33 – Una pastiera per due
Tutta colpa della pastiera. Pensò Helen mentre osservava la sua creazione ancora fumante sul marmo chiaro della cucina.
Si chiese per l’ennesima volta cosa diavolo l’avesse spinta a offrirsi di preparare la torta per il pranzo di Pasqua. Non l’aveva mai fatta prima e ci aveva messo quasi quattro ore. Stupid! So, so stupid!
Sentì Antonio avvicinarsi dietro di lei e cingerle la vita con le braccia. “Amó, è venuta bene!”
Helen osservò i rombi asimmetrici di pasta frolla e il colore troppo scuro della superficie. “È storta. E bruciata.”
“Non è bruciata. È abbronzata, come me!”
Helen non riuscì a trattenere un sorriso. “C’è un motivo se ho scelto un cuoco napoletano come fidanzato, honey. Io so solo usare bene la lingua.”
“Quella la usi bene assai!” Antonio le soffocò una risatina sul collo.
“Voglio dire che parlo bene l’italiano e mi piace mangiare. Ma fare questa torta… Jesus!“
“Scusa, Amó, ma perché non l’hai fatta fare a me?”
Lo guardò da sopra la spalla. “Hai preparato tutto tu! E poi… viene tua madre, oggi.”
“E allora?”
“È la prima volta che mi vede. Voglio fare una buona impressione.”
Da quando si erano conosciuti, sei mesi prima, Antonio non aveva mai visto la sua Ellie così preoccupata. Il fatto che fosse sua madre a renderla nervosa, gli pareva a dir poco ironico.
La fece girare fra le sue braccia e la baciò sulla fronte corrucciata. “Di che hai paura? È trenta centimetri più bassa di te.”
Le lanciò un sorriso complice, ma vide le sue sopracciglia dorate arricciarsi ancora di più. “Ellie, è impossibile non innamorarsi di te! Nun te devi preoccupà.”
Ma Helen non riusciva a levarsi di dosso la sensazione che, se aveva sentito il bisogno di cucinare un dolce per ingraziarsi il favore della futura suocera, le cose non potevano mettersi bene.
Assunta Fortunato bussò alla porta di casa di suo figlio alle 12:15 in punto di quella Santa domenica, attenta a mostrare sul volto soltanto una maschera di altezzosa indifferenza.
“Mammà!”
“Antò! Nun te fai verè da nu po’!” Gli pinzò la guancia fra le dita. “Te si ‘nchiattat?”
“No, mammà. Sto sempre uguale.”
“E chista guaglióna americana? Aro’ sta?”
“Entra, te la presento.”
“T’ha sequestrat’ pe’ sei mesi, dev’esse speciale!”
Ad Antonio non sfuggì il tono velatamente ironico della madre. “Helen è speciale, mammà. Fai la brava. E parla in italiano che sennò non ti capisce.”
Assunta lo guardò di sottecchi. Sembrava fare sul serio con questa Elèn.
Ma un’americana! Quanto ci avrebbe messo a portarlo via dall’altra parte del mondo?
Non poteva sopportare l’idea di perdere anche lui.
Col ricordo dell’amato marito che le scavava un doloroso vuoto nel petto, Assunta seguì suo figlio in sala da pranzo, dove trovò una bionda tutta gambe ad aspettarla.
Si posò un palmo sul petto. “Figlia mia, quanto sei alta!”
Helen le strinse la mano con una risatina nervosa. “Piacere di conoscerla, Assunta.”
“Miii, come parli bene! Che lavoro fai, Elèn?”
“Insegno inglese ai bambini.”
“Ah” fece Assunta, che l’aveva già immaginata a farsi fotografare con addosso poco più del reggiseno. “E quant’è che sei in Italia?”
Helen si asciugò le mani sui jeans. “Da quasi dieci anni, ormai. Sono a Napoli da poco più di un anno. Ma me piace assai!” Le sfuggì un’altra risatina acuta. Calmati Helen, damn it!
Si sedettero a tavola e mangiarono il pranzo squisito preparato da Antonio, mentre Assunta non smetteva di osservare la futura nuora nel tentativo di decifrarla. “Non dev’essere facile stare così tanto lontano da casa.”
Helen lanciò uno sguardo ad Antonio e sorrise raggiante. “In realtà, amo così tanto questo posto che la nostalgia ho smesso di sentirla tanto tempo fa.”
Assunta si fece silenziosa. La ragazza sembrava sincera. Ma una donna navigata come lei lo sapeva: mai abbassare la guardia di fronte al nemico.
E mentre guardava la pastiera bruciacchiata che Helen aveva appena portato a tavola, si chiese come avesse fatto a sfornarla così brutta.
Ma la sua intima esultanza ebbe vita breve. Appena le diede il primo morso, un tripudio di morbida dolcezza le esplose in bocca. E Assunta capì: se questa americana era riuscita a fare la torta preferita di Antonio meglio di come sapeva farla lei, era davvero spacciata. Gliel’avrebbe portato via di sicuro.
Tutta corpa di chista maledetta pastiera!
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