25 – Biografia in fieri
Se fosse tutto un gigantesco imbroglio?
Tullio aveva rinunciato a molte cose per realizzare il sogno di vivere da solo. Si era sposato, ma aveva divorziato. Gli piaceva la musica e suonare la chitarra e la batteria, ma tra le cose che aveva abbandonato c’era pure questa. Non per una questione metafisica e trascendentale, ma per non venire meno al suo insano proposito di solitudine, proprio questa non doveva e non poteva mettere da parte. Se, infatti si fosse lasciato andare e si fosse messo a suonare la batteria, che tra l’altro nemmeno possedeva, avrebbe dovuto frequentare un gruppo di amici e una sala prove. Questo non coincideva col fine che si era proposto…
Ermetico. Paranoico. Pauroso. Psicotico…
Era figlio di suo padre, un insegnante, votato alla politica; e di sua madre, anch’essa insegnante, ma amante dei viaggi e del benessere, in contraddizione ostentata e perenne con gli ideali di suo marito.
“Mio padre. Non so che dire di mio padre. Non so che dire di mio padre…Non se fosse vittima o complice del sistema, fatto sta che tra le cose che mi diceva c’era quella di aver gabbato il regime di Mussolini: era riuscito a non partire volontario nella Campagna d’Africa, dove l’Italia non aveva fatto una bella figura.
In seguito, a liberazione avvenuta, si iscrisse alla P.S.I, e, a cavallo fra gli anni sessanta e settanta venne eletto sindaco da una giunta P.C. I-P.S.I in un piccolissimo paesino di origini albanesi in Calabria, Carfizzi, nel crotonese sopra Cirò e ad un tiro di schioppo da Melissa, il comune dove alla fine degli anni cinquanta i contadini occuparono le terre e l’onorevole Scelba in risposta aveva dato vita alle forze di pronto intervento, la Celere, che avrebbe dovuto risolvere i casi del genere e quelli che si sarebbero potuti riproporre in tutta Italia”.
A Carfizzi Tullio vi trascorse interamente tutta l’infanzia. E, siccome era nato a Soverato, piccola e rinomata località amena sulla costa ionica dove pure i Salesiani avevo un collegio. Fu la fama di cui questi godevano a indurre i genitori di Tullio a mandarcelo. Un trauma!
Fu allora che Tullio, con mille difficoltà, imparò che l’adattamento ad un ambiente nuovo è necessario quando sopravvengono ragioni superiori a mettere in discussione l’equilibrio psicologico. [Continua]
Tullio si sparò in testa una settimana dopo l’iscrizione all’Istituto Salesiani di Soverato.
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