21 – Il giustiziere
Ora lo so: non è sempre vero che le scelte più sagge le compie chi ha i capelli bianchi, spesso ci si dimentica delle emozioni, degli impulsi, della soggettività caratteriale.
È stato sempre una persona passionale, si è sempre fatto prendere a pieno dalle cose, ha dispensato spesso consigli e raccomandazioni ma non ne è stato capace, non è un difetto dico solo che ha sempre ragionato col cuore.
D’altronde non aveva tutti i torti ma ora lo so! Non sempre le scelte giuste si rivelano sagge, il problema è che è stato sempre animato da un desiderio di giustizia.
Ma quindi essere saggi significa anche andare contro i propri ideali?
In fondo cosa avrebbe dovuto fare?
Potrei dire che è stato solo un irresponsabile in quanto un uomo della sua esperienza poteva immaginare che avrebbe potuto tirarci tutti in ballo.
Beh potrei dire che saggezza e giustizia non vanno proprio a braccetto o almeno non sempre.
Lui non accettava affatto quanto accadeva sotto i suoi occhi, a pochi metri da casa sua, tuttavia ad una certa età si potrebbe prender coscienza del fatto che le cose vanno in un certo modo o quanto meno aver presente che certe cose proprio non le puoi cambiare senza pagare un prezzo.
Eppure gli avevano intimato di starne fuori se non voleva patirne le conseguenze, i segnali che gli avevano lanciato erano alquanto chiari, una sorta di compromesso insomma tu non dai fastidio a noi e noi non diamo fastidio a te.
Da magistrato in pensione di battaglie ne aveva combattute, poteva immaginare che certe persone sono capaci di tutto, trasformare il vero in falso e viceversa.
Ma poi quand’è che si diventa saggi?
Alla luce del vissuto potrei dire che, a volte, è il potere del terrore che ci rende saggi?
E la saggezza è una tutela personale o altrui?
Di fatto lui non ha fatto altro che salvaguardare vite altrui eppure gli avevo detto: “Papà stanne fuori, queste persone non scherzano, metti a rischio la tua vita ma anche la nostra” ma lui sì è sempre definito un missionario.
Tuttavia eravamo abituati ad essere nomadi sotto copertura, a causa del suo lavoro siamo stati costretti a vivere una vita di privazioni e costanti preoccupazioni.
Potrei dire che è stato un egoista a voler saziare la sua fame di giustizia mettendo in secondo piano la sua famiglia ma non è così, si è sempre premurato di noi.
Ora lo so! La giustizia, come la vita, è un palcoscenico dove lo spettacolo dura finché sei sotto i riflettori e ormai erano due anni che mio padre era uscito di scena forse gli mancavano i panni che aveva indossato per oltre trent’anni, quelli del giustiziere.
A volte mi chiedo se ne è valsa la pena ma poi guardando il motivo che l’ha indotto ad agire in quel modo penso che sia stato tutto giusto ciò che ha fatto! Forse sono stato egoista a cercare di dissuaderlo, d’altronde il suo coraggio ha posto fine al perpetrarsi di una barbarie.
Quelle ragazze, ancora minorenni, venivano continuamente abusate da loschi uomini che non facevano altro che alimentare il crimine organizzato e quell’atto di coraggio gli ha ridato la possibilità di scegliere, cosa di cui erano state private.
Quel giorno ci furono cinque arresti con l’accusa di sfruttamento della prostituzione minorile e tratta di persone e quelle ragazzine, ancora traumatizzate, furono affidate ai servizi sociali ma quel gesto di giustizia non venne accolto di buon grado dalla cittadina locale da sempre omertosa e collusa.
È stato sempre un giovane vecchio mio padre almeno fino a quel momento, fino a quell’attimo in cui quel boato rimbombò in tutto il paese.
Oggi lo vedo lì immobile davanti a me, le lacrime bagnano il legno duro della bara, duro come la sua testa, duro come la vita, vorrei potergli dire di non disperare che è stata la scelta giusta e che andrò sempre fiero di lui, vorrei solo potergli dire che ora anche io mi sento un missionario e che lo sorveglierò dall’alto.
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