11 – VORREI SAPERE

16 Nov di editor

11 – VORREI SAPERE

«E se fosse tutto un imbroglio?» mi domando mentre percorro a piedi la strada che mi porta alla chiesa più vicina. Sento la necessità di un momento di raccoglimento, in questo 2020, che ha sepolto le relazioni personali dietro fredde schermate di computers o telefonini e un’inarrestabile, quanto imprevista pandemia, ha colpito l’intero Pianeta. Pur protetta dalla mascherina, mi accorgo mentre procedo, che il vento, il profumo dell’aria e il canto degli uccelli non sono mutati. La mano avida di benessere e priva di umanità di noi uomini non sono riuscite ad alterare tutto.
Il parroco mi riceve, ascolta il mio tormento.
Vorrebbe offrirmi, come soluzione, la solita medicina annebbiate, ma stavolta mi rifiuto.
«No! Voglio di più. Anelo una speranza, una verità.» Lui sospira profondamente: «Ora ascoltami» mi sussurra e chiude gli occhi iniziando a raccontami una storia. «Arriverà, nell’imminente futuro, un nuovo Gesù. Forse non si chiamerà così ma a tutti ricorderà lui. Nascerà per amore dell’umanità, ma a essa stessa darà la nausea, troppo impegnati dalla necessità di condurre una vita egoista, senza autentiche spinte verticali, dimenticando la possibilità di intraprendere un percorso valido che possa, tuttavia, comprendere anche un carico di donazione, coraggio e altruismo.

Dio, innanzi allo sfacelo della Sua migliore creazione, giungerà anch’Egli sulla Terra, facendoci sentire vermi ogni qualvolta, usando la schiena del prossimo come strumento per le nostre scalate sociali, la nostra carriera, il denaro e il potere diventeranno idolo della nostra vita.

Maria, che ebbe trovato solo in una stalla di animali, la culla su cui deporre con tenerezza il frutto del suo grembo, ci costringerà, nel futuro, a smettere di pregare inutili nenie ma a vedere i suoi occhi piangenti e feriti innanzi alla nostra mancanza di misericordia mentre mani innocenti affogano in mare.

Giuseppe, che nell’affronto di mille porte chiuse ha rappresentato per secoli il dolore dell’umiliazione e simbolo di tutte le delusioni paterne, saprà, nel futuro, disturbare tutte le nostre sbornie e le nostre cene goderecce fino a che non riuscirà a metterci in crisi pensando alle sofferenze dei tanti genitori che versano lacrime segrete per i loro figli senza fortuna, senza pane, privi di quel futuro che noi diamo per scontato.

I pastori che veglieranno nella notte, sentendo l’aurora, ci offriranno la possibilità di comprendere il senso della Storia passata. Ci doneranno l’ebrezza dell’attesa e il gaudio di scegliere come costruire il nostro futuro. Ci ispireranno il desiderio di vivere un presente privi di tutte le inutili ricchezze che non ci accompagneranno, comunque, nella morte.»

Ascolto rapita questa splendida storia che vorrei si realizzasse all’istante. Domando al prete quando sarà possibile vivere questo futuro. Lui appoggia la sua mano sulla mia spalla e sorridendo esclama: « E’ iniziato ora, dal momento che tu hai desiderato riscoprire i sentimenti, belli o brutti che siano. Le emozioni, la misericordia, l’umanità. Prima o poi lo faranno tutti. E senza neppure accorgercene, il Nostro Salvatore avrà compito il suo ennesimo miracolo aprendo il cuore di ognuno di noi.»

Esco dalla chiesa e mi accorgo che non osservavo il colore del cielo da tantissimo tempo. E’ l’ora del crepuscolo. Un meraviglioso rossore invade la città. Le persone, in auto, si fermano ad osservarlo. Qualcuno prova a scattare una foto con lo smartphone ma capisce che l’immagine sul display non riuscirebbe a rendere cotanta bellezza.

Sorrido. «Eccolo –penso tra me– il futuro è adesso. Questo, certamente, non è un inganno!»




Un commento “11 – VORREI SAPERE

  1. Parallelismi passato-presente-futuro: il testo si muove sul filo temporale e immaginario. Dalle tesi del prete la protagonista riscopre la sua speranza nei valori universali dopo aver affrontato un ragionamento storico-sociale profondo che attraversa le epoche e divaga fino al mare, col dramma di chi affoga. Bello il rosso infuocato del cielo alla fine che sembra riflettere un ritrovato ottimismo. Testo esistenziale (ed essenziale) senza particolari colpi di scena. Ma sufficiente.

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