8 – Gita sulla neve
“Iniziavano i primi freddi, proprio come in questi giorni, quando cominciai a frequentare tua madre”
“Dai papà racconta!”
“Come mai questa improvvisa curiosità di sapere come ho conosciuto la mamma?”
“Ma niente. Non me lo avete mai raccontato e sono curiosa.”
Dopo un attimo di silenzio la ragazza torna a spronare il padre: “Dai papà!”
“Va bene, va bene. Ora ti dico”
“Non è che non la conoscessi proprio tua madre, frequentavamo la stessa compagnia, anche se in gruppetti diversi.
Da noi iniziavano i primi freddi, ma in montagna era già nevicato e le piste da sci erano pronte ad accogliere i primi amanti della neve, così qualcuno pensò di organizzare una “domenica bianca”.
Io decisi di partecipare, anche se non sapevo assolutamente nulla di sci, ma visto che partecipavano tutti i miei amici non potevo certo tirarmi indietro.
Tua madre lo fece per lo stesso motivo, perché come ben sai lei odia il freddo!
Quando arrivò la domenica partimmo con il pullman verso la nostra meta, trovammo traffico ed arrivammo a mattinata inoltrata, quindi si decise di trascorrere il resto della mattina insieme, al rifugio.
Tra partite a carte e canti stonati arrivò l’ora di pranzo, poi il resto della compagnia prese gli sci e andò sulle piste.
Al rifugio restammo io e tua madre.
Dopo aver fatto finta di fare cose assolutamente urgenti restammo un poco a fissarci in silenzio.
Proposi di giocare a carte, così facemmo per una buona mezz’ora, ma giocare a carte in due, alla lunga diventa noioso.
Rischiava di diventare un lungo e triste pomeriggio.
Per fortuna a risolvere la situazione ci pensò il gestore del rifugio.
“Ehi ragazzi! Perché non vi fate un giro con le ciaspole? C’è un percorso facile e panoramico, che parte proprio fuori dal rifugio. Non è molto lungo, un’ora, un’ora e mezza al massimo. Magari riuscite anche a vedere qualche animale che è sceso a valle a trascorrere l’inverno”
“Ma noi non abbiamo mai provato a camminare con le ciaspole!”
“Non è affatto difficile. Dopo pochi minuti sarete degli esperti! Fidatevi, vi divertirete”
Io e tua madre ci guardammo perplessi, ma alla fine decidemmo di provare, anche perché il pomeriggio rischiava davvero di diventare molto lungo.
Così indossammo le ciaspole e uscimmo a camminare.
Non fu affatto facile!
Però le continue, a volte assurde e comiche, cadute aiutarono non poco a rompere il ghiaccio tra noi.
Comunque tra una caduta e l’altra riuscimmo a stare in piedi ed anche ad apprezzare il percorso, con i suoi scorci panoramici, un lago ghiacciato, l’impronta di cervi scesi a valle a svernare.
Così, quasi senza accorgerci, cominciammo a parlare anche di noi. Solite cose: cosa studi, cosa pensi di fare all’università.
Alla fine impiegammo molto più del tempo previsto.
Quando rientrammo al rifugio era quasi buio e il resto della compagnia era quasi pronto a rientrare.
Per il viaggio del ritorno ci sedemmo vicini sull’autobus, i nostri amici, stanchi per la giornata sugli sci, erano quasi tutti addormentati, noi continuavamo a parlare, ricordando con piacere gli avvenimenti della giornata.
Arrivati a casa, pronti a rientrare ciascuno a casa propria, lei mi si avvicinò e mi disse:
“Hai programmi per sabato prossimo?”
“Altra gita sulla neve?”
“No! No! Per carità! E’ stato bellissimo ma quanto freddo!”
“Pensavo più ad una cioccolata calda al locale in piazza!”
“Ma come papà! E’ stata la mamma a fare il primo passo?”
“Eh già! Così tra una cioccolata ed un thè, passò l’autunno ed anche l’inverno!”
“Ora mi vuoi dire perché eri così curiosa di sapere del mio primo appuntamento con mamma?”
Con un poco di imbarazzo la ragazza rispose
“Beh! Dunque! C’è un mio amico che mi ha invitata a prendere una cioccolata domani pomeriggio!”
Il padre mise un braccio intorno alle spalle della figlia
“D’accordo. Direi che non ci sono problemi. Puoi andare”
Questi primi freddi, che fanno venire voglia di calore e di intimità!
Valutazioni Giuria
8 – Gita sulla neve – Valutazione: 23 Gaia: Un racconto molto semplice, al limite della banalità. Nessuna sorpresa, nessun elemento che dia particolare vivacità all’insieme. La narrazione è fluida, ma pecca di un errore strutturale: il racconto del papà comprende dialoghi privi di adeguata introduzione e che male si integrano nel racconto stesso. Anche nella parte finale il passaggio dal ricordo al presente è brusco, con frasi “virgolettate” appartenenti a momenti diversi, ma indebitamente giustapposte. La lingua presenta diverse ripetizioni che, soprattutto in considerazione della brevità del testo, si potrebbero evitare. Matteo: Per come è costruita, la narrazione (pur scorrevole e molto chiara) non funziona. Il dialogo tra padre e figlia non è affatto credibile. Si trasforma in effetti in una vera e propria narrazione con tanto di dialoghi diretti riportati (davvero difficile immaginarsi il padre che riporta parola per parola discorsi sentiti decenni prima). In poche parole: il racconto non è nè carne nè pesce. Dovrebbe scegliere una direzione e seguirla fino alla fine: o si tratta di un vero dialogo (e allora deve essere plausibile) o può diventare una vera e propria narrazione (potrebbe essere il padre a ripercorrere con la memoria i vecchi tempi, proprio perchè la figlia ormai è diventata grande). Paola: Il racconto è semplice e la struttura narrativa non è particolarmente sofisticata, ma è delicato e intimo. Efficace la scelta della conclusione che chiude il cerchio rispetto all’apertura Pietro: L’idea funziona, il racconto scorre. Solo alcune osservazioni. Tutto ciò che è al di fuori del dialogo è così esiguo che, per pulizia stilistica, sarebbe meglio abolirlo (la battuta finale è invece semplicemente brutale). Per la stessa ragione andrebbero sistemati alcuni brevi passaggi in cui la prosa è ripetitiva (ad esempio «alla lunga diventa noioso» e «Rischiava di diventare un lungo e triste pomeriggio»; «il resto della compagnia era quasi pronto a rientrare» e «pronti a rientrare ciascuno a casa propria»). |