14 – La scossa
Finì per addormentarsi sul divano, con il gesso appoggiato al bracciolo, a notte fonda. Forse grazie gli antidolorifici che finalmente facevano effetto, o forse per il fatto che aveva dormito un’ora in due giorni.
Quella giornata di agosto era iniziata con un temporale, che si era placato attorno alle nove. Salendo lentamente le scale col suo carico di birre da mettere in fresco per il suo fine settimana senza moglie e figli, il Ferretti si fermò davanti alla porta del Massari, da cui usciva quel frastuono, e scosse la testa… L’appartamento di fronte a quello del Massari era vuoto.
Poi salì al suo appartamento. Prima di entrare diede un’occhiata alla porta del Nanni. Sollevò le spalle ed entrò in casa.
In piedi, con le mani appoggiate alla credenza, il Nanni se ne stava con gli occhi chiusi, cercando di sbollire. Aveva lavorato tutta la notte in ospedale, aveva staccato alle sette. Tempo di tornare a casa e farsi una doccia, alle otto meno dieci si era infilato nel letto e alle nove e venti la musica del Massari lo aveva svegliato. Di colpo, alla prima nota. Alla quarta occhiata al proprio riflesso nella vetrina della credenza, decise che si era calmato a sufficienza. Scese al piano di sotto.
Suonò il campanello tre volte senza ottenere risposta, e quindi decise di battere forte contro la porta. Il Massari aprì di scatto, con un’aria tra il sorpreso e il risentito.
«Vanno a fuoco le cantine?», disse con un sorriso che riaccese la rabbia del Nanni.
«Massari, per piacere, ho fatto la notte…puoi abbassare?»
«Ah, scusa, non lo sapevo! Sai, alle nove di mattina uno non pensa di disturbare…e questa musica mica la posso ascoltare a un volume da ninnananna, no?»
«Senti, lo so che ho degli orari particolari e non posso pretendere che tutto il palazzo si adegui…»
«Infatti…» lo interruppe il Massari.
Il Nanni pensò che il training autogeno alla credenza sarebbe dovuto durare di più. Respirò a fondo, poi riprese.
«E infatti sono qui a chiedertelo semplicemente come favore. Non potresti usare le cuffie?»
«Sì, tranquillo. Stavo pulendo i pavimenti e quindi non le ho usate…ma adesso mi metto rilassato sul divano e mi godo la musica in cuffia. Buon riposo, Nanni!» e chiuse la porta.
Il Nanni tornò nel suo appartamento dove viveva da solo da quando la moglie lo aveva lasciato. Non reggeva i suoi ritmi, aveva detto.
Fece per tornare a letto, ma si rese conto di essere troppo nervoso, così decise di preparare l’impasto per la pizza, e di tornare a dormire quando si fosse sentito più tranquillo. Cucinare lo rilassava sempre. Aveva appena preso la farina, quando vide il lampadario muoversi. Avvertì un tremito e in breve si rese conto che si trattava di una scossa di terremoto. Dopo cinque secondi che gli erano parsi minuti si lanciò fuori dalla porta. Il Ferretti aveva già sceso tre gradini. Il tintinnare delle birre nel frigo lo aveva allarmato in fretta. Al piano di sotto, passando davanti alla porta del Massari, il Nanni lanciò un’occhiata fugace, ma in un amen si ritrovò fuori dal portone. Ebbe un ripensamento. Si attaccò al citofono. Niente. Rientrò di corsa.
«Nanni, dove cazz…?» tentò di urlargli il Ferretti, ma il Nanni era già rientrato nel palazzo.
Sarà stata la suola delle pantofole che si era bagnata sull’asfalto del marciapiede, sta di fatto che sul primo gradino scivolò, e il suo braccio destro sbatté forte tra il terzo e il quarto. Un solo urlo, e poi il dolore tanto acuto da non permettergli di muoversi di un centimetro, di emettere un gemito.
Rimasero in pronto soccorso quasi tutta la giornata. Anche il Ferretti.
«Ti faccio compagnia volentieri…non avevo programmi», mentì, pensando alle birre che ormai dovevano essere belle ghiacciate. Tornarono alle nove di sera, appena troppo tardi per incrociare il Massari.
Questi aveva passato la mattinata sul divano ad ascoltare musica, aveva pranzato con un hamburger, un pisolino, un po’ di TV. Dopo la doccia era uscito. Prima di accendere l’auto aveva dato un’occhiata alle notifiche delle notizie sul telefono.
“Scossa di terremoto percepita in tutta la provincia”
Aveva guardato la facciata della palazzina.
«Mah…qui nessuno si è accorto di niente…»
Valutazioni Giuria
14 – La scossa – Valutazione: 24 Giud.1: nella parte iniziale il racconto per l’alternarsi delle storie dei personaggi rende la trama frammentaria, la parte a seguire più lineare e ben descritta Giud.2: racconto del quotidiano, senza molta inventiva. Non molto scorrevole, belle le descrizioni. Giud.3: Ripetizioni frequenti, lessico scarso ma l’idea è divertente Giud.4: L’uso della punteggiatura a volte lascia perplessi: “buon riposo, Nanni!”, ma il testo non presenta gravi errori. Il racconto di uno spaccato quotidiano non ha particolari guizzi emozionali e risulta poco incisivo nella fantasia del lettore, come dire… un compitino senza infamia nè lode. |