13 – Il fiocco di Azzurra
“Ma dove scappi così di corsa, Giorgio? Aspettami, vengo con te” urla con tono spaventato Lucia guardando il nipotino, di soli tre anni, che sfugge, come un lampo, una saetta, dalla sala da pranzo alla sua piccola stanza, con il cordless in mano.
Lo insegue, silenziosamente, lo osserva. Stupore e dubbi si uniscono nella mente di Lucia.
Giorgio si trovava, come era solito fare, a trascorrere il pomeriggio, post scuola dell’infanzia, dai nonni materni mentre il padre lavorava come operaio nella azienda dolciaria locale e la madre dava ripetizioni di grammatica delle bambine.
Quello che poteva connotarsi come un pomeriggio come tanti aveva un sapore diverso da una settimana a questa parte poiché Alessandra, la mamma di Giorgio, era entrata nella trentaseiesima settimana di gestazione e, quindi, la nascita di Azzurra era alle porte tanto così come il momento dell’evento imprevedibile.
Ogni attimo poteva essere quello giusto.
Sebbene Giorgio non fosse pienamente consapevole di come la sorellina sarebbe venuta alla luce, aveva ben chiaro che questo sarebbe potuto accadere anche all’improvviso perché la maestra gli aveva insegnato che la cicogna arriva quando meno ce lo si aspetta.
Oggi la cicogna era arrivata.
Eccolo, il momento tanto atteso, voluto e desiderato da Giorgio.
Lucia segue il piccolo nella sua stanza.
In un modo armoniosamente agitato il bimbo si getta sul suo tavolo “da disegno”, con le gambe di plastica rossa, e sposta fogli e giocattoli alla ricerca di un piccolo pacchettino dal colore rosa. Il dono che lui stesso aveva scelto, insieme al papà, per la sorellina. Un ciondolo, con una coccinella, un simbolo che si potesse fare intrinsecamente e silenziosamente portavoce di un messaggio di speranza e di un augurio per una vita meravigliosa.
La nonna capisce. Intuito femminile, di genitore.
Dall’occhio destro le cala una lacrima di emozione che le inumidisce la guancia giungendole alle labbra.
Non servono parole.
Sa già tutto.
Capisce che Azzurra è nata.
Giorgio si gira bruscamente col suo fare impacciato imputabile alla salopette di jeans che gli stava stretta.
Recepisce immediatamente l’emozione della donna e le dice “Su nonna, muoviti. Cosa aspetti? Quanto mi vuoi ancora fare aspettare? Nove mesi non sono abbastanza?! “
Il nanetto si era improvvisamente trasformato in un piccolo uomo consapevole che “impartiva piacevoli e diretti ordini alla nonna”.
Ad osservarli sembrano due forze.
Giorgio e Lucia.
Nipote e nonna.
Energia, eccitazione ed impeto vestono il bambino da una parte mentre la donna si fa portavoce di una commossa, posata, ma immensa commozione.
Il cuore di Lucia è colmo di gioia, un’emozione vivida che si connota come la piena commistione di felicità imputabile alla nascita di una nuova vita e di piacevole stupore, subordinato alla gioia indotta dal vedere, assaporare l’emozione dell’amato nipote.
Non se lo aspettava Lucia, è quasi incredula.
È ferma.
Paralizzata dall’energia indotta della furia gioiosa di Giorgio.
“Nonna muoviti. Prendi macchina!” si sente dire dall’’ometto con le gote sporche di Nutella…
È inverno. 15 dicembre. La neve cade timidamente.
Giorgio è pronto per uscire. Imbacuccato come un omino Michelin corre per la casa dando alla nonna il necessario per partire il prima possibile per andare alla clinica a vedere Azzurra.
In men che non si dica Lucia si ritrova vestita di sciarpe, cappelli e guanti dal nipote.
Prende il piumino rosso, la borsa e le chiavi della sua C3 che le aveva regalato il marito per il compleanno.
Non ha nemmeno il tempo di avvisare Michele che era diventato di nuovo nonno perché l’impeto di Giorgio è irrefrenabile.
Scendono come delle saette le scale, giungono in garage.
3, 2, 1. Si parte verso il primo saluto alla piccola stellina nascente.
Valutazioni Giuria
13 – Il fiocco di Azzurra – Valutazione: 21 Gaia: L’idea è bella, e la narrazione inizia molto bene, con la vivacità del bimbo felice descritto con brio. Tuttavia nel racconto ci sono diverse lacune. Non è chiaro come si passi dalla mamma che dà ripetizioni, alla stessa in clinica a partorire; non si capisce come il bimbo possa sapere della nascita della sorellina, mentre la nonna no; il linguaggio del bimbo è decisamente troppo evoluto per l’età (nel primo dialogo). La descrizione delle emozioni della nonna è troppo lunga e ingombra un po’ il testo. Ci sono alcune ripetizioni, un po’ fastidiose considerata la brevità del testo. Avrei valorizzato di più la vivacità del bimbo, descrivendone i vari movimenti e dato meno importanza alla riflessioni sentimentali della nonna, la cui emozione poteva essere resa con il dialogo o facendole compiere dei gesti significativi. L’insieme sarebbe risultato più equilibrato e piacevole. Matteo: L’incertezza nell’uso del tempo verbale nella narrazione (che oscilla dal presente all’imperfetto) caratterizza in negativo l’intero racconto. Paola: L’idea di fondo del racconto è bella e particolarmente adatta a questo momento dell’anno, il che la rende più toccante. Ci sono però due aspetti che a mio avviso influenzano negativamente il testo: l’indecisione nell’uso dei tempi verbali e l’alternarsi, quasi frenetico, tra le riflessioni della nonna e l’euforia trascinante del nipote, aspetti che rendono la narrazione poco scorrevole. Pietro: La freschezza del racconto non riesce ad avere la meglio su alcuni problemi di facile soluzione ma molto evidenti. Innanzitutto, dall’inizio alla fine c’è un’indecisione di fondo sul tempo verbale. Quindi la tendenza, nei momenti più introspettivi, a spiegare più che a raccontare – sia a livello contenutistico che formale. La coccinella, ad esempio, è un simbolo così chiaro che basta a se stesso; la gioia di Lucia comprensibile anche senza essere vivisezionata. Spesso, infine, la lettura è appesantita da ripetizioni non funzionali alla narrazione come «La nonna capisce», «Non servono parole», «Sa già tutto», «Capisce che Azzurra è nata». |