18 – Claudia

2 Dic di editor

18 – Claudia

Tutta colpa della pastiera. Questo pensiero mi isola da ciò che mi sta attorno. Sono in una bolla, i rumori e le voci delle persone non arrivano qui dentro. E le immagini scorrono dall’inizio.

Avevo venticinque anni e Claudia ventitré; lei era davvero bella, una ragazza campana, capelli neri, carnagione scura, fisico agile. Fisicamente il mio ideale.

Eravamo usciti quattro volte, poi, a Pasqua, mi aveva invitato ad andare a casa sua. Un salto nel pomeriggio per il dolce, niente di formale. In effetti, quando arrivai non mi sentii a disagio; il padre e la sorella erano davvero simpatici e alla mano. La cosa che mi turbò un po’ fu lo sguardo della madre. Mi guardava come Willy Coyote quando si immagina il road runner già cucinato come un pollo arrosto. E il suo sguardo raggiunse il culmine dell’intensità quando mi offrì una fetta di pastiera. Per me, ragazzo del nord, quella era la prima esperienza con questo dolce. Mi approcciai diffidente. Ricordo la sensazione di quel primo incontro come se fosse ora. Persi ogni contatto con la realtà. Le urla di piacere delle mie papille gustative avevano sovrastato gli altri sensi. La mamma di Claudia parlava e sorrideva, ma io ero fuori dal mio corpo. In estasi. Finita la prima fetta, ne accettai una seconda. La signora mi aveva in pugno.

In effetti continuai ad uscire con Claudia. E mi resi conto che era insopportabile.

Le conversazioni erano molto noiose; aveva due risate: una unta e l’altra di plastica, e poi si lagnava di tutto. Del posto al cinema, del tempo, dei regali, delle giornate lavorative, dei week-end… I miei amici iniziarono ad evitarmi quando ero con lei. Avevo raccontato loro com’era andata e, naturalmente, non erano mancati gli sfottò:

«Ti sei innamorato di lei o della pastiera?»

E giù a ridere. Iniziarono a chiamare Claudia “la pastiera” in sua assenza.

E io non ero capace di lasciarla. È una cosa che non so fare; sono un ignavo del sentimento. Le possibili reazioni di una persona ferita mi spaventano fino a perdere la ragione. A volte mi dicevo che ce l’avrei fatta, che l’avrei mollata, ma niente. Una volta ci ero quasi riuscito, avevo iniziato la frase, ma lei aveva intuito qualcosa e si era messa a parlarmi di sua madre…niente. Uscii con lei per quattro anni, ma poi finalmente riuscii a lasciarla. Da quel momento feci di tutto per evitarla.

Continuavo però a vedere il padre, perché cantavamo insieme nel coro della chiesa. E questo fu fatale.

Non stavo più con Claudia da due anni. Il mercoledì prima di Pasqua, il padre invitò tutto il coro a casa sua per una fetta di dolce…Io accettai perché, ovviamente, non fui in grado di fare altrimenti. E così, in men che non si dica, mi trovai con una fetta di pastiera in mano. Quando, terminato il dolce, i miei sensi uscirono dal torpore, ero seduto sul divano e Claudia mi parlava mostrando tutti i denti. Io sorridevo inebetito dall’effetto della pastiera, e così ricominciammo a frequentarci.

Come la volta precedente, non ero in grado di rompere con lei. Mi ci vollero due anni per prendere la decisione di ubriacarmi e tradirla. Lo venne a sapere e si sentì costretta a lasciarmi.

Tornai a respirare. Uscire con gli amici, frequentare feste, andare a concerti…mai mi era sembrato tanto piacevole. Avevo trentatré anni ed ero felice.

Eppure ci cascai di nuovo.

Bastò incontrare la madre di Claudia in piazza pochi giorni prima di Pasqua, l’anno dopo. Bastò che lei mi dicesse «sali per una fetta di pastiera?»

Sentii un fremito sotto pelle. Non sono neanche certo di aver risposto. Mi rivedo salire le scale dietro la signora; vedo la porta che si apre e lei è lì, irresistibile, radiosa. La mia condanna è posata sul tavolo. Ancora da tagliare. Il ricordo successivo sono io che esco di casa con Claudia; saliamo in macchina e andiamo a cena in un ristorante del centro.

Ed ora eccomi qui. Non posso voltarmi per guardare le facce dietro di me; non posso dire niente. Da qualche parte dentro di me c’è la speranza che ci sia ancora tempo, che non finisca tutto qui. Ma sta per succedere…non posso evitarlo.

La bolla si dissolve, e le parole di Claudia mi giungono nitide dalla sua bocca e dall’impianto di amplificazione:

«Io, Claudia, accolgo te, Ettore, come mio sposo. Con la grazia di Cristo prometto di esserti fedele sempre…»


3 Commenti

  1. La vicenda ha indubbiamente come protagonista lie, la pastiera, inebriante al punto da stregare per anni il povero Ettore che, a più riprese, ci ricasca fino al gesto fatale: il matrimonio! Purtroppo la sposa non è lei, però, ma una ben più scontata e noiosa Claudia. Paradossale e divertente. Pur se reso amaro da una punta di dispiace per Ettore. La narrazione scorre lineare, con il contributo di lessico e sintassi

  2. Un racconto spiritoso per la sua assurdità. Una trama paradossale, ma coinvolgente. Il potere della pastiera, capace di stregare il povero Ettore, traina l’intera vicenda e ci si trova inaspettatamente alle nozze dei protagonisti, momento culmine del paradosso. La narrazione è abbastanza scorrevole, il linguaggio è semplice e corretto.

  3. La prima parte e il finale funzionano piuttosto bene, con la pastiera che costituisce la colonna portante della storia e che trasmette un senso – a tratti comico – di esagerazione per l’intera durata del racconto.
    Rivedrei però la parte centrale: la narrazione qui è meno efficace e si riduce a un tira e molla piuttosto scialbo e monotono tra i due “innamorati”.

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