27 – Chiaroscuro
Non potevano essere più diversi di così. Col cuore che mi martellava nelle orecchie, guardai di nuovo il primo quadro, senza dubbio un Caravaggio, e vi riconobbi le stesse ombre che popolavano la mia mente, una visione buia della vita in cui mi riconoscevo fin troppo bene. Il secondo, invece, doveva essere di un impressionista, forse Monet, con quei colori così vivi e luminosi da fare quasi male agli occhi. Dio, quel verde acceso mi ricordava così tanto…
“Signorina Spinetti?”
Trasalii. Forza, Adele, concentrati! La storia dell’arte è il tuo cavallo di battaglia.
Sbattei le palpebre per mettere a fuoco la barba candida del professor Minelli. “Qua—qual era la domanda?”
Sbuffò, guardando l’orologio. “Signorina, sa che cosa diceva Napoleone?”
Feci di no con la testa, grata che ci fossimo solo noi in quella stanza.
“Posso perdere una battaglia, ma non perderò mai un minuto” recitò il professore, agitando l’indice sopra la scrivania di mogano che ci separava.
Lo stavo fissando a bocca aperta e sentii tremare la mandibola quando sbatté il palmo sul tavolo. “Mi sta facendo perdere tempo, signorina. Si svegli! Questa è la ‘Vocazione di San Matteo’ del Caravaggio e questa la ‘Passerella giapponese’ di Monet. Le ho chiesto di elencarmi le similitudini.”
Spinse nuovamente le due immagini nella mia direzione e un ricordo congelato dal dolore sbocciò dentro di me come una delle ninfee sulla tela di Monet.
“Ti piace quel Caravaggio, Adele?” Vidi un paio di occhi verdi osservarmi da vicino, in cerca di una reazione.
“Sì. Ma è così buio. Talmente buio che la luce diretta che arriva da destra sembra quasi una ferita. È bellissimo, ma anche estremamente… triste.”
“Il buio non è triste, tesoro. L’oscurità è da tutte le parti.”
Avevo alzato gli occhi al cielo, sbuffando. “Davvero, papà? Per questo da trent’anni dipingi quadri pieni di luce e di colori?”
Il ricordo del suo sorriso enigmatico mi scavò una voragine nel petto.
“Guarda meglio tesoro” mi aveva detto. “Non esiste luce senza ombra.”
Avevo odiato quella frase all’istante. Ma quella era la sua risposta alla vita: per lui il mondo era soltanto una tela da riempire di colori, che non avrebbe avuto senso senza un velo di oscurità qua e là. Ma che si fa quando l’unica fonte di luce si spegne all’improvviso? Che farò io quando tu non ci sarai più? Questo non avevo avuto il tempo di chiederglielo.
“Signorina…” Il tono del professor Minelli si era addolcito tutt’a un tratto.
Mi sfiorai la guancia con le dita e la trovai umida di lacrime. “Mi dispiace, io… Di solito non sono così.” Affondai il volto nelle mani. “Non so nemmeno cosa ci faccio qui.”
“Ho visto alcuni suoi lavori, signorina. Il talento non le manca.”
Un singhiozzo sfuggì prima che riuscissi a fermarlo. “Mio padre diceva che a quattro anni dipingevo meglio di lui.”
Sentii una mano posarsi sul mio gomito. “Magari è qui perché ama l’arte.”
Era la mia vita… finché un incidente non ha fatto fuori l’unica persona con cui potevo condividerla.
Mi strofinai gli occhi. “Non voglio farle perdere altro tempo, professore. Mi dia il pessimo voto che merito, così tolgo il disturbo.”
Mi alzai dalla sedia, rassegnata ad aver bocciato il terzo esame in due mesi, da quando mio padre se n’era andato. Ma il professore si limitò a osservarmi sopra il bordo dei suoi occhiali da lettura, accarezzandosi la barba, come se fossi una strana creatura che non riusciva a decifrare. “Si sieda, la prego.”
Obbedii, stremata, lo sguardo fisso sui miei piedi.
“Che cosa vede lei in questi quadri?”
Esitai, incerta sulle sue intenzioni. Ma quando alzai gli occhi sul suo volto, trovai soltanto una sincera curiosità.
Mi schiarii la voce. “Vedo un quadro fatto di luce che non conosce il nero.”
“E che altro?”
“Un pittore tormentato dalle ombre della vita.”
Annuì, serio. “Due quadri molto diversi, dunque.”
“Non potrebbero essere più diversi di così…” sospirai. “Ma forse una cosa in comune ce l’hanno.”
“Quale?”
Chiusi gli occhi e feci quello che mi riusciva tanto difficile, quello che papà aveva sempre fatto al posto mio: trovai il lato positivo. “Beh, è piuttosto ovvio, in realtà, visto che non esiste luce senza ombra.”
Per la prima volta da quando ero entrata in aula, quella mattina, vidi il professor Minelli sorridere. “Concetto interessante, signorina Spinetti. Che ne dice di elaborare?”
Valutazioni Giuria
27 – Chiaroscuro – Valutazione: 28 Commento: L’idea è bella e la narrazione è ben costruita. Forse un po’ sbrigativo il riferimento alla morte del padre. Lo stile è scorrevole ma ci sono alcune imprecisioni che in parte lo penalizzano. |