28 – Sara e Giovanni

26 Nov di editor

28 – Sara e Giovanni

Ricordo bene: quella giornata iniziò nel migliore dei modi.

Ultimamente ero un po’avvilita, come potevo non esserlo. Finalmente ero riuscita a dichiararmi a Giovanni, impresa ardua per una ragazza timida come me.

L’avevo fatto tramite sms perchè non sarei riuscita a farlo guardandolo negli occhi.

Lui di tutta risposta mi scrisse: ”Anche a me interessa una ragazza ma non so come dirglielo”

“Ma guarda sto stronzo, io gli comunico ciò che provo e lui mi chiede consigli su come farlo con un altra” pensai.

Colma d’ira bloccai il suo numero di telefono dal mio dispositivo senza replicare.

Stramazzai nel letto, mi cinsi il cuscino sul viso e cominciai a singhiozzare.

Non avevo mai pianto per un ragazzo, mi ero sempre ripetuta che non ne sarebbe valsa la pena eppure lui…lui era diverso.

Lui con quel suo sguardo così dolce e con quell’espressione angelica mi aveva rapito il cuore, io in quei suoi occhi così celesti vedevo il paradiso.

Si era sempre distinto dagli altri, non era il classico bad boy.

Era gentile e pacato.

Aveva speso l’ultimo suo intero anno di superiori a corteggiarmi ed io l’avevo sempre respinto.

“Forse è colpa mia, forse si è stufato ”pensai fra me e me, disperandomi ancora di più.

Istintivamente avrei voluto contattarlo per potergli spiegare che lo rifiutavo perchè non ero abituata a ricevere tutti quei bei gesti e tutte quelle attenzioni e perciò avevo un po’ di timore. Avrei voluto urlargli che sono introversa; ma ormai non potevo…non potevo perdere la mia dignità ed il mio orgoglio per un ragazzo, anche se ne ero follemente innamorata.

Dopo questa riflessione tornai in me.

Per fortuna non dovevo nemmeno più scorgerlo fra i corridoi dell’istituto che frequentavo perchè lui, essendo più grande di me di un anno, aveva già terminato l’anno precedente.

“A proposito di scuola” esclamai.

Mi era totalmente scordata che fra una settimana avrei dovuto sostenere gli esami finali.

Dovevo impegnarmi con tutte le mie forze così che, se fossi passata a pieni voti, la scuola mi avrebbe inserito subito nel mondo del lavoro, come aveva fatto con Giovanni l’anno precedente.

“Diamine! Basta pensare a lui ”mi imposi, buttandomi a capofitto sui libri e iniziando a ripassare finchè, stremata, mi addormentai.

Le giornate seguenti le passai in completa solitudine immersa nei testi scolastici; non feci altro che leggere, sottolineare e rinfrescare la memoria di tutto ciò che avevo appreso durante l’anno.

Tutto ciò mi aiutò a non pensare sempre a Giovanni, che non si era più fatto vivo in nessun modo.

Ovviamente non potevo spendere l’intero tempo sui manuali e fu proprio in quei attimi che la malinconia mi attanagliava: mi mancava da morire.

Arrivò il fatidico giorno dei tanto agognanti test finali.

Ricordo bene: quella giornata iniziò nei migliori dei modi.

Mi vestì e partì spedita verso i banchi con cui avevo condiviso eterne giornate negli ultimi cinque anni.

Arrivata davanti alla cancellata e, attendendo che si spalancasse, sorridevo e salutavo tutti gli studenti, anche se non ricordavo nemmeno i loro nomi dato che non ci avevo mai proferito parola; almeno l’ultimo giorno volevo essere raggiante.

Ero davvero tanto elettrizzata e convintissima di potercela fare e infatti ne uscì a pieni voti. Ero proprio soddisfatta del mio impegno.

Fui l’ultima ad uscire dall’aula perciò fuori dall’istituto non sarebbe dovuto esserci più nessuno, ma vidì una folla acalcata ancora al cancello. Cosa stava succedendo?

Mi feci largo incuriosita e notai un cartellone con scritto: Ti amo Sara.

Non poteva essere certamente rivolto a me, pensai. Quando ad un tratto intravidi quegli occhi paradisiaci.

Mi sussultò il cuore.

Contemplai Giovanni avvicinarsi sempre di più porgendomi un mazzo di rose, i miei fiori preferiti.

Rimasi pietrificata e balbettando lo ringraziai.

Lui approfittò di questo mio momento di imbarazzo e dapprima mi accarezzò dolcemente il viso sussurrandomi che ero io la ragazza di cui parlava nel fatidico messaggio, poi mi baciò intensamente.

Quel bacio segnò l’inzio della nostra storia d’amore che con gli anni decollò ulteriormente.

Sono passati dieci anni ma la ricordo bene quella meravigliosa giornata che continua ad unirci sempre più.




3 Commenti

  1. L’elemento fondamentale di tutto il racconto, il “Ti amo Sara”, viene malamente inserito all’interno della narrazione, disinnescando quasi del tutto la sua carica esplosiva.
    Il racconto è eccessivamente focalizzato sullo struggimento emotivo della protagonista e viene a mancare qualsiasi genere di azione che possa aiutare il lettore a conoscere meglio i personaggi. Giovanni in particolare risulta bidimensionale.
    La forma si rivela incerta in più di un’occasione.

  2. Un racconto d’amore un po’ posticcio, sempre prevedibile, senza nulla di particolare.
    “Agoganti” si suppone sia un refuso per “agognati”…
    Brutti errori nell’uso del passato remoto. Espressioni francamente scorrette: “non ci avevo mai proferito parola”

  3. Linguaggio semplice e scorrevole, a volte ripetitivo. Ma significativo l’effetto immedesimazione nella normalità della protagonista attraverso i suoi gesti e le sue azioni: e proprio quando non vuole pensarci più vede il suo sogno d’amore realizzarsi.
    Bello il finale a sorpresa e gioioso.
    Che sembra aprire ad una vita felice.
    Essenziale, di facile comprensione, efficace.

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