5 – PASSAGGIO A NORD-OVEST
Ora lo so: non è sempre vero che le scelte più sagge le compie chi ha i capelli bianchi.
Eppure ci sono tante cose che ancora non so.
Per esempio, non so proprio da quanto tempo sono qui. Forse non so nemmeno il preciso significato di quello che ho appena chiamato tempo.
E tutto buio, senza riferimenti, liscio, un gigantesco frammento di tormalina, nero, lucido, come il carapace di un insetto.
Non mi muovo, un po’ per paura, un po’ perché non saprei dove andare.
Mi fanno compagnia soltanto i pensieri.
Non c’è nessun rumore intorno, solo il silenzio più assordante, come sulla vetta di un’altissima montagna nella notte più fonda. Una specie di forte ronzio che preme sui timpani.
Apro gli occhi. Nulla cambia nel cerchio del mio sguardo. Le pupille si dovrebbero abituare al buio e cominciare ad aggrapparsi a qualsiasi fonte luminosa, fosse anche minuscola… qui, invece, le tenebre non si arrendono e non aprono minimamente, neanche di un soffio, le loro maglie serrate.
Se ci penso bene, alla fine, non sento nemmeno il bisogno di muovermi e, mentre provo questa assurda sensazione, penso che sia davvero strano.
Penso. Solo questo sembra che possa e voglia fare.
Penso. E sento.
Però, incomprensibilmente, non sento il desiderio di scoprire cosa stia succedendo.
È come se sapessi che va tutto bene, che è giusto così, che sono dove devo essere, senza domande, incredibile, davvero senza domande.
Chi mi ha portato qui? Non importa.
Quando finirà tutto questo? Non importa. Finirà? Non importa.
Nella mia mente ci sono solo immagini, flash di conversazioni, momenti – riguardano me? – attimi di vita, di sensazioni, emozioni, come scene di un video in slide-show, montate da un addetto delirante e variate all’infinito, nessuna che si ripete.
Sì. È chiaro. Tutto questo riguarda me.
Mi vedo, in parecchie di quelle scene, vedo cosa dico, vedo tutto sotto molteplici prospettive, anche dal punto di vista degli interlocutori, dei compagni, degli amici, con un’intensità pazzesca, un vero bombardamento di percezioni.
Eppure tutto questo non mi crea ansia, non mi dà la minima sensazione negativa, anzi, è molto bello, lascia come un senso di familiarità e di intimità che mi piace molto e mi appaga, senza strappi. Mi rende davvero, ineluttabilmente, completa.
Ma, come ho già detto, ho ancora tanto da imparare.
Capisco che QUESTO ha a che vedere con la saggezza, non gli anni, non il tempo, non l’età, non “i capelli bianchi”.
Le cose che vedo sembrerebbero “ricordi” – se ancora un concetto simile avesse senso – ma, in realtà, appaiono anche immagini che non riconosco, a volte, come fossero “scene tagliate” di questa proiezione che qualcuno, qualcosa – o forse la mia stessa anima – mi propone come unico e solo spettacolo.
… (Il Futuro, forse?)…
Io non ho mai avuto i capelli bianchi.
Non ne ho avuto il tempo.
Se ho scelto, però, di venire qui, prima di averli, per imparare tutto quello che imparo – e non c’è mai fine – è stata una scelta davvero saggia, perché dov’ero precedentemente non avrei mai potuto farlo con questa interezza, anche se è stato terribile lasciare tutti quelli che amavo e che mi amavano. Ho visto quanto è stata dura per loro, e quanto lo è ancora, ma SO che, alla fine, ogni cosa, avvenimento e persona sarà al posto giusto.
Come me, che attiro sempre più luce, luce che so esserci, che so essere destinata a me: questa oscurità – anche se ce la mette tutta – non mi inganna.
Come te, che da qui vedo agire, pensare e sentire nel mondo dov’ero anch’io prima, quel mondo così confuso, così maldestro, così finto, che a te sembra, appunto, sempre di più solo una maschera inespressiva che occulta la Verità; neanche tu hai ancora i capelli bianchi, ma, fattelo dire e credici, in compenso hai una saggezza tutta tua, particolare, che ti salverà sempre.
Stanne sicuro, tutto troverà il suo posto.
E se te lo dico io ti puoi fidare, è tutto vero, come diventavano vere le storie che ti raccontavo la sera, accanto al letto, per farti addormentare, per donarti i sogni più belli.
Sogna pure, senza paura. Sei sul sentiero giusto, non abbandonarlo.
E la mia mano ti accompagna e ti accompagnerà ancora, figlio mio.
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