7 – Alla mia Sharon
Ci fu un lungo silenzio rotto solo dal pianto di un neonato, ma partiamo dal principio.
Vagavo avanti e indietro per il corridoio, ero alta poco più di un metro e venti, con le mie scarpe blu e una felpa nera troppo larga.
Avevo fatto pratica per otto mesi con un bambolotto, avevo giocato alla mamma quasi tutti i giorni, avevo imparato nel modo corretto come poterla tenere in braccio, insomma un vero e proprio corso fai da te.
Non avevamo ancora un nome per lei, si meritava un nome speciale.
La desideravo tanto, avevo sempre voluto una sorella.
Era il 18 ottobre del 2000, erano appena passati due giorni dal mio settimo compleanno.
Quella mattina entrando in bagno avevo visto mia madre in piedi e un lago di sangue sul pavimento, istintivamente sono andata a chiamare un vicino di casa e avevo chiesto aiuto.
Arrivate in ospedale ero rimasta sola, mi dondolavo davanti ad una porta avanti e indietro, non so dire per quanto tempo io abbia aspettato ma penso proprio tanto tempo.
vedevo infermieri e dottori correre fuori e dentro quella porta.
Non avevo ancora neppure il cellulare e non potevo chiamare nessuno.
Aveva deciso di venire al mondo con un mese di anticipo facendomi il regalo di compleanno più bello della mia vita.
Un’infermiera gentile mi aveva chiesto di scegliere per lei una tutina per distrarmi dall’attesa.
Avevo portato con me la borsa già pronta che la mamma avrebbe portato in ospedale, avevo scelto una tutina bianca con delle nuvolette.
“Come si chiamerà?” Mi aveva chiesto l’infermiera, pensandoci un attimo, la sera prima avevamo visto un film di Sharon Stone alla tv, il film si chiamava “Gloria”, lei rappresentava nel film una donna forte che aveva tenuto con se un bambino amandolo come fosse suo, in parte forse dentro di me sapevo già che avrei fatto lo stesso con mia sorella; “si chiama Sharon” le rispondo senza pensarci più.
Mi piace il nome Sharon, rappresentava una donna forte e coraggiosa e mia sorella doveva esserlo per poter stare in questo mondo e soprattutto nella nostra casa.
Mia madre viveva una situazione particolare, una forte depressione e dormiva sempre, io ero sempre al buio e sempre da sola e quando avevo saputo che avrei avuto una sorella ho pensato a quell’evento come una liberazione dalla solitudine ed ero felice, un po’ meno felice pensare che mia sorella avrebbe dovuto passare le stesse cose che stavo vivendo io, una non normalità, ma ci sarei stata io a proteggerla.
Ci fu un lungo silenzio rotto solo dal pianto di un neonato, un’infermiera esce finalmente da quella porta con un fagottino tra le braccia, MIA SORELLA.
Ancora mi emoziono quando ci ripenso, “vuoi prenderla?”, faccio si con la testa e apro le braccia.
Era meravigliosa, due occhi neri e curiosi illuminavano i miei, la amavo già follemente, sentivo che mi apparteneva.
Quando me L’hanno portata via per metterla nella stanza dei bambini mi sono sentita triste, ma in cambio mi era stata data una foto scattata con una polaroid al momento della sua nascita.
Quando mia mamma era stata portata fuori da lì ancora dormiva, le avevano fatto il cesareo perché solo dopo avrei saputo senza capire bene cosa volesse dire, che aveva avuto un distacco di placenta.
io le sventolavo in faccia la foto dicendole “è nata mamma!!”
Con gli occhi incollati al vetro l’avrei riconosciuta in mezzo a tutti quei bambini, l’unica bambina con il braccino alzato quasi in segno di saluto; ancora non sapeva quanto mi avrebbe cambiato la vita.
Ricordo che ho giurato a me stessa che l’avrei protetta e cerco ancora oggi che abbiamo 20 e 27 anni di mantenere la parola.
La guardo ancora come quel giorno, è diventata una splendida donna.
Abbiamo passato la vita a tenerci per mano, solo noi sappiamo a cosa siamo sopravvissute ma ce l’abbiamo fatta.
Ogni anno le dico “tu sei stata il mio regalo di compleanno” ed è vero!.
È difficile capire cosa voglia dire avere una sorella che è più una figlia che una sorella.
Dedicato a Sharon, il grande amore della mia vita, una storia difficile da esprimere e da trasmettere, ma una storia vera, vera come l’amore che ci ha sempre legate e che per sempre ci legherà.
Valutazioni Giuria
7 – Alla mia Sharon – Valutazione: 24 Giud.1: Racconto con trama semplice, ma ben narrata e carica di sentimenti positivi. Giud.2: bello l’argomento, bella la descrizione della bimba. coinvolgente il finale. belle le emozioni che lascia al lettore. Giud.3: Errori gravi nell’uso dei tempi e modi verbali, carenze lessicali, ripetizioni, scrittura zoppicante. Apprezzabile la volontà di raccontare una storia così personale e, immaginiamo, dolorosa. Giud.4: Trama troppo leggera, un po’ inverosimile, stucchevole. Ci vorrebbe un guizzo nella trama, ovvero qualche arguzia stilistica ad impreziosire la narrazione altrimenti… piatta. “Quando me L’hanno portata via per metterla nella stanza dei bambini mi sono sentita triste”: è esemplificativa. |