15 – Uno

25 Gen di editor

15 – Uno

Era bello tornare a casa dopo una giornata di lavoro. Non vedeva l’ora che finisse il turno, specialmente in questi giorni, con questa strana abitudine che aveva preso piede. Una volta c’erano sì il traffico, il nervoso e la puzza di smog, ma guidando riusciva a intercalare i fastidi della vita da tassista alle chiacchierate con i clienti.

Viaggiatori, lavoratori, amanti, artisti. Erano passati in tantissimi sui quei sedili. Non tutti piacevoli. Soprattutto nel turno di notte, ma se non altro le parole scambiate, cordiali o meno che fossero, erano una distrazione.

Ultimamente no. “Buongiornobuonasera” senza mai alzare lo sguardo, senza incrociare il sorriso di cordiale benvenuto nella sua auto. Tutti con il viso illuminato di blu immerso nel cellulare.

Chi guardava il cellulare e sorrideva a ogni notifica che gli squillava tra le mani, chi freneticamente picchiettava sullo schermo, corrucciato e con le mandibole irrigidite. Le due categorie estreme, gli amatori e gli odiatori. In mezzo gli annoiati, che passavano il viaggio a scorrere le notifiche.

Si era convinto che il vetro che divide le due parti dell’auto ricordasse a molti la grata del confessionale. La strada lo aveva abituato a raccogliere pensieri, riflessioni, esperienze di tutte le persone che incontrava e a conservarle nel suo personale archivio di aneddoti da tirare fuori al momento opportuno. Sapeva che ci sarebbe stata prima o poi l’occasione giusta per poter proporre un adeguato “una volta ho conosciuto un tizio che…”. Ma da qualche tempo no, solo silenzio e luce azzurra.

Riconosceva lo sguardo ebete del passeggero innamorato, ma questi non si rivolgeva a lui per fargli sapere quanto era bello l’amore, o quello del lavoratore arrabbiato, che però non cercava più di convincerlo di quanto avesse ragione lui e non il resto del mondo. Arrivato a destinazione niente, un saluto e la portiera che si apre e richiude a far scendere l’ospite e risalire il silenzio. Continuava a essere tutto come era sempre stato, ma senza che nessuno volesse più renderlo partecipe del proprio tempo, di una piccola breve parentesi di vita.

Sceso dalla macchina anche per sgranchirsi le gambe, trovò gli altri tassisti parcheggiati tutti che guardavano il cellulare. I ragazzi per strada camminavano insieme, ma ognuno di loro parlava con qualcun altro chissà dove, isolandosi da chi avevano accanto, per poter permettere a chi stava dall’altro lato dello schermo di isolarsi a sua volta da chi era con loro.

Lui voleva parlare con qualcuno, con chiunque, ma nessuno gli dava retta. Entrò in un bar e trovò una cassa automatica. La voce sintetica a proporgli l’offerta del locale. Le strade ora vuote restituivano al silenzio solo il rumore delle notifiche. Le luci dei lampioni per strada sostituite dagli schermi blu a proiettare smile sull’asfalto. Chiamava ma nessuno rispondeva. Urlava ma nessuno era infastidito.

La rabbia prese il sopravvento e i suoi pugni cominciarono a spaccare vetrine e ammaccare macchine. A quel punto la gente tornò sulle strade. Migliaia di persone con il cellulare in mano a riprendere la sua follia, trasmessa in diretta in tutto il mondo e sul maxischermo che incombeva da un grattacielo incurvato sopra di lui. Il cerchio di persone sempre più stretto intorno, le telecamere sempre più vicine al suo volto che si aprì in un urlo muto che gli fece vomitare una cascata di emoji.

Aprì gli occhi ed era a letto, in camera sua. Era bello tornare a casa dopo un sogno del genere. La macchina lo aspettava coperta di una mattinata nebbiosa che non prometteva niente di buono. In casa silenzio. Per strada il buio.

Si vestì e scese ad accendere il motore e il riscaldamento, così da accogliere il primo cliente che sarebbe arrivato in un ambiente piacevole. Fermo nella macchina, aspettando che la temperatura salisse, tirò fuori il cellulare. Quando la luce colpì il suo volto, preso dallo sconforto, capì quello che aveva sognato. Erano tutti soli. E lo era anche lui.


Valutazioni Giuria

15 – Uno – Valutazione: 25

Giud.1:
Piacevole la figura del tassista che analizza gli stati d’animo dei passeggeri. La realtà e il sogno che si accavallano rendono la lettura non ben articolata.

Giud.2:
belle le descrizioni degli utenti del pullman/taxi. tema non scontato,anzi è molto interessante lo spaccato di oggi. la follia del protagonista è un po esagerata (ma per fortuna è solo un sogno). bello il finale. racconto a tratti coinvolgente.

Giud.3:
Imprecisioni nell’uso dei tempi e dei pronomi. Una prospettiva particolare per denunciare l’alienazione da abuso del telefono. Ben strutturato. Non eccezionale, ma incisivo

Giud.4:
Idea originale, trattata in modo un po’ piatto, manca un guizzo che trattenga il lettore: sarebbe potuto essere un episodio, come qualche stratagemma narrativo.