17 – L’ultimo giorno

24 Nov di editor

17 – L’ultimo giorno

“Ricordo bene: quella giornata iniziò nel migliore dei modi. Tra le 9.00 e le 13.00 mi avrebbero consegnato il frigo nuovo! Dopo anni di risparmi finalmente uno Smeg rosso stile anni ’50 con doppio cassetto frutta e verdura! Sentii suonare alla porta d’ingresso del mio pianerottolo. In un lampo passai da una spiaggia di Bali con la mia ex che aveva una curiosa faccia da zebra, al presentarmi in accappatoio sopra il pigiama e senza una ciabatta, per aprire la porta. Comunque mi trovai di fronte un gigante in cerata arancione tutto gocciolante che mi chiese: “È per lei il frigo?”. Guardai l’orologio. Erano le 7.20”.

L’omino mi interrompe.

“Senta, noi dobbiamo redigere un verbale, tralasci i dettagli che oggi abbiamo altre sette, ecco ora otto persone dopo di lei!”. Mi giro e vedo la fila.

“Certo, mi perdoni! Comunque dicevo … il tipo mi chiese dove doveva metterlo. Gli mostrai il posto ma lui scoppiò a ridere. Diceva che non c’era spazio, che avrebbe portato via il vecchio frigo, ma che mi sarei dovuto arrangiare a sistemare il nuovo”.

L’omino batte al pc con diligenza, ma la sua gambetta si muove nervosa.

“Provai a farlo ragionare ma lui non voleva sentire ragioni. E si aspettava pure la mancia! Già sei venuto alle 7.15 e ti aspettavo minimo alle nove. Poi arrivi e non mi sistemi il frigo, mi allaghi il pavimento e io dovrei darti la mancia? Manco morto … ehm mi perdoni di nuovo. Non intendevo …”.

“Proceda per favore …” dice l’omino con tono irritato.

“Una volta rimasto solo, tentando di spostare il mio Smeg, col piede nudo sono scivolato sul bagnato e ho sbattuto il mignolo contro lo stipite della porta della cucina. Un male d’inferno! OPS, I did it again! ahah”. Dico canticchiando Britney Spears.

“Senta! Il suo racconto è ancora all’inizio e lei è qui da un quarto d’ora. Ma lo sa che per il verbale io posso dedicare al massimo mezzora a persona?” L’omino, parlava a voce bassa ma aveva il fuoco negli occhi.

“Verso le nove avevo un colloquio, ho messo il mio vestito a righine verdi, quello che tra l’altro ho anche adesso, vede? Regalo della mia ex quella del sogno della zebra che, strana la vita, mi ha lasciato per il tipo che ci ha portato il frigo, il primo, non lo Smeg. Beh, sono andato al colloquio e chi mi trovo davanti? Giannetti! Il bullo che in terza media mi aveva messo la testa nel water. Lui però mi riconosce solo quando legge il mio nome sul curriculum e allora via a ricordare i “bei” tempi andati. Poi, però, non mi ha assunto. Si vede che non era proprio giornata di “assunzioni” ahahah! Scusi la domanda ma lei non sorride mai?”

“Il mio non è un lavoro divertente. Il tempo è scaduto, mi dispiace. Mi dica rapidamente come è andata e poi lasci il posto.” Dice senza alzare la testa dalla tastiera.

“D’accordo, d’accordo! Uscito dal palazzo di Giannetti vidi un’edicola. Decisi di comprare un giornale con gli annunci di lavoro. Lo aprii e iniziai a leggere mentre camminavo. Un annuncio mi colpisce: Cercasi controllori per autobus urbani. Ma proprio mentre attraversavo la strada sulle strisce un autobus mi ha travolto. A volte le coincidenze! Ahaha”.

“È tutto, può andare!” dice secco l’omino.

Ma poi, un attimo dopo ci ripensa: “Anzi no, senta!”

Mi avvicino e lui mi parla in un orecchio.

“Ne ho visti molti di spiritosi come lei ma le assicuro che questo posto fa passare la voglia di ridere. È da tremila anni che raccolgo i verbali sull’ultimo giorno di vita degli uomini. Non tutti, ovvio. Sono un impiegato minore del reparto inferno, girone puntigliosi e chiacchieroni.

Leggo dalla sua scheda che lei non parenti ne congiunti”.

“È esatto” dico

“Allora le propongo un patto, è rischioso perché interferisce col piano superiore, ma se siamo cauti sono certo che non ci saranno conseguenze. Se lei mi garantisce il suo silenzio posso assumerla come mio assistente”.

Più o meno è andata così. Lui oggi sta, come sempre, seduto al pc ma io stampo e controllo le schede. Alla fine sono stato assunto davvero come controllore ahahah. A conoscerlo meglio l’omino qualche volta sorride anche se il lavoro è un inferno. Ma volete mettere lavorare in compagnia con uno simpatico come me e con uno Smeg rosso pieno di bibite ghiacciate alle nostre spalle?




3 Commenti

  1. L’idea è molto originale e anche lo sviluppo del racconto contiene degli spunti fantasiosi e piuttosto divertenti.
    Sfortunatamente la narrazione non risulta sempre chiara, probabilmente perché la vicenda è troppo ricca di particolari. Propongo di fare un tentativo di semplificazione, concentrando tutti gli sforzi narrativi sulla consegna del frigorifero (davvero un’ottima idea) e sul dialogo con l’omino dell’inferno (che nella prima parte del racconto dovrebbe essere meglio caratterizzato, per evitare ulteriore confusione).
    Racconto che davvero merita una seconda lavorazione.

  2. un racconto leggero, piacevole, anche spiritoso. Reso bene il carattere ciarliero del protagonista, con il racconto fiume iper dettagliato della sua giornata. Qualche infelice scivolone nell’uso dei tempi verbali…, ma in generale ben scritto

  3. Il testo inizia, dopo l’incipit, con un flash back (rispetto ‘all’interrogatorio’ che avviene in un secondo tempo) che si addentra in una mattina come tante in cui il protagonista è svegliato dal corriere che porta il frigorifero. Per poi spostarsi al discorso con l’omino che scrive verbali e che deve raccogliere una storia, la sua storia: sobria e a tratti divertente la voglia di non prendersi mai troppo sul serio che si legge tra le righe. Epilogo non scontato e non banale, senza l’effetto pathos, ma comunque, tutto sommato, un lieto fine. Racconto semplice, leggero nella sua essenza.

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