24 – Il sapone
“Ma dove scappi così di corsa Giorgio? Aspettami, vengo con te! Cosa ti è successo? Giorgio, stai bene?”
“Ho visto il Sapone a Golasecca”
“Smettila, cosa stai dicendo? Che sapone?”
“Nicola Sapone”
Giorgio era uscito quel tardo pomeriggio per una corsetta tra i boschi che costeggiano la strada della Mercantera. Passando davanti alla baita dei Ballarin, vide un uomo. Indossava un saio nero, tra le mani una falce, sembrava la Nera Mietitrice e poi…e poi quella musica satanica proveniva forse da un’auto. Giorgio incrociò il suo sguardo. Era certo che Sapone l’avesse riconosciuto.
“Giorgio, non scherzare, dopo aver ucciso il Tollis e la Pezzotta ed aver istigato un po’ di gente al suicidio…beh, sta ancora scontando i due ergastoli. Dubito lo vedremo ancora.”
“Luca seguimi!”
“Ma gli Slayer1 lo sanno? Questa volta glielo dici tu a Jeff Hanneman!”
“Luca, è una cosa seria, smettila!”
Sotto casa di Giorgio incontrarono Dino Conti, un fiorentino che da poco si era trasferito nell’appartamento accanto. Un bel tipo, alto, una camminata di quelle che ti impediscono di staccargli gli occhi di dosso ed un look volutamente trascurato. Non si conosceva la sua professione, voci di paese dicevano fosse un militare in congedo permanente. I due amici scambiarono con Conti due convenevoli poi con una scusa lo salutarono.
Più tardi, annacquando la tensione con un calice di prosecco, cercarono su un sito di cronaca nera notizie di Sapone. Effettivamente era in carcere e stava per laurearsi in filosofia.
“Chi l’avrebbe mai immaginato!” esclamò Luca. “Guarda un po’, il Volpe invece dopo il pentimento è diventato credente”.
Giorgio non era tranquillo, l’indomani sarebbe tornato a Golasecca.
Nonostante la baita dei Ballarin fosse abbandonata da anni, trovò la brace di un fuoco spento da poco, nei pressi una bottiglia vuota di vodka ed un pacchetto di sigarette accartocciato. Tra il mantello di aghi di pino antistante l’ingresso qualcosa luccicava: un ciondolo, in realtà era una placca metallica, sul retro un’incisione: San Salvi – Firenze. Recentemente un simile pendaglio l’aveva visto al collo di qualcuno di sua conoscenza, non fu in grado di ricordare chi fosse.
Comunque era evidente che qualcuno fosse stato li.
Giorgio scoprì che il San Salvi era stato un manicomio, chiuso grazie alla legge Basaglia del ’78.
“Cosa c’entra il San Salvi con colui che voleva assumere le sembianze del Sapone?”. Si ripeteva queste parole mentre vagava per la sua abitazione in cerca di risposte.
Aveva iniziato a piovere. Una pioggia battente, sembrava scandire i minuti ed i secondi di quella sera. A rompere quel ritmo fu il campanello. Dallo spioncino Giorgio riconobbe Dino. Si sentì sollevato di avere visite, così aprì la porta invitando il vicino di casa ad entrare. Giorgio gli raccontò le sue perplessità. Conti nonostante fosse “forestiero” conosceva bene la storia del Sapone, del Volpe e compagnia bella. Aveva avuto modo di appassionarsi a quel caso di cronaca che li aveva visti protagonisti e che tanto aveva terrorizzato la provincia di Milano e Varese nel ‘98.
Mentre Dino incalzava domande su domande, Giorgio si ricordò che la piastrina trovata apparteneva proprio al suo interlocutore. Rabbrividì. In effetti la sua corporatura faceva pensare a colui che indossava la tunica. Certo i capelli non erano gli stessi ma una parrucca avrebbe reso possibile la trasformazione. Si sentì improvvisamente assalito dal pericolo ed il fiorentino aveva ormai avvertito questo stato d’animo. Con una scusa Giorgio si allontanò, mentre cercava di raggiungere le scale, si sentì afferrare per il collo.
La voce di Dino si era trasformata in un suono disumano che gli sussurrava: “Le bestie di satana sono tornate! Muori!”
Le urla di Giorgio furono udite da alcuni passanti che intervennero prontamente evitando l’irreparabile.
Dino Conti non era altro che un disadattato che aveva trascorso quindici anni della sua vita al San Salvi, nella sua pazzia si convinse di essere una bestia di satana e di dover proseguire in totale spirito di emulazione ciò che la droga e la noia avevano a suo tempo iniziato.
1 Gruppo metal accusato di aver ispirato gli omicidi elle BdS
Valutazioni Giuria
24 – Il sapone – Valutazione: 22 Gaia: La vicenda certamente incuriosisce il lettore, che ne segue voelntieri gli sviluppi. I personaggi, però, non sono costruiti perfettamente: a figura di Luca sparisce dopo poche righe; Dino, apparentemente quasi uno sconosciuto, viene inaspettatamente coinvolto a pieno regime e non si comprende bene perchè Giorgio senta il bisogno di raccontargli tutto… Una migliore organizzazione dei personaggi e dell’archittetura narrativa avrebbe certamente dato maggior valore ai contenuti. Buona la forma. Un po’ più di tempo avrebbe consentito forse un risultato migliore: ce n’erano tutte le premesse! Matteo: La struttura del racconto non è ben congeniata: lo sviluppo della narrazione è difficile da seguire, anche a causa della poca consistenza dei personaggi. Il dialogo iniziale mi è parso innaturale e il paragrafo in cui si descrive l’incontro tra Giorgio e il Sapone presenta una consecutio temporum errata. In generale la vicenda è poco convincente ed è facile per il lettore perdere dei passaggi. Paola: Il racconto è interessante e, nel complesso, piuttosto ben costruito. Per rafforzare il ruolo di Luca, altrimenti marginale, si poteva fare in modo che i due amici proseguissero le indagini insieme. Giorgio avrebbe comunque potuto trovarsi solo al momento dell’aggressione. Utili i riferimenti di cronaca (delitti, gruppo metal e ospedale psichiatrico): danno sostanza al racconto. Corretto sul piano stilistico. Pietro: La storia è interessante, il racconto non sempre le rende giustizia. In particolare, nulla viene detto del motivo che spinge Giorgio a indagare su ciò che ha visto (perché, mi chiedo, non farsi i fatti propri?), né è credibile la lentezza con cui Giorgio, trovata la piastrina, capisce che la Nera Mietitrice è Dino (anche perché, piastrina o no, chi legge capisce tutto non appena viene presentato il forestiero); inoltre la figura di Luca è inutile allo sviluppo della trama. Per risolvere tutti questi problemi in un colpo solo credo basterebbe mettere Dino al posto di Luca. In questo modo Giorgio, vista la Nera Mietitrice, chiederebbe aiuto al suo amico Dino, ignaro che è proprio lui ad averlo terrorizzato; e scoprendo la piastrina in sua presenza capirebbe, ma troppo tardi. Chiara l’esigenza della spiegazione finale, ma allo stato attuale è uno «spiegone» – come si dice in questi casi – del tutto gratuito. |