24 – Motel V.

25 Nov di editor

24 – Motel V.

-Essenza evocativa: Sostanza neuroipertrofica da inalare con i suoi eccipienti fondamentali, alla fragranza amigdalotrofica, di ultima preparazione Fabric Lidarcom, per un’essenza più tonica e profonda.-

“Ricordo bene: quella giornata iniziò nel migliore dei modi, l’ammasso tortuoso, compatto, archetipo materiale e pulsante dell’umanità, rantolò inesorabile. Le rigogliose vallate di Arcadia furono corrose dall’agglomerato umanoide nelle loro fondamenta. Quando…“

“Esperimento 0289 correlato al progetto 043 -Nucleo Cosciente di unità biologica informatica- si richiede la valutazione del flusso temporale interspazio dinamico. Possibile falla nella stratificazione della rete interbiologica dei diversi nuclei derivati.”. Proruppe l’ultimo modello di droide biosintetico ad emotività programmabile.

“Coff!Coff! Non ora DBS.e3.021…Dov’ero rimasto allora, sì sì…”

Subito il vecchio uomo sulla poltrona d’essenza di cachi si rivolse al piccolo fanciullo dalla maglietta di pesca. “L’immensità di un unico oscuro oblio riempito di barlumi di una speranza celata in ogni essere umano, venne coperta, sovvertita nella prospettiva fenomenica di un’insignificante componente del putrescente groviglio di carni che proprio in quel momento si apprestava a devastare il proprio addome informe di feticci umani, insignificanti, contro le poche palazzine disabitate e fagocitate dal verde. L’impatto scosse le percezioni individuali dei nodosi soggetti, contenitori remoti di sistemi cerebrali sensibili. Le loro membra vibrarono all’unisono nelle proprie escrezioni ematiche, verso il fango spoglio e il ciottolame, umido, di laghi ormai collassati sotto il peso inarrestabile, dell’enorme globo sapiente.” Il vecchio uomo prese un grosso e sonoro respiro e continuò. “Una volta, addirittura…”

Il vecchio scostò lievemente il capo, avvicinandosi al fanciullo e scandendo lentamente le proprie parole “colpì la porzione posteriore di un enorme massiccio calcareo…di circa 5.895m.”

Il piccolo fanciullo dalla maglietta di pesca spalancò la bocca adornata di pochi dentini da latte rimasti. I suoi occhi luccicarono al suono numerico delle cifre scandite dalle flebili labbra del nonno.

“COOOOSA?!” urlò.

Il vecchio uomo sbofonchiò leggermente. L’odore sintetico dell’essenza evocativa gli era sempre apparso pungente e la sua criptocella di senilità ne era completamente pervasa.

“Ebbene sì! Coff!Coff!” il vecchio ebbe un leggero brivido lungo tutta la schiena. Le mani gli tremarono convulsamente per meno dei due terzi di un secondo “Ecco, sì…allora… Nessuno sapeva ormai cosa fare, le poche persone rimaste erano divise da migliaia di chilometri e la prerogativa di ogni essere cosciente sopravvissuto, era di allontanarsi ogni qualvolta apparisse l’ammasso informe di carne. La stessa carne, figlia del ricordo dei cari compagni, nemici, amanti persi in essa e mai più ritrovati. Ma soprattutto, la necessità ultima, sopravvivere, procurarsi acqua, cibo, un riparo. Nulla di più. Il resto non aveva più importanza”

“Ma nonno!! Cosa dici! Questa è veramente troppo grossa.” Disse il piccolo fanciullo di pesca fagocitando le proprie pasticche ad alto contenuto di micro-neurotrasmettitori organici proimmaginativi.

Il vecchio uomo ondeggiò sulla poltrona d’essenza di cachi “Forse hai ragione…” Non riusciva a smettere di pensare a quanto l’odore d’essenza evocativa somigliasse all’odore fiorito dei chiodi di garofano, così caldo e familiare. Sottilmente stordente.

“Nonno! Nonno! Io devo andare, fra poco inizia la lezione di pianoforte, nonno! Ti farò sentire la canzone che ti suonava sempre la nonna! Ricordi? Quando l’avrò imparata tutta la suonerò solo per te. Ciao Nonnino!” Il piccolo fanciullo di pesca sorrise al nonno, dandogli un bacetto sulla fronte e rimboccandogli la coperta sulle gambe stanche e sonnolente. Proprio come si sentiva lui da un po’ di tempo ormai.

Il piccolo fanciullo di pesca scomparve dalla stanza, lasciando solo il vecchio, fra gli odori nervotrofici e l’ombra dei pochi soprammobili spogli.

“Non ancora. Riproduci di nuovo questa ipnosimulazione DBS.e3.021. Ripetila per favore…”

“Ma…Mio signore, l’esperimento 043? NC-ubi sta riscontrando svariati probl…”

“Non ora DBS. C’è tempo e luogo per ogni cosa.”

“Va bene signor Lidarcom. Eseguo.”




3 Commenti

  1. Racconto davvero ben strutturato e ben scritto. Alcuni passaggi risultano però eccessivamente complicati, a causa del linguaggio utilizzato. Consiglio una parziale semplificazione, allo scopo di rendere più facilmente fruibile il racconto, senza andare a stravolgere i suoi aspetti peculiari.

  2. Interessante l’impiego di un linguaggio decisamente particolare per rappresentare una realtà futuristica e artificiale, anche se l’impiego massivo di termini complessi risulta alla lunga un po’ pesante.
    Bella l’illusione di uno squarcio di umanità nel dialogo nonno/bambino improvvisamente annientata dalla rivelazione che si tratti di un artificio sperimentale. In sintesi: buona la trama, efficace lo sviluppo, un po’ pesante, ma sempre corretto e spesso arguto il linguaggio.

  3. Testo complesso e non sempre di facile lettura. Il linguaggio è ben studiato e la grammatica più che corretta: le frasi sono lunghe e articolate con l’utilizzo di termini importanti, ed imponenti.
    Le descrizioni sono minuziose, vive, attente, a tratti crude e cruenti: il linguaggio pseudo scientifico attira in un vortice che spinge il lettore ad immedesimarsi nel contesto della narrazione. La trama si dirama sul pensiero incombente del futuro, di una società di androidi macchina, di esperimenti fantascientifici, di superstiti di un mondo diviso che insegue il sogno della sopravvivenza e dell’umanità. Della speranza nel ricordo.

Lascia un commento