12 – Il grande sogno

17 Nov di editor

12 – Il grande sogno

E se fosse tutto un gigantesco imbroglio? Non scorderò mai le parole che ho sentito quel giorno, “Diana lei e’ incinta”, ho spiegato loro che non poteva essere, non potevo credere che questo stesse capitando a noi, il mio cuore batteva forte, da quel momento ero una mamma, eravamo felici. Al nostro ritorno a casa dall’ospedale abbiamo comprato la sua cameretta, abbiamo dipinto le pareti di verde come la speranza che tutto andasse bene. Una notte mi sveglio in preda a dei dolori terribili, non poteva essere il bambino, mancava più di un mese, ogni cinque minuti una fitta mi attraversava tutto il corpo mi sentivo rompere dall’interno, avevo paura che stesse succedendo qualcosa e purtroppo miei timori erano veri, avevo avuto un distacco di placenta e il bambino non respirava, bisognava farlo nascere subito.
Avevo paura; non eravamo pronti, la culla non era montata, non avevo comprato abbastanza tutine; mando un bacio a Christian che non poteva venire con me in sala operatoria, lo guardo, aveva gli occhi lucidi, un dettaglio sul viso di un uomo forte che non avevo mai visto prima. Mi addormento per un tempo che non riesco a capire. Mi sento toccare la mano, quando abbasso lo sguardo vedo una bambina, sento che lei è mia figlia, mi abbasso per guardarla, “come mai sei cosi grande?” sembrava che avesse almeno cinque anni, lei mi guarda, “sono morta mamma”, il cuore mi si spezza, cerco di afferrarla ma non riesco a sentirne più il tatto, urlo e mi dispero, la supplico di non lasciarmi, la vedo dissolversi davanti, cerco di avanzare verso di lei, “ti prego non mi lasciare” grido con tutto il fiato che mi rimane, sento il rumore del mio cuore che si spezza, il mio cuore non batte più; “portami con te non lasciarmi qui, perdonami vittoria, per non essere stata abbastanza forte da riuscire a tenerti con me”, ora la vedo, con un gesto veloce riesco a tirarla a me, la stringo con la speranza che possa rientrare dentro di me un’altra volta, sento il suo cuore che batte, lo stesso cuore che per sette mesi e mezzo avevo sentito nelle ecografie; non riuscivo a pensare di separarmene, la forza di tenerla a me era svanita, si dissolve, urlo e mi dispero con e mani sulla testa.
“Diana apri gli occhi, ce qualcuno che ti sta aspettando”, Christian avrebbe dovuto aspettare, sentivo le lacrime bagnarmi la faccia, singhiozzavo dal dolore che avevo provato, non volevo aprire gli occhi, finche’ non ho sentito il pianto di un neonato, “la tua mamma non vuole svegliarsi”, sento un tuffo al cuore, apro gli occhi, davanti a me c’era un bambino, allungo le braccia per prenderlo “e’ mio figlio?”, “certo”; Non riuscivo a crederci, il sogno che avevo fatto era sembrato reale. Sentivo il mio cuore ricomporsi mio, era un bambino splendido, non riuscivo a smettere di guardarlo, annuso il suo odore, accarezzo i suoi capelli biondi e le sue guance paffute; Aveva scelto una mamma molto complicata, ad un tratto mi afferra il dito della mano, me lo stringe con forza, come se avesse paura che io lo abbandonassi, gli ho sussurrato nel suo minuscolo orecchio ” io non ti abbandonerò mai, ti ho voluto così tanto che ancora non riesco a credere che tu sia qui con me”, il mio sogno era stato coronato, adesso avevo tutto, adesso avevo capito che non era un gigantesco imbroglio ma una gigantesca opportunità.
Sento il tocco di vittoria a volte, sono certa di aver davvero conosciuto mia figlia, la stessa che avevo perduto cinque anni prima, non mi aveva mai abbandonata, pur non essendo mai nata, era stata amata abbastanza da renderla viva. Oggi con i miei ottantanove anni, scelgo di condividere questa storia con qualcuno, Alessandro è adulto, sono nonna di tre nipoti, una di loro si chiama Vittoria; Chris, il più grande amore della mia vita è morto qualche anno fa, è stato un dolore insopportabile, senza mio figlio quel lutto mi avrebbe trascinato con se. Abbiamo avuto una vita felice, ho goduto della parte più bella dell’amore, ho provato emozioni che difficilmente scritte nero su bianco possono rendere l’idea di ciò che sono state.
sprigionate il più possibile perché è di questo che il mondo ha bisogno. Di gente che AMA.




2 Commenti

  1. Bellissimo inno all’amore e alla vita. Qui l’incalzare del ritmo spinge il lettore a voler approfondire: ma mentre la mente si prepara al dramma alla fine il testo ribalta le prospettive col colpo di scena della vita. Ben scritto, scorrevole, significativo, sentimentale. Un mix di valori narrati con buon gusto, stile sobrio e rispetto del dolore.

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