1 – Visioni di Abisso

12 Gen di editor

1 – Visioni di Abisso

Finì per addormentarsi, e iniziò un’avventura incredibile.

Era lì, con i propri occhi, in un mondo lontano. Sentiva odori sconosciuti, il clangore di utensili primitivi, voci che parlavano un idioma strano, … Spaventata? Non poteva ritenersi tale, perchè in qualche modo le pareva di essere nella propria famiglia. Nel suo Clan.

Ed era davvero così. Come riusciva altrimenti a riconoscere in coloro che la circondavano le stesse persone che rendevano speciale la sua vita, nel 2018? Non era il loro aspetto a farglieli sentire vicino, ma qualcosa di più nascosto e oltremodo caratterizzante.

Era disorientata e totalizzata in quella realtà. Abbassò lo sguardo e notò l’abito blu ornato di fitti ricami, non aveva mai visto quelle lavorazioni prima di allora… e allo stesso tempo le erano così famigliari.

Ricordava di essere quella ragazza che si torturava tra conservatorio e lavoro, spesso frustrata da ciò che sembrava un’inarrivabile ricerca della bellezza… Eppure in quel momento lei era anche una donna dall’abito blu, a cui molti portavano rispetto.

Come spesso faceva quando era confusa, lasciò perdere il genere umano e si lasciò catturare dalla natura. Era un tardo pomeriggio assolato, il clima era mite sebbene la stagione fosse estiva. Volse gli occhi intorno a sè: le spalle davano su un timido sentiero che risaliva morbide colline, alla sua destra le propaggini di un bosco rigoglioso che sembrava richiamarla, in fronte una radura dove tante persone erano indaffarate a piantare tende e orpelli sconosciuti, a sinistra … il nulla. Il mondo sembrava terminare alla sua sinistra. E oltre il vuoto si estendeva acqua cristallina.

«L’Abisso» pensò. Cos’era ‘l’abisso’ non lo aveva mai saputo.

La raggiunse una ragazza rubiconda e bellissima, che lei aveva subito identificato nella migliore amica, e la invitò a prendere parte alla festa, quasi delusa di non averla già vista al centro delle danze. Si accorse così di comprendere quel linguaggio lontano: qualche parte di lei era capace di rispondere, e in breve stavano correndo verso il gioioso banchetto.

Era tutto remoto, ma più il tempo passava più la ragazza si sentiva a casa. Quel Clan appariva molto più divertente e appassionato alla vita rispetto a tante delle persone con cui interagiva nel fumoso ventunesimo secolo.

Fu in quel momento che notò anche un uomo bellissimo, davvero affascinante a prescindere dai canoni estetici dell’epoca. Lui la guardava come se lei fosse il suo sole. Tutti li guardavano come se la loro gioia fosse la felicità del Clan.

Era terribilmente felice, tanto che dentro lei una piccola macchia nera risaltava. Era tutto troppo veloce. Si ritirò garbatamente e si stese in una tenda un po’ appartata. Chissà se si sarebbe risvegliata ai ‘giorni nostri’? Quali erano i ‘suoi giorni’ a quel punto? Se avesse potuto scegliere, vista l’enorme curiosità, sarebbe rimasta lì col Clan ancora. Chiuse gli occhi e lasciò che il suo destino facesse il proprio corso.

Era notte, sentiva l’infrangersi delle onde sulle rocce e un vento gelido sul viso sudato. La paura e la vergogna nel cuore, intimate da un uomo alto e minaccioso che riusciva a risvegliare anche una sorta di perverso anelito sensuale. Lui era malvagio e la disprezzava. I propri piedi a un passo dall’abisso, le profondità spaventose che la notte faceva solo intuire… poi il salto nel vuoto.

Si risvegliò di colpo terrorizzata. Davanti ai suoi occhi ancora la tenda e l’amica che l’aveva seguita. Lei sapeva. Vedeva quello sgomento e sembrava capire.

«C’è una profezia, questa è la volontà degli Dei.» Si limitò a dire in una trasparenza disarmante.

Sapeva che sarebbe dovuta partire ed incontrare quell’uomo, un druido. Ma più di lui, doveva incontrare il suo destino.

Un fato che, come la bacchetta del Dio Hermes, si sarebbe compiuto cingendo intorno a sè tanto la vita moderna quanto quella remota. Un caduceo che manifestava un equilibrio talvolta comprensibile solo agli Dei.

Quella donna sono io. Per tre mesi i miei sogni sono appartenuti al mondo celtico e ciò che ne ho dedotto, in forma romanzo onirico e di opera rock, è fruibile a chiunque tramite il nome: “Oltre l’Abisso”.


Valutazioni Giuria

1 – Visioni di Abisso – Valutazione: 20

Giud.1:
Il testo è scritto in modo originale, chiaro e con un linguaggio ricco e rende bene l’idea del frammentario nella narrazione dove alterna il desiderio di vivere a pieno un sogno e la possibilità di doversi risvegliare e farsi delle domande.

Giud.2:
Testo originale, vocabolario molto ricco . La frammentazione del racconto mi ha reso difficile seguire il filo del discorso.

Giud.3:
Ho apprezzato l’idea del riconoscere le persone del clan a prescindere dall’aspetto fisico nella dimensione onirica, ma la trama mi appare inconcludente e gli aggettivi speso forzati.

Giud.4:
La sintassi discutibile, rende faticosa la lettura. Alcuni errori “Dio Herme”, gli “Dei”, “non era il loro aspetto a farglieli sentire vicino”, sono penalizzanti. Il finale dovrebbe essere la logica conclusione del racconto, invece non rivela, ma spiega. La ricercatezza dei termini, se non gestita, diventa azzardo, con risultati poco felici: “rubiconda e bellissima”, “disorientata e totalizzata”, “oltremodo caratterizzante”, “trasparenza disarmante”. Buona la fantasia ed apprezzato lo sforzo di originalità.