11 – Ricordi lontani
Iniziavano i primi freddi. Ma come in tutte le cose anche questa era relativa, in montagna coi primi freddi ci si può aspettare temperature attorno agli 0° gradi e la neve può apparire anche ai primi di dicembre.
Infatti, anche se mancavano pochi giorni all’inizio dell’inverno, dall’ampia finestra che guardava sulla collina dietro casa, avevo visto la trasformazione del panorama nel passare del tempo. Il cielo, fino a qualche giorno prima ancora tinto di un pallido azzurro, adesso era plumbeo rendendo grigio tutto il paesaggio. La neve però, col suo candore, ne ingentiliva la visione. Ammirare quel panorama risvegliava in me ricordi lontani. Ancora adesso mi torna alla mente di quando, timido bambino curioso della vita, percorrevo insieme a mio nonno un piccolo sentiero che dipartiva da casa nostra e si inoltrava nel bosco attiguo. Che emozione in quelle tiepide giornate primaverili riscoprire la natura che si risvegliava dal suo letargo invernale. I prati, gli alberi e le piante iniziavano a ricoprirsi di foglie e di fiori accendendo il paesaggio con un’esplosione di colori e riempiendomi il naso con una miriade di profumi diversi. Sentire gli uccelli cinguettare spensierati, scorgere svariati animali nel loro vivere quotidiano, tutto era per me nuovo e stimolante e continuamente domandavo al nonno il motivo di una cosa o il perché di un’altra. Lui, paziente, rispondeva a tutti i miei quesiti, orgoglioso e felice che suo nipote volesse conoscere quel pezzo di terra che lui tanto amava. Col passare degli anni mi ritrovai a passeggiare per quei sentieri senza più la sua compagnia, era andato a scoprire sentieri più alti. Mi rammento le calde giornate estive in cui il sole faceva sentire la sua cocente presenza e camminare al riparo degli alberi era l’unica opzione per poterlo fare in un modo gradevole ma, purtroppo, non era sempre possibile. Allora cercavi un piccolo e fugace ristoro rinfrescandoti nelle chiare acque dei minuscoli corsi d’acqua che incontravo nel mio girovagare. Sovente mi capitava di imbattermi, in queste piccole soste, con le mucche che erano al pascolo. Ormai ero cresciuto ma la loro mole mi intimoriva, come da bambino. Erano animali, però, assolutamente placidi e passavo molto tempo ad osservarli, anche se a debita distanza: il loro lento camminare contraddistinto dallo sbatacchiare del campanaccio, il ruminare interminabile, i loro rumorosi muggiti, guardavo tutto quello che facevano. Volevo conoscere il più possibile di quel mondo che il nonno mi aveva insegnato ad amare. L’arrivo dell’autunno, che per molti era un momento triste, trovava in me invece un appassionato estimatore, quei colori caldi (il verde e gli altri colori dell’estate lasciavano spazio al rosso, al giallo e al marrone), la temperatura mite, il cielo sempre azzurro ma un po’ meno luminoso e per questo più godibile, lo scricchiolare di foglie e rami al tuo passaggio, tutto era per me fonte di piacere e mio figlio, guardandomi, se ne rendeva conto nonostante la giovane età. <<Nonno.>> La voce della mia piccola nipotina mi risveglia dai miei dolci ricordi. <<Dimmi, Iris.>> Mi sento rispondere mentre la mia mente ritorna al presente. <<Andiamo a fare l’angioletto?>> Mi chiede speranzosa. So che è uno dei suoi giochi preferiti, quando la neve inizia a ricoprire il terreno le piace sdraiarsi e, muovendo gambe e braccia, lasciare il disegno di un angelo. Lancio una rapida occhiata a mio figlio e a sua moglie e ricevuto un cenno d’assenso. <<Certo. Vai a prepararti.>> Un piccolo grido di gioia riecheggia nel grande salone. A noi adulti sfugge un tenero sorriso nel vedere la sua felicità. <<Anche a me piaceva tanto farlo quando avevo la sua età.>> Mio figlio mi guarda con un lampo di malinconia negli occhi. <<Non si è mai troppo vecchi per fare le cose che amiamo. Vestiti che usciamo.>> Gli dico mentre gli porgo il giaccone. Il sorriso che mi rivolge è lo stesso di quando aveva 6 anni.
Valutazioni Giuria
11 – Ricordi lontani – Valutazione: 19 Gaia: Più che un racconto, un susseguirsi di ricordi… Il testo è poco fluido, appesantito dalla mole di aggettivi spesso ridondanti. Il freddo dell’incipit porta il protagonista, inaspettatamente, a pensare alla bellezza della primavera che amava da bambino: un po’ incoerente… Piacevole la scena finale, con il grazioso quadretto nonno, nipote, figlio riuniti per un gioioso gioco infantile; solo qui il racconto prende corpo, ma è un po’ tardi… Il lessico è talvolta inadeguato (il sentiero che si “dipartiva”…, ad esempio); alcune espressioni errate (“mi capitava di imbattermi CON le mucche”…). Un testo un po’ sbilanciato, non particolarmente ben scritto. Matteo: Ad eccezione della scena finale, piuttosto riuscita, la narrazione risulta fumosa e poco fluida. La spirale dei ricordi non riesce più di tanto ad appassionare il lettore, che invece rischia di perdersi nella sovrabbondanza di immagini. Paola: L’idea che l’amore per luogo abbracci diverse generazioni è bella, ma la resa è meno efficace. Si fatica a seguire lo sviluppo della narrazione, anche per una certa sovrabbondanza di elementi descrittivi che appesantiscono il flusso. Più efficace la conclusione. Pietro: L’idea è chiara e molto interessante ma è sviluppata in modo disordinato. Il «presente» da cui partono tutti i ricordi non è stabile: a volte sembra coincidere con il tempo in cui il narratore parla, altre sembra precederlo. La suddivisone in paragrafi, in un montaggio così veloce, in cui le visioni della montagna fanno da trait d’union tra diversi personaggi e momenti temporali, è fondamentale. Se è assente, il lettore si perde. |