3 – IL FIORE DI PASQUA

3 Gen di editor

3 – IL FIORE DI PASQUA

Non potevano essere più diversi di così, per me, fatti e desideri.

Fu quello il primo pensiero mentre mi alzavo di scatto, stupendomi di sentirmi così fresca dopo tre giorni di febbre e deliri, fresca come il vento che aveva scostato le tende, lasciando che la luna illuminasse per qualche istante la parete bianca di calce alla destra del mio letto e la cassa dove “Ha” (°) teneva le stoffe.

“Ha” Yoel che in quel momento giaceva nell’oscurità della stanza, spargendo nell’aria delicati effluvi che sapevano di latte acido, aglio e cumino; mentre teneva sicuramente il braccio destro arcuato sopra la schiena di Ruth, mia madre.

Ma se i fatti erano stati la morte del fiore e del Rabbi, i sogni sono potenti, e io ero disposta a essere punita, per capire.


Vidi il Rabbi mentre salivamo a Gerusalemme per la Pesach(°°). Era ritto su una barca, vicino alla riva, e una folla di persone lo stava ascoltando. “Ha” aveva fermato il carro per mingere e io ne approfittai per scendere, intrufolarmi tra la gente e guardarlo parlare più da vicino. Stava raccontando la storia di un seme caduto sulla roccia che non avendo radici profonde dopo poco avvizzì al sole…non seppi mai come continuasse, perché “Ha” e mia madre mi raggiunsero, risalimmo sul carro e partimmo. Fui, da quel momento e per tutto il viaggio, più ombrosa del solito.


Mi sono alzata, mi sono vestita senza che nessuno se ne accorgesse e ora eccomi qui.

C’è una pozzanghera, enorme, dove il sentiero che porta alla collina scende un attimo in contropendenza.

Mi fermo, indecisa se attraversarla o costeggiarla sulla destra, poi mi guardo riflessa nell’acqua scura.

Shalom a te, Sarah, detta la solitaria!

O anche: tavola istoriata.

Guardo la luna danzare nell’acqua increspata dal vento e finalmente mi decido: tolgo i sandali ed entro nell’acqua gelida, frantumando il suo riflesso.


Ero salita in cima al colle per una via laterale, quella mattinata, con il cuore svuotato dall’

amarezza di quel frammento di racconto.

Che colpa ne ha, un seme, se cade su un terreno non adatto?

Se ciò che ne nasce è così forte da sgretolare la roccia ma tanto fragile da essere destinato a seccare in pochi giorni?

Ma soprattutto: deve, per forza, accadere ciò?

Lassù, piegato da un vento teso – come la mia schiena lo era dai colpi di chi mi aveva generato – si stagliava contro l’azzurro un fiore purpureo che mai avevo visto prima.

Mi avvicinai: sorgeva da una fessura nella roccia, a fianco di un foro regolare scavato nella stessa.

Seppi, all’improvviso, cosa fare.

Con delicatezza lo colsi, decisa a portarlo con me, a trapiantarlo nella buona terra…

Mi sentii sollevare, trascinare via. Alzai gli occhi, guardai.

Bocche urlanti. Ghigni. Il fiore che cadeva ondeggiando nel foro, strappato non so come dalla mia mano. Volti contratti dall’odio… Poi tre uomini sbucarono dall’ultima curva del sentiero; portavano sulle spalle dei legni ed erano sporchi di terra e sangue. Uno alzò gli occhi tumefatti, mi guardò.

Il Rabbi, quel Rabbi.

Cosa provai, non so, perché pochi istanti dopo tre uomini robusti lo inchiodarono al legno che fu, infine, rizzato verso il cielo e infilato nel buco dove…

Urlai noooo, nessuno ci fece caso

Sono solo una bambina di undici anni.


Arrivo al culmine della collina con il cuore che batte come il mazzuolo di un fabbro,

proprio quando l’alba comincia a illuminare i sepolcri dei condannati.

Come nel sogno, il fiore non è morto, anzi: ora è un arbusto spinoso, carico di bacche purpuree.

Sento un suono, ma non ci faccio caso: pare quello che mi invade la testa da quando chi mi aveva generato aveva randellato il mio capo, un attimo prima che D.O fermasse il suo cuore.

Poi mi accorgo che non è così: è il fruscio del vento tra i rami, che finalmente riodo.

Infine arriva il canto degli uccelli e allora piego le ginocchia e piango.


(°): abbreviazione di HaMegadel, padre adottivo.

(°°) Pasqua ebraica

FINE


Valutazioni Giuria

3 – IL FIORE DI PASQUA – Valutazione: 18

Commento:
La costruzione del racconto, probabilmente anche a causa di un errato impiego dei tempi verbali, risulta poco lineare e chiara e ciò inficia anche gli elementi di valore inseriti.