31 – Il desiderio

16 Dic di editor

31 – Il desiderio

“Ma dove scappi così di corsa, Giorgio? Aspettami, vengo con te” No! Voglio stare solo” Mi risponde urlano!, mi siedo sul divano ad aspettarlo. Avevo conosciuto Giorgio sul luogo di lavoro, mi aveva invitato ad uscire, tutto era stato perfetto, aveva scelto per me le migliori portate e preso il vino più costoso, aveva sempre un modo gentile di dire le cose e mi amava, lo ripeteva continuamente. Decido per il nostro primo anniversario di comprare la sua torta preferita, quella di mele, entro nel negozio e Mentre aspetto il mio turno noto un ragazzo dietro al bancone, imbarazzata abbasso gli occhi, cerco di non guardarlo; “mi dica” mi distrae la voce del pasticcere, “vorrei una torta di mele”; preso L’ordine esco e vado via portando con me lo sguardo di quello sconosciuto. Tornata a casa Giorgio mi attendeva con una rosa sul porticato, “ti amo“ mi dice. Devo essere Franca, mi ero stufata di tutto quello zucchero, era diventata una vita piatta e monotona dove c’erano i giorni prestabiliti per fare L’amore. Avevo bisogno di altro ma non avevo il coraggio di lasciarlo per non ferire il cuore di un anima così buona. Decido di andare a fare una passeggiata, mi trovo davanti alla vetrina del pasticcere, decido di entrare. Quando i nostri occhi si incontrano qualcosa accade, mi stringe la mano per presentarsi “piacere Stefano”; mi sento prendere fuoco da ogni parte, quella stretta e quel profumo inebriavano la mia mente. “Piacere Sabrina”. Tra una chiacchiera e l’altra in cui ognuno si racconta all’altro totalmente, mi capiva come se avesse sempre fatto parte dei miei sogni. La sera tornata da Giorgio il mio pensiero andava fisso a Stefano, seduti al tavolo in silenzio lui mi guardava con le mani strette sotto le guance, “ti amo” dice, che palle penso tra me e me e mi sento in colpa. Non facevo altro che pensare alla bocca di Stefano che mi sfiorava, quando provavo a distogliere il pensiero tornava a tormentarmi, sentivo le sue mani addosso anche se non mi aveva neppure sfiorato Mi vergognavo di questi pensieri ma non riuscivo ad evitarli. Il giorno dopo avevo voglia di vederlo, entro nel negozio accolta da un bellissimo sorriso, grandi occhi neri e capelli ricci mi facevano arrossire. “Vieni a vedere cosa sto preparando in cucina” mi dice facendomi cenno con la mano, mi sono avvicinata al forno facendomi riflettere in viso la luce che sprigionava, Stefano era dietro di me, il cuore mi batteva forte, sentivo la sensazione della notte precedente che si insinuava e prendeva possesso; mi giro e ad un millimetro dal viso avevo lui, il suo respiro mi faceva muovere i capelli, lo guardavo negli occhi, sempre più vicino, finché i nostri nasi si sono toccati, la sua mano mi ha toccato la schiena e un brivido ha percorso ogni parte del mio corpo, molto lentamente la sua bocca si posa sulla mia, sento il corpo scaldarsi, schiacciata contro un muro sento tutto il desiderio represso che avevo accantonato per anni, le mie mani tra i suoi capelli andavano alla ricerca dell’adrenalina, mi faceva sentire desiderata, le sue mani accarezzavano il mio corpo senza sosta, i nostri occhi si guardavano e le nostre bocche si cercavano freneticamente, sentivo sempre più un esplosione di emozioni, ancora e ancora, con le mani attaccate al bancone cercavo di tenermi in piedi ma quelle emozioni erano forti a dal punto da farmi barcollare, “ancora” sussurravo, non volevo che smettesse, non volevo che quella sensazione di libertà finisse, non volevo tornare ad essere una moglie repressa, il brivido, volevo la passione, volevo sentire ciò che stavo sentendo peccato che.. “Sabrina svegliati”, mi stropiccio gli occhi sconvolta , non potevo credere che fosse stato tutto un sogno, Giorgio mi guarda con gli occhi sbarrati, “sei arrabbiata perché sono andato via cosi?”, come potevo dirgli che un sogno mi aveva aperto gli occhi su una vita intera? sono rientrata in quella maledetta pasticceria e con l’amaro in bocca avevo cercato uno Stefano che non avrei trovato. Eppure avrei giurato che fosse tutto vero. Avrei lasciato Giorgio per quanto nella vita si possa avere tutto a volte non basta, dobbiamo sentirci vivi, passionali, desiderati nel modo più ardente del termine; bisogna fare l’amore con foga, Bisogna farsi togliere l’aria, bisogna abbandonarsi ai brividi. VIVERE


Valutazioni Giuria

31 – Il desiderio – Valutazione: 15

Gaia:
Un testo mal scritto con un contenuto povero e non proprio solido. La moglie che va in confusione per un solo accenno di uno sconosciuto (peraltro solo sognoto!) non sembra proprio una persona che vive seriamente il proprio rapporto coniugale e i rapporti in genere; la estrema fragilità della stessa non trova spiegazioni, visto che nulla ci è dato di sapere su una ipotizzabile crisi (dato che il marito, di contro, si mostra innamorato). Non c’è un rapporto in crisi, c’è una donna incapace di stare in rapporto… Le righe finali (che tentano di dare un senso all’agire della donna) risultano posticce e fastidiose. Diversi errori nella forma.

Matteo:
La narrazione risulta piuttosto confusionaria. Ho fatto molta fatica a non perdere la bussola tra i vari passaggi che di volta in volta riguardano Giorgio o Stefano. Lo svelamento finale del fatto che si tratta di un sogno non riesce a nascondere una struttura piuttosto debole. Non riesco a capire il senso dell’incipit (perchè Giorgio se ne va arrabbiato e lei rimane sul divano ad aspettarlo?); mi sembra inoltre che le motivazioni della protagonista siano piuttosto inconsistenti. Anche a livello formale ci sono molte imprecisioni.

Paola:
Non è chiara la connessione tra l’incipit e la continuazione del racconto. Perchè Giorgio esce e non vuole essere seguito e poi lo ritroviamo sorridente che accoglie la protagonista con un “Ti amo” poche righe dopo? Anche la conclusione sembra giustapposta e forzata. Più efficace invece, sul piano narrativo, la parentesi sul sogno che rimane tuttavia un elemento isolato dal resto della narrazione.

Pietro:
Questo modo di raccontare «tutto d’un fiato», con molte virgole e nessun “a capo”, può diventare uno stile interessante, ma non essere usato indiscriminatamente. Come una corsa veloce, è troppo faticoso perché il lettore riesca a sostenerlo per lunghi tratti. A mio avviso è perfetto per descrivere il mondo del sogno (cioè quello dei desideri repressi); non certo per la realtà, la quale, infatti, risulta troppo sfumata: vorremmo conoscere i motivi dell’infelicità della coppia e quelli del litigio che apre il racconto.
Le ultime righe di «morale della favola» sono da evitare. Si suppone che il testo comunichi queste verità (tra le altre cose) senza il bisogno di esplicitarle.