20 – Se non ora, quando?!

2 Dic di editor

20 – Se non ora, quando?!

Tutta colpa della pastiera…” disse Sveva mentre guardava con gli occhi che ridevano l’amica Lucia.

Un’immagine da fotografia, di pace, di unione.

Loro, due amiche, due donne, due storie, due complici nascoste dal tempo che le aveva allontanate.

Eccole, finalmente si erano ritrovate, dopo tanti anni di distanza, di silenzi naturali, ma non voluti.

Erano passati ben dieci anni dal loro ultimo incontro, ma l’empatia che le legava era tale come se quel lasso temporale si fosse improvvisamente annullato.

Erano lì, vicine, ancora. Finalmente dopo troppo, tanto tempo.

Ridevano, sorridevano e non riuscivano a trattenere l’emozione che provavano nel rammentare i momenti passati, come se gli eventi che le avevano divise fossero magicamente evaporati.

Eccole li, di nuovo.

Insieme.

Sedevano in un angolo di quella caffetteria in fondo alla via principale del paese.

Avevano scelto di occupare una posizione appartata, vicino alla luminosa vetrata da cui entrava un piacevole e timido raggio di sole.

Una posizione amena che si affacciava sul vasto e rigoglioso giardino all’italiana, donando loro la sensazione di essere nel parco, immerse nella natura circostante.

Si raccontavano, ponevano l’attenzione sul loro legame dimenticando improvvisamente tutti gli eventi che si erano delineati nel corso del periodo in cui erano state distanti.

Si erano ritrovate apparentemente più unite di prima con sogni e desideri inespressi, soffocati, esteriormente nuovi, ma terribilmente vividi.

I loro sessant’anni sembravano non limitarle, non si ponevano come quel fattore disincentivante che generalmente porta le persone a fermarsi, a sedersi, ad accantonare le vere ambizioni.

Loro due.

Solo loro.

Due donne con due matrimoni conclusi senza figli.

Due donne apparentemente sole.

Sveva e Lucia si guardavano mentre con la forchetta rompevano in modo disordinato, ma armonioso, la fetta di pastiera napoletana che avevano al centro del piatto, decorato con panna montata.

Tutta colpa di quel dolce, era stato, il loro ritrovarsi.

Il loro incontro era stato casuale, inatteso. Incalcolabile.

Era stato dettato dalla sola volontà di entrambe di gustare quel dolce napoletano che veniva realizzato nella Caffetteria Deliù tutto l’anno, non solo per la festività pasquale così come soleva la tradizione.

Sono naturalmente e inconsciamente attratte dal progetto non realizzato, ma sognato che avevano delineato dieci anni fa.

Ora però erano qui, le cose erano cambiate.

Il talento non le aveva abbandonate e le possibilità economiche, verosimilmente, erano tali da permettere loro la concretizzazione del desiderato atelier.

Sì, Sveva e Lucia avevano una forte attenzione verso l’artigianato artistico, quello Made in Italy, quello fatto dalle mani vere delle persone che toccano la materia e la plasmano trasformandola in qualcosa di nuovo, unico, regalandogli una nuova vita.

Passione per la ceramica.

Questo le legava ed era stato anche il motivo del loro primo e casuale incontro molti anni fa. Entrambe frequentavano un corso di artigianato in una piccola bottega di un anziano signore che mostrava loro come tramutare la terra in arte.

Avevano talento. Entrambe.

Una spiccata dedizione artistica al punto che partecipano ai un contest e lo vinsero.

La giuria riconobbe loro anche un premio, oltre che il talento.

In quel periodo alle donne venne anche proposto di iniziare a sviluppare un progetto proprio in quel campo, ma nonostante il loro interesse e desiderio di provare si ritrovarono a rinunciare.

Mariti padroni.

Avevano questa realtà schiacciante a cui dovevano sottomettersi, incapaci di reagire.

Oggi era diverso.

Entrambe avevano portato timidamente avanti l’attenzione verso questa produzione artistica e oggi erano pronte e libere per spiccare insieme il volo.

Dopo aver massacrato la pastiera con la forchettina d’argento, impreziosita dall’incisione riportante un angioletto, si alzano in modo sincronizzato e non programmato. Si diedero la mano, si guardano negli occhi e insieme affermarono “Se non ora quando?!”.

Sembravano due ragazzine con la concretezza che stavano iniziando a percorrere i primi passi verso la loro avventura imprenditoriale.


3 Commenti

  1. La vera protagonista del racconto è la frustrazione, più ancora che il desiderio di ripartire, come apparentemente sembra. Di certo non è la pastiera. Non è chiaro quando sia accaduta la “liberazione” di entrambe e quindi quando abbiano deciso di ripartire. Lascia un fondo di tristezza più che la frenesia di un nuovo inizio

  2. Un racconto poco coinvolgente, una trama piuttosto fragile. La pastiera è ridotta a pretesto per l’incontro, ma non ha nulla a che fare con la narrazione. Impietoso il giudizio nei confronti dei mariti “padroni”, causa della frustrazione del desiderio delle mogli di realizzare un laboratorio di ceramiche. Diverse espressioni sono decisamente scorrette o prive di senso e coerenza (“due complici nascoste dal tempo che le aveva allontanate”; “l’empatia che le legava era tale come se quel lasso temporale si fosse improvvisamente annullato”; “gli eventi che si erano delineati”; “così come soleva la tradizione”….ecc.). I tempi verbali sono male impiegati.

  3. Racconto che purtroppo, a mio parere, non funziona molto. Sono presenti alcune imprecisioni a livello di consecutio temporum e la forma in generale non è molto efficace.
    Le protagoniste vogliono rimettersi in gioco: mi concentrerei su questo aspetto, cercando di approfondirlo maggiormente. Tutto ciò che viene raccontato nella prima parte può essere trasmesso molto meglio attraverso le azioni delle protagoniste, attraverso il contesto e (suggerisco) grazie a un dialogo efficace tra le due.

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