6 – Silenzio
Ci fu un lungo silenzio rotto solo dal suono delle campane. Carla e Diego abitavano in un appartamento non distante dal centro e, quando il vento era favorevole, si poteva sentire il suono delle campane. Carla guardò di sfuggita, quasi a nascondere il gesto, il suo orologio da polso: le cinque del pomeriggio in punto. Nel silenzio che era seguito alle parole di Diego Carla aveva perso anche il senso del tempo e l’aveva ritrovato solo adesso. Decise che non poteva aspettare ancora prima di parlare. Parlò, ma non rispondendo a Diego: “Esco, vado a fare una passeggiata in centro” e uscì, quasi senza far rumore, come se volesse che quel silenzio durasse all’infinito. Un tempo sospeso. Aveva bisogno di riflettere, riflettere tanto.
Era poco tempo che conviveva con Diego, circa tre mesi. Prima c’era stato un corteggiamento di quasi un anno. Lo aveva conosciuto nello studio dove lei lavorava come art director. Era venuto per creare il brand di una ditta di prodotti per parrucchieri e subito, raccogliendo informazioni per creare un marchio che rispettasse tutte le caratteristiche positive della ditta, Carla aveva apprezzato la dinamicità, l’attenzione per le cose nuove ed anche la fantasia di Diego. Non le era però sembrato privo di senso pratico. Anche Diego era stato attratto dalla giovane art director e faceva spesso visita allo studio.
Adesso, uscendo di casa, iniziò a camminare spedita, quasi in fuga e per poco non andò a sbattere contro Marco. “Dove scappi?” Chiese Marco e la risposta di Carla, quasi piagnucolante fu “ Scappo dal mio legame con Diego” “Non mi sembra una metafora, stavi quasi correndo” “Non ti puoi immaginare il dolore che mi ha provocato oggi” “Se ti va possiamo sederci al tavolo di un bar per un caffè, visto che con me non hai fatto finta di niente: hai vuotato subito il sacco”. Carla accettò l’invito. Conosceva Marco fin dai tempi del Liceo: erano in classe insieme. Qualche uscita la sera assieme alla combriccola per un film o una pizza, anche se alcune volte si erano confidati, loro due soli, i rispettivi segreti amorosi. Marco si era sempre dimostrato comprensivo delle varie situazioni che Carla gli prospettava e lo stesso aveva fatto Carla con lui: è per quello che fra i due si era immediatamente ritrovata l’antica confidenza. Adesso stavano giocando ad allontanarsi dalla situazione proposta da Carla, girandoci intorno: la loro conversazione si riferiva alla stagione, al tempo, all’economia italiana… ma poi Carla non resse più e, quasi gridando: “Sai cosa mi ha detto Diego? Che ha un rapporto amoroso con un’altra donna.” Silenzio da parte di Marco. I silenzi segnavano quel giorno la difficoltà a trovare risposte. Ma poi, anche se si era fatta attendere la risposta arrivò, decisa e precisa:” Carla, lascia Diego e guardati intorno: sono venti anni che ti corteggio, che ne diresti di fidanzarti con me?
La proposta arrivò bruscamente a Carla. Il suo volto si riempì prima di smorfie dolorose, poi si distese in un sorriso. Il dolore per il comportamento di Diego era forte. Ripercorse in un battibaleno tutta la loro vita assieme, ma poi pensò che sarebbe riuscita a farne a meno. Si rese allora conto di quanto affetto e quanta attrazione c’era tra lei e Marco e, col ritrovato sorriso sulle labbra accettò la sua proposta, rompendo il nuovo silenzio che si era creato con: “Marco, scusami, sono stata molto egoista in tutti questi anni, ma adesso, col tuo perdono, accetto di vivere la mia vita con te.”
Valutazioni Giuria
6 – Silenzio – Valutazione: 17 Giud.1: La narrazione è chiara e semplice, ma il racconto è poco avvincente. Giud.2: storia interessante, ma non ci sono descrizioni dei protagonisti. sintassi buona, lascia al lettore alcune emozioni, ma manca qualcosa. fnale ni Giud.3: Errori ortografici e punteggiatura carente. Ma soprattutto trama inverosimile, per niente accattivante, non trasmette alcun pathos. Caratterizzazione dei personaggi inesistente. Giud.4: “Aveva sempre pensato che su quei tasti, talvolta fatti di vento talvolta di pietra, scorresse tutto il mondo, tutto lo spettro delle tonalità di cui si colora ogni cosa intorno racchiuso, come in un guscio”: faticoso e poco evocativo. “sentì l’inutilità come un fluido appiccicoso sulla pelle”: metafora poco felice, come alter di seguito. Il finale mi lascia perplesso. |