14 – Gianni

8 Dic di editor

14 – Gianni


Ora lo so: non è sempre vero che le scelte più sagge le compie chi ha i capelli bianchi. Io adesso ho i capelli bianchi, ma è passato tanto tempo da quella scelta che è stata determinante per la mia vita. “Vieni a vedere, i gerani sono fioriti” mi chiamò Tania aprendo leggermente la porta del balcone, facendo così capolino in salotto con la sua testa piena di ricci bianchi. Uscii, non senza aver dato un affettuoso sguardo di saluto ai bignè al cioccolato. Erano gerani rossi, di tipo edera e scendevano a cascata dal balcone “Il concime era buono e il tempo è stato clemente.” dissi, invitando poi Tania ad assaggiare i bignè. Mia moglie fece i complimenti e promise di preparare una crostata alla frutta. Era bello, ci scambiavamo cortesie anche se il patto era di non eccedere nei dolci, naturalmente per motivi di salute .

Arrivarono gioiose le cose più dolci della mia vita: mia figlia e i miei nipoti. ”Nonno, sono per noi quei bignè?” chiese Giacomo guardandomi e sapendo già la risposta. “Sono per tutti noi” risposi con un ampio gesto della mano. Mia figlia accese la televisione, un programma adatto ai ragazzi e mi invitò ad andare in cucina. Iniziò a raccontare, interrotta da singhiozzi. “Ho litigato con mio marito Luca. Voleva andarsene di casa perché non riesco a conciliare il lavoro con la famiglia. Ho risposto che avrei preso una collaboratrice domestica per la pulizia della casa e avrei mandato i figli a lezione privata. Tutto con i soldi del mio stipendio” Ascoltai, dimostrando comprensione e i singhiozzi si diradarono. Mia figlia continuò:” Poi ho preparato un aperitivo, prima di cena, con tante tartine come tu e la mamma mi avete insegnato a fare. E dopo cena c’è stata la completa riappacificazione”. “Sono buoni, quei bignè!” disse venendoci incontro mio nipote Giovanni. “Come?!” disse Tania ”Hai già assaggiato i bignè? Dovevi aspettare tutti”. Poi i due si abbracciarono ridendo e tutti andammo in salotto per mangiare finalmente i dolci.

“Gianni, è stato organizzato un corso di pasticceria. Le iscrizioni scadono venerdì della prossima settimana” mi aveva detto Tania con tono gioioso, quando eravamo giovani. “Perché non ti iscrivi anche tu?” ”Che dici, Tania, ho già un lavoro molto remunerativo, ma grazie per avermelo detto” La mattina seguente mi recai al lavoro e guardai con disperazione le cose da fare: molte buste paga per varie ditte, compilare il giornalmastro per tre cooperative ed altri conti. Ero impiegato da un commercialista. Avevo il diploma di ragioniere e potevo anche mettere su uno studio per conto mio. L’immagine di un bignè al cioccolato attraversò la mia mente e mi distrasse dai conti che avrei dovuto fare. Respirai profondamente per riprendere la concentrazione quando mi apparve davanti agli occhi una millefoglie. Non so da che cosa, ma capii che era ancora calda. Una mano sopra la fronte, poi gli occhi sulla prima busta paga. Niente. Altre immagini di leccornie mi apparvero. “Non sono goloso” provai a dire a mezza voce e finalmente capii: potevo diventare un buon pasticcere e mandare al diavolo tutte quelle scartoffie, tanto più che la retribuzione ci sarebbe stata ugualmente.


4 Commenti

  1. La prosa in sé scorre molto bene. Purtroppo però il montaggio delle varie scene non è riuscito a dar vita a un racconto vero e proprio.
    Provo a fare un’ipotesi. Gianni e Tania attendono, in un tranquillo pomeriggio estivo, l’arrivo dei nipoti; questi arrivano accompagnati dalla figlia di Gianni la quale, mentre i bambini mangiano i bignè, confessa al padre che è in crisi con il marito a causa del troppo lavoro; mentre ascolta lo sfogo della figlia, Gianni ricorda il momento in cui anche la sua vita era oberata dal lavoro ma è stata «salvata» dall’apparizione di una millefoglie; così prepara delle tartine per la figlia, suggerendo di offrirle come aperitivo al marito; il gesto favorisce la riappacificazione tra i due, e Gianni benedice la sua vecchia scelta di diventare pasticciere.

  2. Il legame tra le due parti del racconto (quella della visita della figlia e quella quella in cui lui decide di diventare pasticcere) non mi sembra molto forte.
    Il racconto della visita della figlia non è molto realistico: lei arriva disperata, sotto gli effetti del litigio con il marito. Risulta però che i due si siano già riappacificati, quindi il suo stato d’animo iniziale non mi sembra giustificato. E’ plausibile che il litigio abbia lasciato una traccia, ma si tratta in ogni caso di un evento che, almeno in parte, dovrebbe già essere stato assorbito.

  3. L’idea di un cambio di vita e di una rilettura ex-post in età matura è bella, ma il testo non è coeso. Non si comprende che senso abbia la discussione della figlia con il marito e la sua necessità di avvermarsi sul lavoro. Sarebbe forse stato più efficace in questo senso allora aver spinto la moglie a diventare pasticcera tanti anni prima.
    Sul piano stilistico qualche imprecisione. Poco efficace la resa di due passati “diversi”

  4. Una storia un po’confusa, nella quale diversi (troppi) contenuti si accavallano, con il risultato che vengono trattati in modo un po’ sbrigativo. I personaggi non sono hanno particolare rilievo, risulta difficile immaginarli.
    La narrazione non è fluida. Ci sono particolari poco rilevanti che appesantiscono l’insieme (i riferimenti alla retribuzione, ad esempio…).
    La scelta che detta il titolo non è adeguatamente valorizzata, cosicché il racconto appare un po’ piatto. La lingua è corretta, anche se non particolarmente vivace.

Lascia un commento