19 – Era una farfalla

6 Gen di editor

19 – Era una farfalla

“Non potevano essere più diversi di così i due risultati”. Disse il capitano Gentile.

Proseguì Staiti: “Il dna è l’elemento portante dell’accusa…possibile che abbiamo sbagliato? Capra ha tra le mani un risultato diametralmente opposto al nostro”.

I consulenti genetisti coinvolti, provenivano tutti da Parma, colleghi quindi. Professionisti del settore, con tanti anni di esperienza e tanti casi al loro attivo.

Quando la Cattaneo mi raccontò cosa stava succedendo negli uffici della procura di Bergamo, mi sentii come se stessero sgretolarsi i pilastri che hanno costituito il fondamento della mia vita lavorativa. Così il giorno seguente durante il seminario di medicina legale, ripassai con i miei studenti la questione.

“Immaginiamo il Dna come il nostro romanzo. Il componimento che ci contraddistingue, quello che ci rende unici. In questo caso specifico il romanzo dell’assassino, è stato sezionato come un codice penale, suddiviso in libri, titoli, articoli e commi. I nucleotidi sono al loro posto, così da formare le due catene e la rispettiva elica. Basi, fosfati, cromosomi, tutti presenti, come dire le pagine ci sono. Titolo (movente) ed autore, però, i grandi assenti. O meglio, per qualcuno l’artefice poteva essere proprio quel muratore, quello che soffriva di epistassi e per cui l’accusa stava facendo carte false pur di vederlo dietro alle sbarre e non quel Fikri ingiustamente accusato e recluso.

E’ pur vero che nei polmoni della ragazza fu trovata della calce e sui suoi leggins rinvenuto del sangue dal quale è stato possibile estrarre il dna, appartenente ad un soggetto con caratteristiche ben definite: occhi azzurri/verdi e capelli biondi”.

“Professor Gentilomo, sembra proprio il profilo del sospettato. I genetisti come sono giunti a Massimo Giuseppe?

“All’epoca dei fatti furono sottoposti al test tutti coloro che erano legati da rapporti di parentele ed amicizia con la vittima, tutti coloro che bazzicavano nei luoghi dalla stessa frequentati e per finire i clienti della discoteca di Chignolo, sita nell’area adiacente al campo nel quale è stato rinvenuto il cadavere. Fu così che il dna repertato e quello di un habitué della discoteca risultassero in parte coincidenti”.

In questo modo risalirono ad un suo parente, il Guerinoni Giuseppe. Un autista morto nel 1999 il cui dna fu estrapolato dal bollo della patente che aveva egli stesso appiccicato con la colla in uso per quelle evenienze: la saliva. Qualcuno già parlava di “match perfetto”, uno dei figli di quest’uomo doveva per forza essere l’assassino. Furono sottoposti allo stesso accertamento e..colpo di scena: nessuno era il possessore del dna repertato”.

Gentilomo, si estraniò guardando fuori dalla finestra.

“Professore, poi che è successo?”

“Ah si, scusate…un abitante di Gorno, amico del Guerinoni, rilasciò dichiarazioni spontanee. Raccontò che il Giuseppe da giovane aveva avuto una relazione con una donna già sposata, Ester Arzuffi. L’ipotesi dell’esistenza di un presunto figlio illegittimo avanzò. Gli inquirenti sono riusciti a raccogliere, tramite un falso test dell’etilometro, il Dna di Massimo, che risulta avere elevata compatibilità con quello dell’ignoto1. Il muratore di Mapello ora è detenuto nel carcere di Bollate. Si professa innocente e forse non ha tutti i torti”.

”Com’è possibile? Lei mi insegna che la prova del Dna è infallibile!”

“Il Dna è affidabile quando viene analizzato correttamente e quando il campione è abbastanza ampio. La correttezza delle analisi è messa in discussione. Nel caso di specie i campioni raccolti sono 54. Testati solo due. I rimanenti si sarebbero dovuti conservati nel congelatore. Purtroppo al San Raffaele, per mancanza di spazio gli hanno deposti in frigorifero, pertanto nessuna ulteriore indagine potrà essere eseguita, così abbiamo due esiti che più diversi di così non potrebbero essere ed uno di essi inchioda il Bossetti, l’altro lascia la possibilità che l’autore sia qualcun altro.

Si inserì nel dibattito una ragazza che fino ad ora era stata in silenzio.

“Professor Gentilomo, ho sentito parlare dell’esistenza di un fratello del Bossetti”

“E’ una donna. Questo esclude il suo coinvolgimento”.

“Non mi riferisco a Laura ma a Fabio.”



Fatti e tutti personaggi del racconto corrispondono a realtà. Gentilomo il mio prof di medicina legale.


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Commento:
E’ evidente che si parli della vicenda di Yara Gambirasio ma non mi è chiaro perché riraccontarla in questa sede. Si erano già spese tante pagine…