23 – E se fosse tutto un gigantesco imbroglio?
… e se fosse tutto un gigantesco imbroglio?
Pensate di rientrare dal lavoro e trovare una lettera nella vostra cassetta della posta.
Una busta gialla, con il vostro indirizzo scritto a penna sul retro e un francobollo con il timbro. Se la avvicinate al naso potete ancora sentire il profumo della persona che ve l’ha scritta. Che meraviglia prendere il coltello e aprirla come faceva la mia nonna, con cura, come se fosse qualcosa di estremamente prezioso. Passare le dita sulla carta e sentire il calco della penna sul foglio. Ammirare la scrittura imperfetta, le macchie di inchiostro e la cura con cui le parole sono state scelte.
Ecco, oggi rientrando dal lavoro ho trovato una di queste lettere nella mia casella di posta, era lì che si nascondeva tra i cataloghi della LIDL e i volantini promozionali del sushi dietro casa.
Non pensavo esistessero ancora, credevo che le buste potessero contenere solo bollette o peggio ancora multe.
Quando ero piccola passavo molto tempo con mia nonna Teresina, lei mi ha insegnato a cucire, a fare gli orli dei pantaloni e a giocare a ruba mazzetto. Ma soprattutto, mi ha insegnato l’arte del lasciarsi corteggiare.
Mi raccontò che il giovane Piero, da poco arrivato in paese, le faceva il filo e le chiedeva spesso di poterla riaccompagnare a casa dopo la messa della domenica, lei rifiutava sempre imbarazzata. Lui non si arrese, passò tutte le sere alle diciannove in punto a lasciarle una lettera nella cassetta, aspettava all’angolo vicino alla Cartoleria fumando una Malboro Rossa, la guardava mentre scartava la busta e poi si allontanava.
Mia nonna mi insegnò il segreto dell’amore, la lentezza e la chiave delle lettere scritte a mano, sta proprio qui, nella meravigliosa attenzione per i dettagli.
Non ne avevo mai ricevuta una, fino ad oggi, mi sento elettrizzata, Chi mi avrà mai scritto una lettera? Un ragazzo che mi vede tutti i giorni sul treno ma non ha il coraggio di parlarmi? Inquietante, mi avrebbe seguita fino a casa per imbucare una lettera. Un vecchio fidanzato? Sarebbe una bella sciagura. Mia madre? Sì, lei potrebbe essere stata, non le rispondo mai al telefono, magari sta tentando un approccio epistolare. No, magari è tutto uno scherzo, la lettera è semplicemente vuota.
Sono corsa in casa a prendere le chiavi, con il fiatone ho fatto le scale fino al 4° piano, ho lanciato la borsa sul divano dove il gatto stavo dormendo beato, sentendosi urtato da qualcosa con il peso specifico di un mattone è saltato a terra terrorizzato. Mi sono messa a cercare la chiavetta della posta nel cassetto delle cose dimenticate, quello dove alcuni oggetti spariscono per anni per poi saltare di nuovo fuori, dove si accumulano così tante cose che poi alla fine pensi di non averle più e le ricompri.
Ci trovo degli accendini, un paio di bollette scadute, degli auricolari, un vecchio cd degli Smiths, un rossetto rosso e un’altra serie di inutili cianfrusaglie, lo sistemerò un giorno o l’altro. Ma della chiave neanche l’ombra.
Squilla il cellulare, ovviamente è mia madre, mi sento in copla per la lettera, rispondo.
“Mà, ora non posso parlare, sono impegnata, mi è arrivata una lettera. Sì, una di quelle scritte a mano, è nella cassetta della posta ma non so come prenderla. Giuro, non ti sto prendendo in giro….Mà? Mà?”, ha riattaccato, non me l’ha mandata lei.
Chiudo la porta e corro di nuovo al piano terra, la lettera è sempre lì, nella cassetta.
Cerco di infilare in quel maledetto buco tutte le chiavi del mio mazzo ma nessuna sembra essere della misura giusta. Inizio a tirare dei pugni come quando alle superiori compravo i taralli alla macchinetta e si incastravano nel rullo. Smetto perchè inizio a sentire un dolore atroce alla mano ma soprattutto vedo il signore del primo piano che mi spia dalla rampa delle scale, mi giro sorridendo e saluto con la mano, come se non stesse succedendo nulla. Maledizione!
Scendo con la cassetta degli attrezzi, cerco di forzare lo sportello, lo sto per aprire quando una voce dietro di me esclama: “Scusi lei, perchè sta cercando di forzare la mia cassetta della posta?”. L’avevo detto che era tutto un gigantesco imbroglio.
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