1 – Eterne generazioni

6 Dic di editor

1 – Eterne generazioni


Ora lo so: non è sempre vero che le scelte più sagge le compie chi ha i capelli bianchi, anzi, evidentemente l’età rende matti anche i migliori.

Vi faccio un esempio: mio padre.

Mio padre è letteralmente mitico. È un grande druido. Forse è meglio dire “era”.

Sì, perché dopo una vita di sacrifici, tramite i quali ha raggiunto l’apice della conoscenza e del potere, proprio mentre poteva restare assiso sul trono della saggezza… ha buttato tutto all’aria.

Ha rinunciato a tutto ciò che è sempre stato, ciò per cui era nato.

Tutte le volte che lo vedo in meditazione di fianco al ruscello osservo i lunghi capelli bianchi e il suo portamento nobile e penso che la vita è proprio uno scherzo di pessimo gusto.

Io, sua erede, unica figlia, merito quanto lui la gloria, mentre, come tutti gli Dei caduti, resto reietta ed esiliata, un pericolo temuto e allontanato anziché un’onorata paladina divina.

Gliel’ho detto mille volte, altrettante ho chiesto di partire insieme, alla riconquista di ciò che ci appartiene da sempre. So che da giovane sarebbe stato il primo ad aggrapparsi al bastone del potere, ma ora… ora mi scruta con quegli occhi grigi, che hanno guardato dentro gli Abissi, e risponde: “Perché farlo? Io ho tutto ciò che desidero.”

Mi viene un nervoso… Quei suoi capelli bianchi non lo faranno redimere finché gli adorneranno il capo, come un soffice e liscio velo.

Come si può non desiderare più altro? Ogni cima guadagnata è base per la scalata successiva, mentre lui… lui ha deciso che gli basterà questo panorama per il resto della vita. È incomprensibile per me, qualunque meraviglia abbia raggiunto.

Ma ve lo dirò, ciò che lo ha spogliato dell’anima da combattente è stata la malattia, il malanno più grave in cui l’uomo può incappare: l’Amore.

Io cerco di aprire i suoi occhi: quella vecchiarella che gli prepara un mesto pranzo non merita la sua rinuncia alla grandezza. Hanno avuto una lunga storia d’amore, ormai l’ha conosciuta, ha visitato tutti i luoghi dove poteva portarlo… È il momento di rinsavire.

E invece no, come assuefatto ogni giorno vuole una dose maggiore di lei. Ogni parola stimola il suo massimo interesse, ogni sorriso spalanca intimi e ardenti ricordi.

Padre, padre, perché mi hai abbandonata?

Lo adoro, ma questa anzianità che l’ha rattrappito nella volontà mi disgusta; talvolta lo detesto. Bastava un suo sguardo per fermare un esercito, ed ora neanche una pecora arretra davanti a lui.

I vecchi: stanchi della vita, fanno di tutto per non scegliere. Si accontentano piuttosto che mettersi in gioco per i loro ideali.

“Non cambiare è una scelta. L’amore è ogni istante una decisione. Mi sono dovuti venire i capelli bianchi per trovarlo e ora che l’ho assaporato, ora che ho visto tanto di tutto ciò che la vita può darmi, io penso che nulla sia altrettanto ricco.

Tu sei giovane e vuoi il rosso rumore, cerchi le conferme degli altri, la loro approvazione, perfino la devozione. Ma il potere che desideri ti ghermirà, e ne sarai schiava, perché esisterai in relazione agli altri. Guidare un popolo significa votarsi a lui. Io ho dato tanto, prosciugandomi. Nessuno poteva curarmi. Avevo potere su tutti, ma non su me stesso. Tutto questo non è gloria, ma distrazione.

L’amore è il vero atto di coraggio. La più alta forma d’insubordinazione. Lo spogliarsi di sé per l’altro la conquista più ardita. Un cammino alla pari, dove ogni giorno affronti la tua limitatezza di uomo.

Nel silenzio c’è ogni suono, come nel bianco ogni colore, e nell’amore io vivo ogni emozione.

Un giorno avrai i capelli bianchi anche tu e ricorderai le mie parole: la vita si misura in emozioni. Il valore di un’esistenza è l’ammontare di Amore in essa contenuta. Ti amo, figlia mia.”


3 Commenti

  1. Il racconto è ben scritto. Nella prima parte la precisione con cui viene scandita la narrazione rende la voce narrante molto credibile. L’ultima parte (il discorso diretto del padre) è invece a mio avviso estranea al testo: più che far progredire la storia, ne dà la morale.
    Occhio alla definizione dell’universo narrativo. I ruoli dei personaggi e le loro relazioni sono comprensibili, ma leggendo è molto faticoso cercare di mettere a fuoco (senza successo, per quanto mi riguarda) tempo e luogo dell’azione. Il riferimento ai druidi sembra portare in una direzione, quello agli dei caduti in un’altra, la citazione evangelica complica ulteriormente le cose. Un po’ disorientante.

  2. Ora lo so: chi ha i capelli bianchi è spesso capace di rileggere la vita con una saggezza unica. Credo dovrebbe essere così l’incipit di questo racconto. L’irruenza della figlia è quasi forzata e spingere il padre verso nuove glorie sembra più che risponda alla sua esigenza di non affrontarle da sola.
    La figura dell’uomo è solida e ben tratteggiata.
    Lo stile è piuttosto fluido, ci sono alcune imprecisioni soprattutto nella punteggiatura

  3. Un contenuto interessante, ben trattato. Il punto di vista della giovane dea che occupa buona parte del racconto e che si snoda secondo argomentazioni a prima vista condivisibili, viene pacatamente (e… saggiamente!) capovolto dalle parole del vecchio padre. E così viene sapientemente smentito anche l’assunto espresso nell’incipit: una buona strategia narrativa. Il racconto è scorrevole. Il linguaggio è equilibrato e corretto, anche se a volte scivola in espressioni troppo colloquiali che hanno qualcosa di stonato rispetto al contesto (“mi viene un nervoso…”, ad esempio).

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