14 – Diversi unici simili. Forse semplicemente umani.

5 Gen di editor

14 – Diversi unici simili. Forse semplicemente umani.

Non potevano essere più diversi di cosi… Diversi, unici, simili. Forse, semplicemente umani.


L’essere umano tende a credere di essere unicamente diverso, inconfondibile. O forse questo è ciò che ci piace credere, ciò che ci rassicura.


Cresciamo spronati ad avere il nostro colore preferito, il nostro gioco preferito, il nostro nome in primo luogo ci identifica univocamente. Abbiamo l’attenzione dei nostri genitori, della nostra maestra di asilo e pochi altri che puntualmente sembrano avere interesse nel conoscerci, nell’ascoltarci, nel giocare con noi. Poco dura questa dolce illusione.

Il sentirsi unici grazie al semplice fatto che esistiamo svanisce nel momento in cui ci rendiamo conto di come il mondo che ci circonda sia millesimale rispetto a ciò che effettivamente costituisce la realtà umana. Il non conoscere la grandezza di ciò che ci circonda per molti può essere fonte di ispirazione, ma per altri, fonte di conforto, di sicurezza.


Il processo di presa di consapevolezza del mondo che ci circonda non è scontato, non è semplice, non dona sollievo. Può invece creare insicurezze, dubbi e domande a cui l’uomo, sentendosi unico e diverso dai suoi pari, preferisce non dare risposta. Si tratta di un processo che può essere inizializzato da forti emozioni o da periodi di stallo, di pausa in cui ci si ritrova ad avere più tempo per pensare, per riflettere. Rendersi conto che ciò che ci rende unici, felici, soddisfatti in realtà è una somma di scelte casuali, accessibili a chiunque, crea quel senso di sconforto in cui non ci si riconosce più unici, diversi, speciali come agli occhi dei nostri genitori, come agli della nostra maestra di asilo, come ai nostri stessi occhi da esseri umani adulti e consapevoli.


Questo sconforto profondo, questa perdita di identità è la chiave delle strategie di marketing di più successo, dei prodotti e servizi che siamo disposti a pagare il prezzo più alto. Perché portano in noi quella soddisfazione del nostro bisogno primario di sentirci diversi, unici. La nostra unicità è una somma di distrazioni che abbiamo scelto consciamente o che ci siamo ritrovati a scegliere. Nel momento in cui scegliamo come distrarci, come renderci unici siamo consapevoli di non esserlo.


Questo è perciò un invito ad osservarsi in quei momenti in cui facciamo una decisione, scegliamo un colore rispetto ad un altro, compriamo un determinato profumo, leggiamo un determinato libro. Il quesito più interessante si trova nell’identificare la nostra motivazione più nascosta in quella scelta apparentemente banale, ordinaria. Quando non sapremo fornire una risposta logica che giustifichi le nostre scelte, facciamo riferimento al nostro istinto che per definizione è irrazionale, ma di cui dimentichiamo la peculiarità forse più importante: l’influenzabilità dell’istinto che ci appartiene.


Seguendo questa logica, gli investimenti in analisi di mercato ed analisi comportamentali sono giustificati. La ricerca del messaggio più efficace, più rilevante per il consumatore finale affinché si senta padrone del proprio denaro, del proprio tempo e delle proprie scelte. Se fossimo veramente unici e diversi come crediamo di esserlo, saremmo immuni alle campagne di marketing di massa.


La percezione dell’essere unici conferisce autostima, identità. Ciò nonostante, incontreremo persone simili a noi, risconteremo tratti similari in amici e parenti. Potremmo non accorgercene mai perché fermamente convinti dell’idea che ognuno di noi è unico nel suo genere, inconfondibilmente diverso. Di tanto in tanto, potremmo diventare consapevoli dei nostri limiti e della matrice emotiva che ci accomuna come genere umano, ci renderemo conto di non essere poi così individualmente preziosi. In quel frangente di consapevolezza, sarà l’essere umano adulto a decidere su quale distrazione far leva, quale maschera indossare di fronte al mondo, di fronte a sé stesso, facendo credere al fanciullo dentro di sé di essere unicamente diverso, ancora una volta.


Valutazioni Giuria

14 – Diversi unici simili. Forse semplicemente umani. – Valutazione: 12

Commento:
Non convince. La riflessione è piuttosto farragginosa e poco fluida e la storia assente. Anche lo stile non è lineare.