23 – La casa maledetta

8 Dic di editor

23 – La casa maledetta


“Ora lo so: non è sempre vero che le scelte più sagge le compie chi ha i capelli bianchi.

Se solo mi avesse ascoltato…”


Mia mamma, ormai 60enne, si era decisa ad acquistare una casa, dopo anni e soldi spesi in affitto; poiché voleva lasciarmi in eredità una casa di proprietà.

Io dapprima ne fui felice ma quando scoprì quale aveva scelto cambiai stato d’animo; sapevo in cuor mio che non era una scelta saggia.

Abbiamo sempre vissuto in un paesino adagiato sulle colline Cuneesi popolato all’incirca da cento persone difatti ci conoscevamo tutti fra di noi.

Nel paesino alleggiava da sempre una terribile leggenda: si narrava dell’esistenza di una casa maledetta ed era proprio quella che mia madre avrebbe acquistato dopo qualche anno.

Devo ammettere, avendola visionata personalmente, che la casa si presentava maestosa sia all’esterno che all’interno.

Ero andata insieme a mia mamma ad ispezionarla e visitarla perchè lei non credeva minimamente alla leggenda che definiva semplici pettegolezzi di paese.

Voleva acquistarla anche per dimostrare a tutti gli altri cittadini che si sbagliavano a giudicarla in malo modo e che stavano sprecando un immenso patrimonio.

Voleva redimere quella casa sd ogni costo.

Al momento di firmare l’ultimo documento per possederla, mia madre era entusiasta mentre io ero titubante.

Anche se ci provai, nulla le fece cambiare idea e d’altronde non potevo impicciarmi dato che i soldi spesi erano i suoi.

La prima notte all’interno della nuova casa andò bene, ma già la nottata seguente sentì provenire dalla cantina dei lievi lamenti che nelle notti successive si fecero sempre più intensi.

Iniziai anche ad udire lo struscio di catene ed anche se impaurita non rivelai nulla a mia madre.

Finchè una notte, svegliata di soprassalto, vidi lei: Elena.

L’avevo riconosciuta perchè avevo visto una sua foto nel libro scritto sulla leggenda del nostro paese.

Era lì di fronte a me che mi fissava con una sguardo che pareva indemoniato.

Benchè sapevo che non era reale ma solo uno spirito io la vedevo nitidamente.

Iniziai a sudare freddo.

Mi paralizzai.

Feci per chiamare mia madre per chiederle aiuto ma non riuscivo ad emettere nessun suono.

Presa dal panico, persi i sensi e l’ultima cosa che vidi fu lo sguardo stupito di mia madre mentre entrava nella mia camera da letto e assisteva a quella scena.

Ho rimosso tutto di quella notte, so solo che al mio risveglio mi sono ritrovata dentro un letto di ospedale.

I medici mi rivelarono qualche giorno dopo che avevano ritrovato il corpo senza vita di mia madre e tutto d’un tratto ricordai.

Ma certo Elena. Era stata sicuramente lei ad ucciderla.

Si era voluta vendicare, dato che quando era in vita i suoi stessi concittadini omertosi conoscenti delle atrocità che subiva, si voltavano dall’altra parte facendo finta di non udire il suo grido di dolore.

Fingendo che non accadeva nulla in quella casa.

Eppure tutti sapevano che Elena era stata rapita da dei personaggi molto noti del paese. Sapevano che era stata portata lì, sapevano ciò che accadeva. Sapevano che non aveva nessuna via di fuga perchè stipata e barricata in una gelida cantina.

Poteva essere salvata ed invece è stata lasciata morire sola e al freddo.

Ecco spiegato perchè nessuno può permettersi di mettere piede in quella casa.

Ecco spiegato perchè chiunque abbia provato ad abitarla ne sia uscito morto.

Lei non gradiva nessuno perchè nessuno l’aveva aiutata a sfuggire dal suo destino crudele.

Tutto ciò avrebbe dovuto saperlo anche mia madre, poteva credere che la leggenda fosse reale almeno si sarebbe risparmiata la morte.

“Mamma se mi avessi ascoltato a quest’ora saresti ancora qui con me”

Ma una lezione l’ho imparata.

Ora lo so: non è sempre vero che le scelte più sagge le compie chi ha i capelli bianchi.


3 Commenti

  1. L’idea che una madre voglia lasciare in eredità al figlio una casa infestata è molto affascinante e sarebbe un ottimo punto di partenza per un racconto dell’orrore. Il testo in cui è stata sviluppata, tuttavia, è privo dello specifico della narrazione.

  2. La forma può essere migliorata in più di un passaggio. La consecutio temporum non è sempre corretta.
    Credo che la storia di Elena dovrebbe essere approfondita meglio e il suo personaggio dovrebbe comparire fin dall’inizio del racconto, così da creare un’aspettativa maggiore.
    Le motivazioni della madre nel comprare la casa infestata dovrebbero essere più chiare e forti.
    Il personaggio della figlia risulta abbastanza piatto, sembra semplicemente avere paura della casa infestata come tutti gli altri in paese.
    La descrizione della scena della morte della madre è troppo rapida e imprecisa, manca del tutto la tensione.

  3. Il racconto purtroppo è piuttosto scontato e contiene anche degli aspetti poco verosimili. Perché la protagonista non ha fermato la madre? Come mai la donna è intervenuta adesso a riscattare la casa e non ha aiutato Elena? Perché Elena non ha ucciso anche la protagonista? E altri ancora.
    Attenzione all’uso della -ii al passato remoto, prima persona. Anche la punteggiatura presenta degli errori

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