16 – Marco e Viola
Non potevano essere più diversi di così, Marco e Viola. Lui, taciturno, timido ed introverso. Lei logorroica, intraprendente ed espansiva.
Frequentavano la terza media di una scuola di un piccolo paese e la loro amicizia era nata sulla spiaggia, vicino al mare.
Viola, sempre circondata da tantissimi amici, giocava a pallavolo e non riusciva a stare ferma neanche un attimo; Marco se ne stava sdraiato a leggere libri sotto l’ombrellone, non faceva mai il bagno; Viola era abbronzatissima, Marco più pallido di quanto non lo fosse in inverno.
Lei amava il mare, il sole, le serate in spiaggia; lui, il mare lo preferiva d’inverno, il sole lo accecava e gli dava quasi fastidio, le serate preferiva passarle da solo, a suonare la sua chitarra.
Eppure, Viola aveva notato lo sguardo di lui che, tra una pagina e l’altra, la seguiva ovunque, in acqua, come al bar, mentre dispensava sorrisi e abbracci a chiunque.
Era vero, Marco la osservava e chissà quante volte aveva ripetuto nella sua testa le frasi per riuscire a parlarle, almeno a salutarla, in fondo, si conoscevano, anche se la scuola era ormai finita e , in quei tre lunghi anni, non aveva mai avuto il coraggio di avvicinarla.
Marco pensava di non poterle piacere, che avessero poche cose in comune e che, una così, aveva già file di corteggiatori pronti ad esaudire ogni suo desiderio, se non un fidanzato vero e proprio.
Viola il fidanzato non l’aveva ed in realtà, neanche ci pensava, ma Marco le piaceva; le piaceva quel suo modo di essere così diverso dal suo, le piaceva quella timidezza, quel suo rimanere a leggere, fermo, tranquillo, come se niente potesse scuoterlo.
Adorava il suo pallore, quei suoi occhi grandi neri che si riflettevano nel mare, quel suo essere così diverso da tutti quelli che le facevano il filo.
Avrebbe dato qualsiasi cosa per barattare le attenzioni di tutti gli altri, con un piccolo gesto di Marco.
Sperava ed aspettava, ma i giorni passavano e l’estate era quasi finita, avrebbero scelto scuole diverse, lontane dal paesino e chissà se ci sarebbe stato mai il tempo di quel: “Ciao, sono Viola, vorrei che diventassimo amici”.
Marco leggeva e sembrava che il tempo, per lui, non fosse un problema.
Era il 17 agosto quando Viola decise che non era più il caso di aspettare e che avrebbe fatto lei qualcosa per avvicinarsi a Marco.
Mentre giocava a pallavolo con le amiche ed era pronta per la battuta, pensò che era giunto il momento di dare una mano al destino.
Alzò in aria la palla, fece una rincorsa e schiacciò con tutta la forza che aveva il pallone in direzione di Marco.
La sfera colpì in pieno la faccia di lui che, neanche ebbe il tempo di capire da dove fosse mai giunto quel proiettile che gli colpì il viso.
Preoccupata di averlo steso completamente e di avergli fatto male, Viola corse verso di lui e provò a scusarsi in ogni modo, ma Marco non faceva altro che ridere, continuava a ridere e non parlava.
Viola farfugliava frasi senza senso, le amiche la guardavano come se fosse impazzita e Marco non riusciva a trattenere le lacrime che si confondevano con le sue risate.
Aveva una risata contagiosa, Marco; di lì a poco, anche Viola iniziò a ridere e continuarono a farlo per un po’, ogni tanto si fermavano, ma solo per guardarsi e sorridersi.
Fu così che diventarono amici, Marco cominciò a giocare a pallavolo, Viola, ogni tanto si sdraiava sotto il suo ombrellone e lo ascoltava leggere, lei cominciava a perdere la sua abbronzatura e il pallore di Marco svanì per fare posto ad un colorito più roseo.
Al bar ci andavano insieme, facevano il bagno prendendosi per mano e facevano lunghe passeggiate; la sera, Marco portava la sua chitarra e suonava per tutti, lei lo guardava e aspettava che gli altri se ne andassero per ascoltare la sua voce e la sua musica suonare soltanto per lei.
Fu solo la prima di tante estati passate così, a scambiarsi sorrisi, canzoni, sogni e progetti.
Erano molto diversi, si, differenti, ma proprio per questo, complementari, due perfette metà, due anime gemelle.
Valutazioni Giuria
16 – Marco e Viola – Valutazione: 20 Commento: Lo stile, pulito e lineare, è il punto di forza di questo racconto. Il racconto invece non è particolarmente articolato e la trama non incuriosisce particolarmente. |