravano attrarre tutto quello che si avvicinava loro. Per la prima volta nella sua vita Ivan non trovava le parole, lui il grande attore, il gran donnaiolo, lui il gran debitore che con le sue chiacchiere aveva sempre incantato e ingannato tutti, proprio lui, non riusciva a dire niente. Anche quando la porta si aprì violentemente non trovò le parole, la sorpresa gli dipinse il volto.
Entrarono una coppia di nerboruti giovanotti che non prometteva nulla di buono. Tutti e due erano sopra il metro e novanta con braccia e toraci muscolosi, l’unica differenza che si notava era il colore dei capelli: uno era biondo e l’altro rosso. La donna si spostò e nel silenzio più assoluto, e con una velocità che non credeva possibile vedendo la stazza dei due energumeni, si trovò bloccato tra di loro. Quello che aveva di fronte, il rosso, lo sbeffeggiò con un ghigno arrogante sulle labbra. Non vedeva quello alle spalle, il biondo, ma ne sentì il pesante pugno colpirlo al rene destro. Un dolore lancinante lo assalì, si piegò di lato proprio mentre il gaglioffo di fronte a lui sferrava un colpo micidiale al plesso solare. Espirò tutta l’aria dai polmoni e fu attanagliato da un conato di vomito. Cadde in ginocchio ma la mano d’acciaio del biondo lo afferrò per i capelli e, con uno strattone, gli tirò indietro la testa.
Vide arrivare il pugno ma non potè fare niente per evitarlo o per smorzarne la potenza: sentì rompersi il naso e un getto di sangue caldo gli invase bocca e gola. Iniziò a piangere per il dolore e l’umiliazione, accovacciato a terra, imbrattato dal liquido viscoso che non voleva fermare la sua caduta. Le risate sarcastiche, e maligne, dei due sgherri lo fecero trasalire ed ebbe paura che la sua sofferenza non fosse ancora finita. Il rosso avvicinò il viso al suo e, sputando saliva mentre biascicava le parole, gli disse con astio <<Ti saluta il Guercio. Questo è il primo avviso per il saldo del tuo debito.>>
Dopodiché, con un feroce calcio nei genitali per far comprendere meglio il messaggio, lui, il suo compare e la donna se ne andarono ridendo. Dopo aver vomitato per lo spasmo di dolore, e prima di svenire per lo strazio, Ivan ebbe solo il tempo di pensare a quando sarebbe potuto tornare sul palco. Poi tutto si spense.
Valutazioni Giuria
8 – Appuntamento a sorpresa – Valutazione: 20 Giud.1: Descrizione dettagliata e articolata. Il finale con il “ti saluta il Guercio. Questo è il primo avviso per il saldo del tuo debito” pone molte domande al lettore su chi era realmente il personaggio. Giud.2: descrizioni molto accurate e dettagliate. Buon uso del vocabolario e della sintassi. Finale che lascia molte domande al lettore, forse troppe. Giud.3: Luoghi comuni (sembrava fluttuasse, occhi come buchi neri) ed errori (entrarono una coppia) non vengono riscattati da una trama insulsa. Mi era piaciuta invece l’ambientazione nel vecchio teatro. Giud.4: Le avversative sono subordinate che pretendono una punteggiatura adeguata. “entrarono una coppia…”: non si possono compiere di questi errori in un breve testo. “Ridestare…Rimirare…Gaglioffo” sono termini che pretendono una giusta collocazione nel linguaggio narrativo, qui sono fuori contesto. Le rughe “installate”, non si può sentire… La lettura è scorrevole, ma se alcune immagini sono più evocative, come l’aggressione, (ma il sangue non “cade”), altre, come la descrizione del teatro, o dei personaggi lo sono meno. “tutto ciò che si avvicinava a loro” riferito agli occhi, non è un’immagine felice, dal momento che il concetto vuol essere “ciò che entra nel loro campo visivo”. |