22 – Una scelta divina
Era bello tornare a casa dopo tre anni di separazione. Quel posto mi mancava, anche se lontano da lì mi ero sentita viva per la prima volta dopo secoli di esistenza.
Feci un altro passo verso la fitta coltre di nebbia che lambiva la cima del monte Olimpo e la sentii espandersi per trascinarmi con sé, come il tenero abbraccio di una madre.
Mi lasciai inglobare da quel richiamo impalpabile che profumava di dolcezza e sentii il tempo rallentare, fino a fermarsi. Non mi ero mai accorta della quiete che regnava lassù, non prima di essere scesa nel mondo mortale e aver percepito sulla pelle lo scorrere dei minuti, delle ore, degli anni.
Mi guardai intorno, sperando quasi che qualcosa fosse cambiato, mentre ero via. Cercai una crepa nella struttura eterea del palazzo, un’imperfezione nella distesa di nuvole su cui gli dei camminavano dalle origini del mondo, ma la leggerezza di quella dimora pareva scolpita nella pietra.
“Chi non muore si rivede.”
Mi voltai verso quella voce tonante e vidi la figura luminosa di Zeus incedere verso di me nella sua solita tunica dorata. Sorrisi. “È un piacere rivederti, padre.”
“Spero almeno che tu abbia trovato quello che cercavi, Atena.” Si fermò e adocchiò i jeans e la giacca di pelle che indossavo con una smorfia disgustata. “Non smetterò mai di stupirmi di quante cose siano andate storte nell’evoluzione del genere umano.”
Strinsi i pugni e un’ondata di indignazione mi colpì in mezzo al petto. In un attimo, mi ricordai perché me n’ero andata. “E che mi dici della nostra evoluzione, padre?”
Ripensai a Ingrid, la donna che mi aveva accolta in casa sua per gli ultimi tre anni senza sapere chi fossi o da dove venissi, dicendomi che Ie era bastato guardarmi negli occhi per capire che avevo bisogno d’aiuto. Avrei potuto disintegrarla in un battito di ciglia e lei mi aveva offerto il suo divano.
Il potente Zeus, invece, non riusciva neppure a gioire del ritorno a casa di sua figlia.
Mi guardò stranito. “Quale evoluzione?”
“Esatto!” Alzai una mano verso il paesaggio candido che ci circondava. “Esistiamo in questo luogo etereo da migliaia di secoli e non ci siamo neanche presi la briga di contarli: abbiamo lasciato che lo facessero i mortali. Ma loro non si sono limitati a misurare il trascorrere del tempo: hanno studiato il mondo, hanno tentato infinite volte e sbagliato altrettante, hanno costruito e distrutto, amato e odiato… E mentre la loro conoscenza evolveva e la civiltà avanzava, noi siamo rimasti qui, uguali a noi stessi, convinti di poterci ergere a giudici soltanto perché abbiamo il potere di condizionare la loro esistenza. Non è un caso che ci abbiano messi da parte da quasi duemila anni!”
“L’unica cosa che i mortali sanno fare è combattersi a vicenda.”
Sbuffai. “Se fossi sceso laggiù con me, sapresti che non è così.”
Zeus si avvicinò, fermandosi a un palmo di naso da me. “Speravo che vedere le loro nefandezze da vicino ti avrebbe convinta che quello che facciamo è la sola cosa che li salva dall’estinzione. E invece parli come una di loro.”
Perché sono una di loro! Strinsi le labbra e mi trattenni per un pelo dall’urlarglielo in faccia. “Dovremmo aiutarli, guidarli, consigliarli… Non limitarci a scatenare terremoti e inondazioni quando non fanno ciò che crediamo giusto.”
Come avevo fatto a pensare che mio padre avrebbe capito?
Ripensai ai secoli trascorsi a osservare da lontano quegli individui operosi e imprevedibili che popolavano il pianeta che io avevo il compito di proteggere, affascinata dal loro desiderio di progresso e meravigliata da come fossero capaci, allo stesso tempo, di bontà straordinaria e mostruosa cattiveria. Circondata com’ero dalla moderazione, non ne avevo mai capito il motivo. “È la passione…”
Zeus mi guardò come se avessi perso la testa. “Cosa?”
Il ricordo del volto di Ingrid mi accarezzò la mente. “È quello che manca in questo luogo divino: la passione, l’affetto, l’amore.”
Mi voltai verso il passaggio nebuloso da cui ero arrivata.
“Ma che… Dove diavolo stai andando, Atena?”
Sorrisi, lanciando uno sguardo a Zeus da sopra una spalla. “A casa.”
Per la prima volta da quando avevo memoria, ero certa di sapere dove fosse.
Valutazioni Giuria
22 – Una scelta divina – Valutazione: 25 Giud.1: Trama originale e colma di sentimenti descritti “divinamente”. Giud.2: racconto di fantasia con descrizioni del Olimpo molto accurate. belle le sensazioni di ricerca di amore e libertà che lascia al lettore. finale un pò strano. Giud.3: Un punto di vista diverso per riflettere sulla natura umana. Non mi pare corretto però imputare agli dei greci la mancanza di passione… Giud.4: Siamo lontanissimi dagli dei della mitologia e dei poemi: la cosa mi spiazza: non lo ritengo uno scarto rispettoso di quel mondo… |