17 – Divisa a metà

12 Gen di editor

17 – Divisa a metà

Finì per addormentarsi, stremata, sul divano. Il viaggio era stato lungo, quella mattina, Matilde era partita dalla sua casa al mare per rientrare nella città dove lavorava e non ne aveva nessuna voglia. Le vacanze di Natale non le erano servite per riposarsi, né tanto meno l’avevano ricompensata di tutti quei mesi di freddo e solitudine, l’unica consolazione era stata poter passare un po’ di tempo con l’anziana madre, ma si sentiva ancora più stanca e sconfortata dalla consapevolezza che altrettanti lunghi mesi sarebbero passati prima del suo ritorno.

Era estenuante vivere in due case, in due città, avere due lavori e anche due amori, si sentiva, costantemente, divisa a metà, tra la sua vecchia vita, che non riusciva a lasciar andare e quella nuova, che le faceva sempre più paura.

Negli ultimi tre anni, aveva fatto avanti e indietro tra il posto dove era nata e il posto dove aveva scelto di vivere, dove era finita per poter fare l’unico lavoro adatto a lei.

Si era convinta che la vita che faceva le andasse bene, ma era solo un alibi per continuare a non scegliere.

Tornata a casa, aspettava di ricevere un segno, qualcosa che, finalmente, le avesse indicato la strada giusta, magari notare che una delle sue piantine non era riuscita a reggere al freddo glaciale di quei giorni e si fosse lasciata morire o accorgersi di aver dimenticato un pomodoro nel frigo, solo ad attendere, invano, qualcuno che, finalmente, l’avrebbe mangiato; ma niente di tutto questo, era tutto in ordine, era solo lei che si sentiva sempre più fuori posto, sempre meno parte di quella vita.

Lasciò cadere il cappotto sul divano, adagiò la valigia sul parquet e accese la radio, il silenzio era insopportabile.

Nonostante la stanchezza, provò a darsi da fare, svuotare la valigia, uscire a fare la spesa,tutte cose che sapeva di dover fare, ma quella sensazione di inquietudine non l’abbandonava, provò a non pensare, ma non ci riuscì, continuava a chiedersi perché mai fosse tornata e quale fosse il motivo per il quale non si era ancora decisa a mollare tutto e andarsene via.

Se non era capace di scegliere, se non sentiva quella spinta per ritornare all’ovile o per restare nella sua nuova casa, probabilmente, nessuna delle due possibilità era quella giusta.

Trovarne una terza, le sembrò l’unica cosa da fare e non avrebbe più aspettato.

Passò in rassegna la rubrica telefonica, doveva chiamare Marco per avvertirlo che era arrivata, sana e salva, ma l’idea non la sfiorò neanche, non aveva nessuna voglia di vederlo e poi, per dirgli cosa, non era quella la serata giusta per confessargli che la loro storia era finita, che non riusciva neanche ad immaginarsi un futuro e che, soprattutto, non era con lui che lo voleva, non lì e, forse, da nessun’altra parte.

Chiamare Laura e provare a sentirsi meno sola, poteva invitarla a cena, un bicchiere di vino e le cose, forse, le sarebbero sembrate meno brutte, ma era troppo stanca e non aveva neanche fatto la spesa.

Mentre scorreva i numeri sul cellulare, il dito le si fermò sul nome di Silvia,

Silvia era stata la sua migliore amica per anni, erano cresciute insieme, ma non la sentiva da un sacco di tempo, le loro strade si erano divise e a poco a poco si era abituata a quell’assenza, non ricordava neanche più il motivo di quell’allontanamento, la vita, gli impegni, città diverse e così, bah, perdi qualcuno che fino a poco tempo prima ti sembrava fondamentale e non fai nulla per recuperare.

Cercò carta e penna, non ci mise molto, e così di getto, iniziò a scrivere alla sua vecchia amica. Le raccontò degli ultimi anni, di quella sensazione di smarrimento e confusione che si portava addosso da troppo tempo, come un vestito che non scegli più, ma che ti cade addosso perfettamente, le parlò di Marco e dei tanti tentativi che aveva fatto per trasformare quel sentimento in amore, le confidò che la scintilla non l’aveva mai sentita e che, forse, non c’era più nulla da salvare; le disse del lavoro, quel lavoro che amava così tanto da averlo messo prima di tutto, prima dei suoi sogni e di ogni suo desiderio.

Le rivelò e, certamente, lo annunciò a se stessa, che aveva capito, c’era una terza strada e voleva ricominciare da lì. Piegò il foglio, lo infilò nella busta e prenotò il primo volo disponibile per Parigi. La lettera a Silvia l’avrebbe consegnata a mano, sarebbe arrivata lì e si sarebbero abbandonate a chiacchierare davanti ad un caffè, come avevano sempre fatto.


Valutazioni Giuria

17 – Divisa a metà – Valutazione: 24
Giud.1:
la storia di Matilde che cerca una motivazione a non mollare tutto e trovare qualcosa di nuovo per ricominciare è ben raccontato e con linguaggio scorrevole

Giud.2:
bella la motivazione del racconto, ma manca qualcosa. Lascia troppe domande al lettore.

Giud.3:
Peccato per gli errori grammaticali, il dilemma della scelta tra due vite è ben formulato

Giud.4:
Un congiuntivo al posto di un condizionale ed un altro errore di consecutio, non sono accettabili in un concorso letterario. a parte questo, consiglio di avere come obiettivo, nello scrivere un racconto, quello di tenere il lettore col fiato sospeso, di coinvolgerlo ed appassionarlo, di fargli desiderare di leggere il periodo seguente e scoprire come si svilupperanno le vicende. Un aneddoto, un discorso diretto, una metafora… La lingua italiana è meravigliosa e potente!