21 – E se fosse tutto un gigantesco imbroglio?

18 Nov di editor

21 – E se fosse tutto un gigantesco imbroglio?

“E se fosse tutto un gigantesco imbroglio?”

La Ragazza alzò gli occhi verso il Ragazzo, che appariva confuso e sperduto, lo sguardo vagante da un punto della stanza all’altro. Non che fosse una novità vederlo così, aveva spesso un’aria spaesata a causa delle medicine che prendeva.

Lei invece non aveva problemi di quel tipo.

“Devi stare tranquillo. Le pillole ti stanno facendo bene, non ti sembra di sentirti meglio rispetto al mese scorso quando sei arrivato?”

“Forse… può essere… non lo so,” ammise lui infine, chinando leggermente il capo. “Ma non ho scelto io di venire qui.”

Lo so bene, pensò la Ragazza, sistemandosi più comodamente sul divanetto accanto a lui. “Sono stati i tuoi?”

“Già… dicevano che avevo bisogno di aiuto…” Le lanciò un’occhiata penetrante, nonostante lo smarrimento che sentiva. “Ma non ne abbiamo bisogno tutti?”

La Ragazza non replicò. Non voleva rendere la situazione peggiore di quel che già era. Sarebbe bastato un nulla per provocare una reazione negativa da parte del Ragazzo e questo non era nell’interesse di nessuno.

“Io sono qui da sei mesi. E sto molto meglio. Presto potrei andarmene,” dichiarò con un sorriso che sperava risultasse rassicurante. “Tutti ci tengono a farci guarire, sai? Non penso sia molto divertente lavorare qui con un branco di gente piena di problemi psichiatrici e farci andare fuori di testa ancora di più.”

“Sì, ma… è difficile da spiegare, ho come questa sensazione di non essere nel posto giusto. E’ come se qualcuno si stesse divertendo ad usarmi come cavia. E se io in realtà stessi bene? Non sono certo più pazzo di altri! Ci ho pensato tanto…” fece una pausa, mordendosi il labbro. “E se i miei mi avessero spedito qui per i soldi? La nostra famiglia naviga in cattive acque da quando mio padre ha perso il lavoro, mia madre da sola non ce la fa. Ma se gli avessero offerto tanto denaro, scambiandolo con il mio corpo, per testare droghe-“

“Devi smetterla di fissarti su questi discorsi. Ti pare che nel 2020 una cosa del genere sarebbe possibile? Negli Stati Uniti? Dài, è dagli anni ’70 che hanno smesso di fare quelle cose alle persone. Il Presidente stesso ha chiesto scusa per le nefandezze di quel periodo.” La Ragazza infilò una mano in tasca e gli porse una barretta al cioccolato. “Guarda cosa ho rubato in mensa mentre erano distratti. Facciamo a metà?”

Voleva che il Ragazzo si mettesse l’anima in pace. Era da quando era arrivato lì che continuava a parlare di come quella clinica fosse una copertura per esperimenti segreti governativi. Perciò doveva distrarlo in qualche modo.

Lui accettò di smezzare il cioccolato con lei di buon grado, finalmente mostrando un sorriso sincero e aperto, e lei iniziò a fantasticare ad alta voce di quando sarebbero usciti di lì e tutto quello che avrebbero potuto fare tornando alla vita. Andare al cinema, a mangiare una pizza. Assistere a concerti, a spettacoli dal vivo. Passeggiare sulla spiaggia, respirando il profumo dell’aria salmastra che le mancava tanto.

Poi al Ragazzo venne sonno. Sicuramente un effetto collaterale di ciò che gli somministravano. La Ragazza lo coprì con un plaid mentre le palpebre di lui calavano lentamente e il suo fisico si lasciava andare a un riposo rigenerante.

——-

“Com’è andata?”

“Non credo che potremo dimetterlo a breve.”

La Ragazza indossò il camice bianco e sedette di fronte al computer, iniziando ad inserire dati.

“Si è accorto di quel che succede qui. Ogni tanto arriva qualcuno come lui,” mormorò la Ragazza, alzando lo sguardo verso il medico che si limitò ad annuire. “Bene… segna che dobbiamo raddoppiare le dosi.”

“Senz’altro, dottor Jenkins.”

“Questa clinica sarà in buone mani con te, quando andrò in pensione.”

“La ringrazio.”

La Ragazza lo degnò a malapena di un’occhiata, mentre il dottore lasciava la stanza. Continuò a inserire dati. Continuò a pianificare la routine dei pazienti.

Non conosceva altro modo di vivere.




Un commento “21 – E se fosse tutto un gigantesco imbroglio?

  1. Racconto organizzato su un immaginario filone pseudo complottista. Ben scritto, con linguaggio semplice. Nessun colpo di scena particolare anche se il finale può spiazzare il lettore incuriosito dal ritmo pacato ma intrigante della narrazione.

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