24 – Biografia in fieri IV

8 Dic di editor

24 – Biografia in fieri IV


Ora lo so: non è sempre vero che le scelte più sagge le compie chi ha i capelli bianchi…più sono in là con l’età e più credono di essere intelligenti e presumo, alcuni, di essere pure furbi e scaltri.

In una parola, giovani!

E come se, aumentando gli anni, sia naturale diventassero più capaci di intendere e di volere. Ma, magari fosse così!!!

La gerontocrazia sarebbe ancora all’ordine del giorno e non una delle leggende metropolitane che i mass media divulgano. Prendete me, per esempio, quale saggezza ispira il mio fare? Quella dell’età? Che si presume debba essere guidata dalla capacità di razionalizzare…perché se non hai imparato a sessant’anni, ma quando impari più? E, invece, a rimorchio di un’adolescenza presente ancora nei ricordi e nelle sue immagini, ripeto costantemente gli stessi errori. Mentre non dovrebbe essere così! Ma, cosa mi hanno insegnato i miei errori? “A doverli affrontare!” -risponderei se non fossi funestato dal passato e dai suoi errori che si ripetono! Ma, a cosa serve sapere di non essere in grado di fare le scelte giuste per sé stessi? “A non doverle fare per altri!” è la voce della coscienza che parla? Mah! A sessant’anni si può credere lo sia!… Che la paranoia non sia soltanto quella di non trovare una penna che scriva bene, che non sia questo il problema, che non lo debba essere, che non lo diventi per colpa di qualcuno che vorrebbe scrivere meglio ma che l’età non l’aiuta… “Perché?” Perché il concetto di età prevede anche questo. Viene riconosciuto ai sessantenni che sia questo un momento decisivo alla loro sopravvivenza, da qui l’esagerata sopravvalutazione di quello che fanno per non estinguersi, da cui la loro incapacità di rendersi conto che il loro problema non è la penna che scrive bene. Ecco, ho capito, così almeno credo, che quello che faccio, cui solitamente e iteratamente mi lascio andare è sottovalutare il problema. Affronto il problema sottovalutandolo… ma da quale filosofia avrò mai tratto questo insegnamento? “Ma da quello del pressapochismo!” Pressappoco: tutto è pressappoco come è, cioè: tutto sempre così come appare, pressappoco così com’è. Quindi, da vecchietti ci lasceremo andare alle apparenze, se da giovanotti badavamo più alle apparenze?

È un teorema del pressappochismo!

Lo dice la coscienza?

Si, lo dice anche la coscienza!


4 Commenti

  1. Quella che all’inizio sembrava una bella voce da seguire mi ha respinto brutalmente alla comparsa della paranoia («Che la paranoia»…). Da qui in poi, a causa della sintassi non sempre chiara e – credo – di alcuni passaggi del ragionamento lasciati impliciti, non sono più riuscito a starle dietro.

  2. Faccio fatica a orientarmi all’interno del racconto. Un vero e proprio flusso di coscienza in cui è facile per il lettore perdere la bussola. I pensieri e le tematiche si sovrappongono continuamente, rendendo la lettura alquanto complessa.

  3. Interessante il taglio della riflessione pura, priva di una trama. Ricalca Joyce e il suo stream of consciousness. A tratti tuttavia è troppo contorta e costringe ad un eccessivo lavoro di decodifica

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