2 – Un Amore Grande

6 Dic di editor

2 – Un Amore Grande


Ora lo so: non è sempre vero che le scelte più sagge le compie chi ha i capelli bianchi. Mario Benni vide recapitarsi da un fattorino un pacco dalla Cina. In quel pacco c’era un quaderno, scritto di proprio pugno da un suo caro amico di università. In quel libro c’era scritta la storia della ricerca scientifica del Dottor Liang Cheng. Mario Benni è il primario di cardiochirurgia al policlinico Gemelli e proprio in quel periodo aveva smesso la sua attività di cardiologo per dar manforte ai suoi colleghi del Pronto Soccorso. Da diversi giorni quel Pronto Soccorso riceveva numerose richieste di intervento da persone in piena crisi respiratoria. Arrivavano orde di persone con febbre alta che riuscivano a fatica a respirare, persone che morivano inesorabilmente. Quei pazienti appena venivano intubati e collegati alle bombole di ossigeno morivano dopo poco, i loro polmoni venivano letteralmente sfiammati dall’interno, i medici erano difronte ad una malattia mai vista prima. Sono giorni concitati per tutto il reparto ospedaliero e le notizie che arrivavano dalle altre città non erano affatto buone, anch’esse era alle prese con gli stessi casi di pazienti che morivano come mosche. Era scoppiata una pandemia che in poche settimane divenne mondiale, anche gli altri paesi del resto del mondo erano succubi delle stesse strane morti, tutti avevano gli stessi sintomi e le persone più colpite erano anziane. Mario era divorziato senza figli e sua madre era vedova,dopo qualche giorno, chiamò sua madre a vivere con lui, secondo Mario stava accadendo qualcosa di molto strano nel mondo e volle avere sua madre vicino al sicuro. Sua madre Clotilde Rossi era una virologa in pensione da anni e riconobbe quasi subito le impronte di un virus letale sulla pelle di quella povera gente morta, tra lo stupore del mondo che non riusciva a darsi una spiegazione. Clotilde si trasferì a casa sua di suo figlio, ai parioli, stava rintanata in casa in preda alla paura di essere contagiata da quella violenta malattia, girovagava per casa senza aver nulla da fare, seguiva i Tg alla Tv ma dopo qualche minuto sentiva il bisogno di spegnerla, le notizie che uscivano da quella scatola erano terrificanti ed insopportabili anche per lei. Clotilde non conosceva Liang prima di quel giorno, il giorno in cui il Dottor Cheng si presentò a lei grazie a quelle righe scritte a mano su quel quaderno. Clotilde poté leggere così le intuizioni di quel giovane ricercatore scientifico, in quel quaderno Liang ipotizzava formule chimiche e procedimenti di laboratorio in grado di isolare un virus chiamato Covid-19. Liang aveva descritto con dovizia di particolari gli effetti collaterali che mostravano quelle povere cavie da laboratorio, gli stessi identici sintomi che accusavano le persone infette prima di morire. Gli studi del Dottor Cheng dimostravano che estrapolando il DNA di quel virus e trattandolo con il famoso virus dello scimpanzé, si otteneva un vaccino in grado di aumentare le difese immunitarie e creare anticorpi in grado di annientare gli attacchi di quel maledetto Covid-19. Praticamente la Dottoressa Clotilde Rossi si trovò difronte ad un miracolo, in quel quaderno era contenuta la composizione chimica del vaccino che avrebbe debellato quel virus che stava causando una delle pandemie più gravi della storia. Clotilde stringeva nelle sue mani quei fogli con il cuore le batteva a mille, il dubbio di trovarsi difronte alla causa dei suoi guai non le venne affatto. Appena Mario rincasò dall’ospedale Clotilde gli disse di aver letto quel quaderno arrivato dalla Cina, Mario cercò di calmarla ma Clotilde era euforica, dopo anni di pensionamento poteva finalmente rivivere le gioie del suo lavoro, lei che amava il suo lavoro e il solo pensiero di poter tornare utile per una ricerca scientifica così importante la fece tornare ragazzina. Il giorno dopo Clotilde Rossi fece leggere il quaderno a Lawrence Erhardt, non poteva immaginare che stesse parlando proprio con il fautore della pandemia. Lawrence le offrì un bicchiere d’acqua per calmarsi, Clotilde avvertì il sapore del veleno al suo interno, ma era ormai troppo tardi. Clotilde fissò gli occhi di Lawrence sentendosi tradita, lei che non sapeva quanta malvagità potesse scorrere nelle vene degli esseri umani.


3 Commenti

  1. Al di là di delle incertezze sintattiche e dei problemi di concordanza dei tempi verbali, il testo mi sembra un esperimento fallito. Le premesse, però, erano e rimangono buone.
    La trama è coinvolgente e si presta al collegamento con l’incipit. L’anziana Clotilde, infatti, ha tutti i motivi per essere imprudente e fare delle scelte poco sagge. Purtroppo il collegamento non è riuscito a proprio a causa del fatto che Clotilde arriva troppo tardi; sarebbe stato opportuno cominciare il racconto con il suo trasferimento a casa del figlio, con la scoperta del quaderno del dottor Cheng, e raccontare la storia in prima persona, per uniformarsi all’incipit.

  2. Il racconto manca di coerenza sia rispetto all’incipit, che non trova un esplicito riscontro nella trama, sia rispetto allo sviluppo della narrazione, che è poco verosimile. Perché la madre sarebbe andata a vivere con il figlio medico di Pronto Soccorso, probabile portatore del virus? E non è credibile che una donna in pensione arrivi dove la medici brancola. Da ultimo non è chiaro chi sia Lawrence Erhardt, mai anticipato.
    Sul piano stilistico i verbi si alternano in modo non corretto tra presente e passato. Anche la punteggiatura presenta alcune imprecisioni.

  3. La trama è un po’ scontata… L’incipit non ha grande attinenza con il racconto… Il finale è piuttosto scontato. Il racconto non è scorrevole. C’è un uso scorretto dei tempi verbali che si alternano malamente. La punteggiatura non è corretta. I periodi sono troppo lunghi e le frasi al loro interno mal collegate.

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