22 – HO SCELTO ME

16 Dic di editor

22 – HO SCELTO ME

“Ma dove scappi così di corsa, Giorgio? Aspettami, vengo con te…”
Sono state le ultime parole che ho pronunciato prima di sentire la porta blindata sbattere e il rumore riecheggiare nella stanza vuota. Un rumore fisso, ritmato, quasi come il suono di quello stano strumento a percussioni che qualche giorno prima avevo sentito suonare da un giovane rasta vicino a Piazza Duomo.
Mi sono sentita libera, non avevo nessuna intenzione di seguirlo.
Ho passato tre anni della mia vita accanto ad un ragazzo incapace di donare affetto. Le emozioni erano la sua paura più grande, con il tempo si era costruito un barriera di razionalità che lo aveva reso freddo, distaccato e rigido.
Le persone che incontravo per strada, mi dicevano: “hai un ragazzo d’oro!”
oppure “ tienilo stretto che è di buona famiglia”, mia nonna lo adorava e i miei genitori non potevano pensarmi accanto a nessun altro.
Giorgio e io eravamo fatti per stare insieme, così dicevano tutti i nostri amici, con il tempo ce ne convincemmo anche noi e in un freddo inverno, due giorni prima di Natale, ci mettemmo insieme. Ricordo che eravamo sulla mia auto, fuori iniziavano a scendere i primi fiocchi di neve e noi in silenzio li guardavamo accoccolarsi dolcemente sul parabrezza e svanire. Poi lui mi disse che voleva provarci, che era stanco di essere mio amico, che era pronto a fare sul serio con me, che forse era da sempre innamorato di me. Ma non ne era convinto.
Io amo sempre in maniera smisurata, è il dramma delle persone sensibili, lasciano il cuore ovunque, spesso anche dove non serve. Così in quei tre anni donai a Luca il mio intero cuore, ma lui non sapeva che farsene. Era troppo impegnato ad avere successo al lavoro, ad essere gratificato dalle cose materiali.
Si dedicava ad attività lodevoli che potessero nutrire il suo ego smisurato. Era campione di nuoto, e tutte quelle ore passate in piscina gli avevano regalato delle spalle forti e larghe. Quante volte avrei voluto sdraiarmi sul divano, accoccolata tra le sue braccia, guardando un film dopo una lunga e difficile giornata di lavoro. Ma lui aveva sempre qualcosa da fare, documenti da finire, relazioni da spedire via mail, telefonate importanti.
Tutto veniva prima di me.
Lui non credeva alle mie dichiarazioni di affetto, le trovava inutili, mi accusava di non amarlo abbastanza.
Ricordo che una sera d’estate, organizzai un pic-nic, era il mio giorno di riposo dal lavoro, mi alzai presto e preparai dei meravigliosi tramezzini e del mojito con la menta raccolta dal nostro giardinetto.
Lui quella sera tornò a casa e mi disse che avevo la faccia stanca, un po’ spenta, brutta insomma.
“Non è meglio che vai a riposare? Andiamo domani, magari, a mangiare. Ti porto in un ristorante, non a fare un pic-nic”.
Mi misi a ridere, andai in camera, indossai un abitino bianco svolazzante, i miei orecchini di perle preferiti, mi truccai delicatamente, uscii di casa con il mio cestino da pic-nic e con la bicicletta sfrecciai forte per le viette di campagna.
Il profumo intenso dei campi di grano, le cicale e i grilli mi facevano compagnia, la leggera brezza estiva mi fece venire la pelle d’oca e alzò il vestitino lasciando intravedere le mutandine bianche a pois rossi.
In cielo c’era una stellata incantevole, io costeggiai gran parte della passeggiata sul Canale Villoresi e mi fermai in uno dei miei luoghi preferiti. Distesi a terra la tovaglia a quadrettini bianchi e blu e sentii la felicità entrarmi nel cuore.
Avevo finalmente scelto me stessa.


Valutazioni Giuria

22 – HO SCELTO ME – Valutazione: 20

Gaia:
Una trama un po’ debole, a volte contraddittoria: lei che cerca di fermare la corsa di Giorgio, ma in realtà è ben felice che se ne vada; frasi e dimostrazioni di affetto che vengono interpretate come mancanza di amore…; un pic nic serale, al buio, in bicicletta, da sola… E poi non si capisce bene in quale momento si collochi l’evento del pic-nic, apparentemente annuncio di un’imminente separazione (ma è lui ad andarsene, in realtà…). In sintesi: la dinamica della relazione non è chiarissima. Non particolarmente coinvolgente. Corretto il linguaggio.

Matteo:
L’incipit contrasta in modo poco congruente con il finale: perchè è Giorgio ad andarsene, se è la protagonista a scegliere di mettere fine alla relazione? Anche se i due protagonisti sono costruiti piuttosto bene, la loro relazione non riesce a occupare con naturalezza il palcoscenico, non è viva. A mio parere, la narrazione potrebbe cominciare dai preparativi per il pic-nic (da tutti i dubbi e le aspettative connesse), per poi far emergere le problematiche della relazione attraverso l’azione dei personaggi.

Paola:
L’aspetto megliore di questo racconto è la connotazione chiara e ben delineata dei due personaggi: freddo e calcolatore lui, sentimentale e calda lei. Non regge invece la struttura narrativa: la vicenda si apre con la porta di casa che sbatte e lui che esce in un gesto teatrale ma si conclude con lei che, di fronte a un rifiuto di Giorgio, parte sola per il pic nic che aveva organizzato. Il corpo centrale è occupato dalla narrazione del disastro sentimentale della coppia.

Pietro:
Il punto di forza di questo racconto sono le scene, che restituiscono perfettamente e con la giusta amarezza lo scontro tra i desideri dei due personaggi. Le sue debolezze, invece, il passaggio tra le scene un po’ affrettato (il caso più lampante è la mancata chiusura dell’anello narrativo), e una certa compiutezza del giudizio. In fondo è proprio il racconto a costituire l’ultimo passo verso la piena consapevolezza della protagonista e verso la sua scelta. Per salvaguardare il senso del viaggio sarebbe allora più opportuno non dare giudizi espliciti sin dall’inizio (ad esempio tutto il paragrafo «Ho passato tre anni…»).