24 – U. il tecnico oscillante

18 Nov di editor

24 – U. il tecnico oscillante

“E se fosse tutto un gigantesco imbroglio?”

La solita ora. Sudato fradicio, U. si sveglia fra le tapparelle appena abbassate, dalla fessura volgare, come se in fondo un po’ di luce sia giusto che debba passare. La stanza rimane nella penombra U. non si alza, rimane zitto e riflette. U. schiaccia il viso nel cuscino. U. chiude gli occhi. Inizia a scendere. Il respiro si reprime sommerso nella soffice piuma. Scende i gradini nebulosi di un gigantesco edificio completamente immerso nel buio. Scende e dei gradini accesi di bianco cominciano a plasmarsi ingrandendosi e distanziandosi a proprio piacimento. U. si guarda attorno percependo il nero delle pareti colare impercettibilmente. Nota che fra le sue mani vorticano e si poggiano con cura deformazioni di materiali rocciosi e scheggiformi, violacei. Incedono maliziosi, verso le sue braccia, verso il suo petto, assimilando i colori della tempesta macchiata di tenebra.

U. viene accolto dolcemente in un materiale malleabile e fluido. Intorno ad U. prendono forma ondulazioni cromatiche.

tilt.

“E se fosse tutto un gigantesco imbroglio?”

U. apre gli occhi. E’ seduto sul divano del soggiorno. La stanza è fredda, il divano umido. Fuori il mondo avanza scorrendo su binari conformi agli standard più innovativi.

“Non capisci tutte queste tecnologie magiche? Questi strani oggetti capaci di…” Flop

U. non può fare altro che chiudere gli occhi. E Scendere.

Sbuck

U. si ritrova nei meandri oscuri di una coscienza distorta. Le fluttuazioni magnetiche rimbalzano su coniche di cemento corroso. Gli occhi si dilatano spasmodicamente. La bocca si allarga e si ricuce in sé stessa. U. cerca di nuotare verso l’oscurità. Cerca di scendere. Incede verso l’impetuosa corrente contraria. E Cede. Il suo corpo sussulta. Il corpo materico di U. si dissolve come polvere calcarea. Mentre continua a scendere.”

“Cosa diavolo!”

Risvegliatosi di colpo fra le mura di un enorme salone U., attonito, ammira le prorompenti navate infrangersi sul vetro fuso al blu abissale. Si rende conto di non riuscire più a controllare questo suo oscillatore di tricoscienza atomico. U. si ricorda che più l’oscillatore di tricoscienza atomico scava nei suoi ricordi più il suo pacchetto di memoria presciente a 64bit amalgama le memorie di rituali nefasti e concomitanze sociali melmose. In quel preciso istante entrarono nella stanza dieci unità speciali dineurali. Il corpo di U. esplose. Vide la sua capacità visiva sfumare in ondulazioni cromatiche sinuose. Vide i tavoli, le sedie poi l’interno salone contorcersi e dilatarsi, in un puro e stabile mutualismo materiale. La coscienza di U. iniziò a fluttuare compressa nel ricordo di un’estate di molti anni fa, nella casa di famiglia vicino Ipswich. L’atmosfera accogliente cullava l’eterea percezione fenomenica di U. Percepì il calore di quella giornata sulla propria membrana plus-epidermica. Fu in quel momento che vide un U. ancora bambino che con amabile commozione si perdeva nella scollatura della sua cugina più grande. Dei numeri fluttuanti e strisce di codici immersi nell’oblio compaiono dinnanzi al suo sguardo. Le unità dineurali, sazie, lasciano la messa in scena. Lasciano U. solo. Inerte U. stringe fra le mani il suo oscillatore di tricoscienza atomico.

“Ho fallito. Miseramente.”

Ad un tratto un uccello si posa sul davanzale dell’enorme vetro. Il suo sguardo è negli occhi di U., ormai vitrei e confusi. La paura dissolve l’energia disturbatoria della coscienza. U. pensa. E’ un attimo. Preme il pulsante di riconversione ancestrale. Zaaaaaap. Riscrive la rotta trifasica sul convertitore bineruale portatile. Il salone si riempie di fantasmagoriche vorticomagie luminose. U. stabilizza i parametri dell’onda delta. Le impostazioni di conversione iperuranica si dispongono nell’assetto prestabilito dai parametri intercoscienti. Spartf. L’oscillatore di tricoscienza atomico riporta U. sul piano fenomenico dei fatti.

“Quale sconvolgente accaduto.”

“Che incredibile cambiamento di trama”

“Quale estenuante ritornello psichedelico”

U. vira lontano con un ultimo colpo cerebrale, ed ormai può ritenersi al sicuro dalla messa in scena. Ad U., povero auto-eroe squattrinato, non resta che fare la spesa con i pochi soldi che gli rimangono e il dubbio che la tecnoscienza abbia in qualche modo manipolato e intercettato le sue pseudotrasmissioni. E non resta che tornare fra le curve assecondanti delle coperte, fra i morbidi desideri di piuma e preparare le vettovaglie per il prossimo viaggio, in cerca di altro preparato purpureo. Adesso è il momento che U. lasci queste fatiche ai luridi droidi ad apprensione programmata e si rifocilli la folta nervitudine di omeomaria sintetica.

Addio viaggiatori.




Un commento “24 – U. il tecnico oscillante

  1. Molto bella l’impressione che il testo rende al lettore già dall’incipit iniziale: attraverso (soprattutto) le sensazioni tattili e visive si esalta il senso della realtà virtuale, dell’etereo, dell’imbroglio fino ad arrivare al sogno. Tutto evidenziato dalla cura dei particolari e dal parallelo reale-surreale. Il ritmo è incalzante, il linguaggio ben studiato, a tratti complesso.

Lascia un commento