24 – SABOTAGGIO

6 Gen di editor

24 – SABOTAGGIO

Non potevano essere più diversi di così. Uno era grassoccio, il collo tozzo, le mani e il viso paffuti. Più basso dell’altro, che pure presentava un leggero ingobbimento dovuto alla postura. Costui era magro, addirittura esile, la carnagione un po’ pallida e il viso scavato. Eppure, i lineamenti erano identici: lo stesso naso importante, gli occhi penetranti e sempre circospetti con quel taglio un po’ orientale che dava particolarità al viso, la bocca sottile ma non troppo, raramente illuminata da un sorriso.

Insieme da sempre, si sopportavano a fatica. La crescita e il passare degli anni aveva messo distanza tra loro fino a renderli opposti. Le loro esigenze, i loro gusti e, in generale, la loro attitudine verso il mondo, erano inconciliabili: a uno piaceva fare sport, l’altro era pigro e indolente; uno era vegano e salutista e aveva abolito da tempo grassi e carboidrati dalla sua dieta, l’altro era famelico e amante del junk food; uno era gentile, educato e sempre disponibile, l’altro chiassoso, sbrigativo ed egoriferito.

Ci si aspetterebbe almeno dell’affetto reciproco, un residuo di quell’antica unione, di quella comunanza di esperienze che avevano vissuto. E invece i due si odiavano. Così quando Adelfo si invaghì di una donna e iniziò a frequentarla, quell’altro, per ripicca, trovò il modo di sabotarlo. Lui e Irene erano seduti al tavolo di un ristorantino defilato ma molto romantico e avevano appena ordinato al cameriere un antipasto e un secondo a testa. Ciò che arrivò al tavolo poco dopo, però, non corrispondeva per nulla alle attese: il cibo aveva un pessimo sapore, come se qualcuno avesse volontariamente mescolato gli ingredienti sbagliati. Adelfo, in imbarazzo, rimandò indietro i piatti di entrambi, nonostante Irene cercasse di minimizzare il problema, e volle lasciare il locale. La donna non sapeva che dire e sul suo volto Adelfo poté leggere… delusione. Si separarono, tornando ognuno a casa propria.

Fu dopo pochi passi che lo vide dietro il finestrino di una macchina. Subdolo. Tentava di nascondersi dopo avergli mandato a monte i piani. Era certamente stato lui a sabotare la cena. “E probabilmente, nel frattempo, si è mangiato tutta la dispensa del ristorante, grasso com’è”, pensò Adelfo.

Rientrato a casa, si tolse scarpe, giacca, pantaloni camicia e calze, rivelando la magrezza della sua schiena nello specchio alle sue spalle. Ripose gli abiti su una sedia e si infilò il pigiama.

Fu una notte di sogni agitati: lui che sedeva in prima fila a lezione in università ascoltando il professore, quell’altro che attirava su di sé l’attenzione di tutti i compagni facendo domande a sproposito; loro che durante la lezione di ginnastica alle superiori aspettavano di essere smistati in una delle due squadre per la partita di basket, ma nessuno li sceglieva perché quello, fingendo di stare male, lo trascinava negli spogliatoi; lui seduto sul prato in riva al fiume mentre lì accanto le ragazze chiacchieravano civettuole con i suoi amici ignorandolo completamente, e quell’altro che, comparendo dal nulla, aveva iniziato a deriderlo.

Si svegliò, più stanco di quando si era addormentato, e se lo vide davanti.

Quella faccia che avrebbe tanto voluto prendere a schiaffi, così beota in quel suo essere tonda e chiazzata di rosso, quel corpo sgraziato e rigonfio di grasso e tracotanza, quella presenza fastidiosa che stava lì a sfidarlo, a ricordargli che non valeva niente, di quanto i suoi tentativi di migliorarsi fossero inutili e che quei chili, dei quali cercava da sempre di disfarsi, erano sempre lì in quello specchio a guardarlo così come lo guardavano gli occhi di quello. Come lo guardavano sempre: dagli specchi, dai finestrini delle auto, dalle vetrine, persino dalle pozzanghere in una certa condizione di luce. Quegli occhi pieni di repulsione, disprezzo, risentimento, schifo, distorsione. Che poi erano i suoi.


Valutazioni Giuria

24 – SABOTAGGIO – Valutazione: 18

Commento:
Il racconto non è chiaro: non si capisce se sono gemelli e perché ci sia quest’odio tra loro. Cosa li costringe poi a stare insieme se non si sopportano? Anche la sintassi, a volte volutamente complessa, non contribuisce a conferire chiarezza