3 – DOV’È ADA?
Era bello tornare a casa dopo il turno di notte. A Gilberto piaceva l’atmosfera della mattina, gli dava una sensazione di calma, percepiva il mondo ancora in ordine e lontano dalla caotica frenesia che l’avrebbe guastato tra qualche ora. Ma anche di più gli piaceva preparare il caffè e portarlo a letto a sua moglie per svegliarla, sapendo che non l’avrebbe disturbata, anzi. Si sarebbero baciati con passione e, al diavolo la stanchezza, avrebbero fatto l’amore.
Entrò in camera col vassoio ma il letto era vuoto.
Sorpreso cercò un biglietto da qualche parte in cui Ada spiegava perché fosse uscita così presto, ma in tutta la casa non c’era ombra di messaggi.
Sorseggiò il caffè vagliando le mille ipotesi che gli si affacciarono alla mente, ma nessuna gli sembrò plausibile. Con la tazzina in mano andò al telefono e chiamò i suoceri, fregandosene se li avrebbe trovati a dormire, cominciava a preoccuparsi sul serio. Spiegò la situazione a un Giuseppe assonnato che non sapeva niente di sua figlia, ma forse Nina sì. Aspettò in linea che suo suocero chiedesse alla moglie e il risultato fu lo stesso, buio totale. Attaccò, dopo aver assicurato di aggiornarli quando avrebbe avuto notizie.
Rimase con la cornetta di bachelite in mano, indeciso: chi altro poteva chiamare? Conosceva qualche amica di Ada, ma non aveva di certo il loro numero.
Ebbe l’idea di andare a suonare alla dirimpettaia, la signora Lucia, meglio conosciuta nel palazzo come LaCia, data la sua propensione a non restare fuori dagli affari degli altri. Se era successo qualcosa, qualsiasi cosa, lei ne era a conoscenza di sicuro.
Ebbe come l’impressione che LaCia l’aspettasse dietro la porta, magari con l’occhio appoggiato allo spioncino. Non fece in tempo a staccare il dito dal campanello che la padrona di casa gli aprì, con in braccio Artù, il suo pestifero chihuahua. Non sapeva niente di Ada, ma dato che c’era gli volle raccontare un fatto strano accaduto nella notte.
Alle due e ventisette era stata svegliata da Artù che abbaiava furioso e raspava contro la porta, come se sul pianerottolo ci fossero un branco di gatti. Aveva cercato di calmarlo, mentre dal piano di sotto la signora Occhiuto, quella pettegola insonne, batteva sul soffitto infastidita dalla confusione, poverina. Ma il cane niente, latrava con la bava alla bocca, impazzito, finché dallo spiraglio sotto la porta non era entrata una luce accecante. Nessun rumore, solo un lampo, il flash di un secondo, ma tanto era bastato per zittire Artù, che si era ritirato con un guaito di terrore. Anche a lei era venuta una strizza tremenda, per essere sincera. Dopo solo silenzio e calma, ma comunque il sonno era andato a farsi benedire, era sveglia da allora. Non che mettesse in relazione quella stranezza con la scomparsa di Ada, ma a qualcuno doveva dirlo. Lui che ne pensava?
Gilberto rispose che non ne aveva idea, la ringraziò per la confidenza che era servita solo a fargli perdere tempo e tornò in casa, promettendo anche a lei aggiornamenti riguardo sua moglie. Appena entrato si bloccò nel vedere quella che era la normalità ma che quella mattina lo aggredì come una nota dissonante: sull’attaccapanni all’ingresso c’erano il soprabito che Ada usava in quel periodo e la sua borsetta. Non sarebbe mai uscita senza. Non di sua spontanea volontà. Questa considerazione lo riempì di panico. Si affrettò al telefono e chiamò la Polizia.
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La moglie di Gilberto risultò essere una delle tredici persone sparite in città durante quella notte senza lasciare alcuna traccia. Di qualcuna si è riusciti a determinare l’ora della scomparsa, tra le due e le tre.
A oggi non si hanno notizie di nessuna di loro.
FINE
Valutazioni Giuria
3 – DOV’È ADA? – Valutazione: 21 Giud.1: Storia ben narrata con una trama di cronaca che purtroppo ogni tanto viene annunciata. Giud.2: bella la descrizione di Lucia e le emozioni che lascia al lettore. non scontato il finale. linguaggio molto chiaro e di facile elttura Giud.3: Tempi e modi verbali da ripassare. Si usa la contrazione del pronome ( “l’aspettasse”) al femminile. Avrebbe potuto riscattarsi con una sorpresa finale. Giud.4: Nel contesto di un concorso letterario, errori formali troppo gravi per una successiva analisi dei contenuti |